
Il Comune di Napoli condannato dal Tar a pagare 100mila euro per i lavori di messa in sicurezza del Ponte di Chiaia nel 2015 e la costruzione del ponteggio protettivo, poco prima del restauro avvenuto col progetto Monumentando. Il Tribunale ha anche nominato il Prefetto di Napoli commissario ad acta per il pagamento. Il 16 luglio 2015, infatti, un pezzo di cornicione si staccò dal Ponte di Chiaia franando al suolo. Palazzo San Giacomo affidò i lavori di somma urgenza per eliminare il pericolo alla Costruzioni Meridionali Srl, una società di Casoria, che in meno di un mese (tra il 17 luglio e il 13 agosto successivo) spicconò i cornicioni, installò i ponteggi e i tubi innocenti.
Poco dopo il Comune affidò tutto il cantiere, compreso il ponteggio già montato dalla Costruzioni Meridionali, alla Uno Outdoor, la società di Monumentando incaricata di fare il restauro tramite sponsorizzazione. Il restyling-lumaca sarebbe durato 2 anni, durante i quali sul ponteggio furono installati i teloni pubblicitari. Così, mentre il tempo passava, la nuova società incassava dagli sponsor le pubblicità, mentre la vecchia ditta che aveva fatto la messa in sicurezza e costruito il ponteggio avviava il ricorso al Comune per essere pagata.
Il Comune condannato due volte
Ma il Municipio non ha mai pagato la prima società, che ha fatto causa e l'ha vinta. Il 6 luglio 2017 il Tribunale di Napoli X Sezione Civile ha condannato il Comune, con decreto ingiuntivo, a versare 87.553,40 euro, più gli interessi per i lavori di messa in sicurezza del Ponte di Chiaia, oltre a 1.750 euro per il compenso professionale e 406,50 euro per Iva e rimborso del contributo unificato, più altri 2mila euro di spese di giudizio. Ma neanche allora il Comune ha saldato il debito. E sono passati altri 2 anni. La società l'anno scorso ha fatto ricorso al Tar per sollecitare il pagamento. E a metà maggio 2019 il tribunale amministrativo ha condannato nuovamente il Municipio, dando 5 mesi di tempo per pagare e nominando il commissario ad acta. Solo il 13 agosto scorso, a distanza di 4 anni dalla fine dei lavori di messa in sicurezza, la giunta ha accettato la sentenza, con un parere favorevole dell'avvocatura che non ha trovato elementi per fare appello.
Il restyling-lumaca e le polemiche su Monumentando
Insomma, una storia lunghissima quella dei lavori del Ponte di Chiaia, che si intreccia con le polemiche legate al progetto Monumentando e ai ritardi biblici del restyling. Nell'estate del 2015, dopo il crollo dei calcinacci, il Comune decise di accelerare i tempi e, subito dopo la messa in sicurezza eseguita dalla Costruzioni Meridionali, affidò il cantiere alla Uno Outdoor , consentendo l'utilizzo del ponteggio esistente, sul quale furono affissi i cartelloni pubblicitari previsti da Monumentando, che dovevano servire appunto a finanziare l'intervento. I lavori di restauro, però, non iniziarono subito. Dopo le proteste dei commercianti che avevano avuto i negozi transennati dal ponteggio, l'impalcatura fu modificata creando due corridoi. Fu necessaria però una variante, che dovette essere riapprovata dalla Soprintendenza.
Il ponte di Chiaia riaperto due anni fa
Il capitolato di Monumentando prevedeva 11 mesi per il restauro del ponte (3 di progettazione e 8 di lavori). L'avvio ufficiale dell'affidamento alla Uno Outdoor partì il 3 novembre con la firma del verbale per la progettazione esecutiva, anche questa poi da sottoporre alla Soprintendenza, che diede l'ok tra febbraio e marzo 2016. Il Ponte di Chiaia, quindi, sarebbe dovuto essere finito entro dicembre 2016, ma il restyling iniziò solo a luglio di quell'anno. La struttura è stata poi restituita alla città, libera da imbracature e completamente restaurata, il 25 luglio 2017. Gli uffici comunali hanno messo in liquidazione la fattura da 87mila euro alla Costruzioni Meridionali lo scorso giugno, mentre mancano ancora all'appello gli interessi e le altre spese.
