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Rassegnatevi: nessuno ha oscurato le Universiadi a Napoli, città ossessionata dal calcio

La Rai ha coperto in maniera egregia le Universiadi di Napoli: chi grida al complotto contro la città dovrebbe rassegnarsi. Piuttosto i partenopei devono iniziare a combattere affinché le palestre, le piscine e le piste d’atletica aperte grazie all’evento sportivo restino utilizzabili dai tanti che vogliono praticare uno sport diverso dall’onnipresente calcio.
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Quanta piccineria c'è nel solito lamentoso "difendi la città" che stavolta punta l'indice sulla tv di Stato. "Paghiamo il canone!" e quindi vogliono deciderne il palinsesto, al pari di certi politici d'ogni tempo, orientamento e sigla. Dunque secondo qualcuno che ieri è insorto a mezzo social newtork la Rai avrebbe dovuto trasmettere in diretta non solo la cerimonia d'apertura, ma anche quella di chiusura delle Universiadi partenopee. Ma si può?  Dal 3 al 14 luglio sono stati decine i servizi mandati in onda dalle reti della tv di Stato; non abbiamo visto altrettanto nelle emittenti private: Sky e Mediaset hanno snobbato l'evento che notoriamente non ha mercato, non è minimamente paragonabile alle Olimpiadi o al mondiali per discipline sportive. Il motivo è unico e solo: non ci sono i grandi campioni. Sono gare universitarie di buon livello ma non hanno mercato pubblicitario che le sostenga. Detto ciò la Rai, in ottemperanza alla missione culturale e sociale che la contraddistingue, ha trasmesso gare, cerimonie e assicurato finestre informative. Cosa si voleva di più?

Si voleva la cerimonia finale in diretta tv. Che non ha la solennità di una apertura, che prevedeva 10 minuti di musica dance ‘a palla' , che era pensata per il pubblico del San Paolo e per gli atleti. Che è stata comunque trasmessa in diretta streaming sul sito della Fisu e su molte emittenti locali campane (dunque i napoletani di cosa si lamentano?).  Forse andava resa più ‘appetibile' alla tv, questa chiusura, forse semplicemente occorreva ammettere che non si può avere tutto e occorre contentarsi del tanto che si è avuto.

Piuttosto i miei concittadini napoletani con la fisima del complotto dovrebbero rendersi conto che questa città onora dal punto di vista mediatico (come del resto tutta l'Italia) soltanto il calcio. Occorrerebbe, da napoletani, chiedere anzi pretendere che piscine e palestre restino aperte e funzionanti anche dopo le Universiadi. Ci sono tanti atleti, tanti ginnasti, tanti schermidori, tanti corridori che non hanno un posto in cui allenarsi e condividere la propria passione, a Napoli e nel resto della Campania. Anziché piagnucolare un ridicolo "difendi la città" vigiliamo affinché le strutture sportive restino aperte.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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