Armando Del Re ha 28 anni, è del 1990. Il fratello, Antonio ne ha compiuti 18 a gennaio di quest'anno. Entrambi da venerdì 10 maggio 2019 entrano nel girone delle indagini per articolo 416 bis 1 del codice di procedura penale, quello che persegue l'associazione di tipo mafioso. Insomma, i due fratelli sono indagati come camorristi. Armando è ritenuto il killer che sparando all'impazzata in piazza Nazionale ha ferito gravemente la piccola Noemi, la nonna Imma nonché il suo reale obiettivo, Salvatore Nurcaro. Antonio Del Re invece avrebbe «partecipato all'ideazione del delitto, condividendone le finalità e svolgendo determinate funzioni di supporto dell'aggressione armata e di protezione della stessa dai rischi di controllo ed intervento dell'Autorità, nonché agevolato la fuga dell'esecutore materiale».
Il procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo subito dopo il fermo dei fratelli era stato molto chiaro: «Modalità camorristiche». E la procura di Napoli ha lavorato su questa linea senza farsi distogliere: per la modalità, la cieca e folle volontà di uccidere ma al tempo stesso la lucida determinazione nel trovare una fuga e tentare di prendere il largo, i due fratelli arrestati ragionavano come elementi di una criminalità organizzata che a Napoli abbiamo imparato da tempo a conoscere e temere. Gico della Guardia di Finanza, Squadra Mobile della Polizia di Napoli, Raggruppamento operativo dei carabinieri del capoluogo partenopeo in questi sette difficili giorni hanno «delineato i collegamenti fra Nurcaro, i Del Re e i contesti di criminalità organizzata». Del Re è un cognome che pesa: il capofamiglia Vincenzo, alias ‘a pacchiana, è un narcotrafficante legato al clan Di Lauro, attualmente detenuto a Siena. Accertamenti di polizia giudiziaria, interrogatori, videoriprese, sequestri, analisi di targhe e ovviamente intercettazioni ambientali e telefoniche hanno fatto il resto: quando Fanpage.it pubblicava la notizia dell'individuazione del killer la Procura di Napoli aveva già un quadro ben chiaro.
Per i delitti punibili con pena diversa dall'ergastolo commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'articolo 416 bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, la pena è aumentata da un terzo alla metà. Il decreto di fermo siglato dai pm Gloria Sanseverino, Antonella Fratello e Simona Rossi, dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal procuratore capo Melillo, quattro pagine in tutto, è pesante come un macigno. Già domani ci saranno le udienze di convalida dei due fermi avvenuti Nola e Siena.