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Omicidio Vincenzo Ruggiero: gli aggiornamenti

Omicidio Ruggiero, il complice di Guarente: “Prendi la calibro 7.65, è meglio per uccidere”

“Non prenderti la calibro 22 – gli avrebbe consigliato il complice – Ma prenditi questa 7.65, è meglio per uccidere”. Dopo l’omicidio, Guarente avrebbe poi restituito l’arma per disfarsene.
A cura di Gaia Bozza
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È stato arrestato il presunto complice di Ciro Guarente, il 35enne che ha ammazzato, fatto a pezzi e sciolto nell'acido Vincenzo Ruggiero, amico della compagna Heven che lui considerava suo rivale in amore. È un uomo di 52 anni, cui vengono contestati i reati di concorso in omicidio, detenzione, porto e cessione abusiva di armi. I carabinieri lo hanno fermato tre giorni fa ma la notizia è stata resa nota ieri, dopo che il Gip del tribunale di Napoli Nord ha convalidato il fermo disposto dalla Procura guidata da Francesco Greco, emettendo ordinanza di custodia cautelare in carcere. Pluripregiudicato, pusher (ma non legato alla criminalità organizzata) di Ponticelli, l'uomo avrebbe fornito a Guarente l'arma utilizzata per il delitto, nella consapevolezza dell'utilizzo che doveva farne, cioè commettere l'omicidio.

Guarente gli avrebbe detto: "Devo ammazzare uno, mi serve una pistola" e lui gli avrebbe procurato l'arma e addirittura avrebbero discusso sul calibro: "Non prenderti la calibro 22 – gli avrebbe consigliato il complice – Ma prenditi questa 7.65, è meglio per uccidere". Dopo l'omicidio, Guarente avrebbe poi restituito l'arma per disfarsene. L'inchiesta, diretta dalla Procura di Napoli Nord e condotta dai Carabinieri di Aversa coordinati dal Maggiore Antonio Forte e dal Tenente Flavio Annunziata, è arrivata al presunto complice analizzando e scandagliato i contatti telefonici di Guarente. Proprio nei giorni precedenti e successivi all'omicidio c'era una intensificazione di contatti con questo soggetto, sempre più frequenti. Dopo circa 12 ore di interrogatorio è crollato. Non è appartenente alla camorra ma è un pusher pluripregiudicato, la pistola era sicuramente arma clandestina. Potrebbe essere stato un intermediario oppure potrebbe averla lui stesso, adesso gli inquirenti stanno facendo accertamenti uno dietro l'altro per ricostruire la dinamica, che ora è molto più chiara.

Vincenzo sarebbe stato trattenuto dal killer a casa di Heven, poi Guarente gli avrebbe sparato, chiuso in un sacco non si sa se agonizzante o morto, poi portato a Ponticelli e sezionato, murato, cosparso di acido. I Carabinieri stanno intanto continuando le indagini a tutto spiano, ascoltando numerose persone per appurare se vi sia un complice anche nella fase dell'occultamento del cadavere. Stanno cercando di ricostruire nei dettagli ciò che è accaduto sotto al garage, infatti ieri vi sono stati nuovi rilievi con un antropologo forense per cercare di scoprire altri dettagli.

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