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Operaio licenziato dalla Fiat si incatena sotto casa di Di Maio e si cosparge di benzina

Uno dei cinque operai licenziati dalla Fiat per aver inscenato il funerale dell’ad Sergio Marchionne, nel 2014, dopo aver appreso la notizia si è incatenato alla casa del vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, a Pomigliano d’Arco, nella provincia di Napoli, cospargendosi il corpo di benzina e minacciando di darsi fuoco.
A cura di Valerio Papadia
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Mimmo Mignano
Mimmo Mignano

Protesta choc a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, dove uno dei cinque operai del locale stabilimento Fiat che nel 2014 inscenarono il funerale dell'amministratore delegato Sergio Marchionne, per i quali la Corte di Cassazione ha oggi confermato il licenziamento, si è incatenato sotto la casa del Ministro del Lavoro, vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. Si tratta di Mimmo Mignano, sindacalista e leader di tante battaglie, che si è cosparso la testa con una tanica di benzina, minacciando di darsi fuoco. Già nel 2016, dopo la prima sentenza di licenziamento, Mignano era salito su una delle ciminiere dell'ex Italsider di Bagnoli per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda.

L'operaio, in compagnia di un altro dei colleghi licenziati, ha chiesto a gran voce l'intercessione di Luigi Di Maio. Mignano è stato bloccato dalle forze dell'ordine e affidato alle cure dei sanitari. Una vicenda travagliata quella dei cinque operai Fiat. Subito dopo i fatti, avvenuti durante un sit-in contro la cassa integrazione nel 2014, i cinque furono licenziati. La Corte d'Appello, poi, decise per il reintegro degli operai, che però quest'oggi la Suprema Corte di Cassazione ha definitivamente licenziato.

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