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Regione Campania, tremano comandati e distaccati: ‘premi’ illegittimi, andranno restituiti

Tremano dipendenti, comandati e distaccati della Regione Campania. La Corte Costituzionale ha cancellato con colpo di spugna i “premi a pioggia”, bonus fino a 12.500 euro all’anno assegnati solo sulla presenza e non sulla produttività. Significa che chi li ha percepiti li dovrà restituirli. Il 17 luglio l’udienza alla Corte dei Conti.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Tremano dipendenti, comandati e distaccati del consiglio regionale della Campania. Cancellate con un colpo di spugna le indennità aggiuntive allo stipendio da una sentenza della Corte Costituzionale emessa a giugno che le aveva considerate illegittime, adesso il rischio è di dover restituire tutte le somme percepite e non ancora andate in prescrizione. Premi a pioggia, fino a 12mila euro all'anno, erogati fin dal 2002-2003 solo sulla base della presenza e non legati alla produttività.

La Regione, incalzata dalla Corte dei Conti, lo scorso anno si era difesa sostenendo che anche se la norma poteva essere in odore di illegittimità, essendo ancora in vigore, andava applicata. La Corte dei Conti si è rivolta alla Consulta. Il 30 maggio scorso, poi, con la legge numero 6, l'ente guidato da Vincenzo De Luca ha abrogata la norma. Ma questo non risolve il problema, perché la sentenza della Corte Costituzionale ha efficacia retroattiva. Palazzo Santa Lucia, quindi, potrebbe essere chiamato lo stesso a recuperare i soldi spesi in più per il periodo non andato in prescrizione, ossia gli ultimi 5 anni. Una cifra che potrebbe ammontare a decine di milioni di euro.

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L'udienza della Corte dei Conti

La decisione finale e l'eventuale quantificazione della somma si conoscerà solo il 17 luglio prossimo, quando si terrà l'udienza della Sezione di Controllo della Corte dei Conti della Campania per emettere la "coda" di sentenza sulla parifica dei bilanci 2015-2016. L'anno scorso, infatti, proprio la parte del giudizio di parifica relativa alle indennità dei distaccati fu lasciata in sospeso dalla magistratura contabile che vi sollevò la questione di incostituzionalità. Una volta chiusa anche quest'ultima tranche, il passo successivo, poi, sarà cominciare la parifica dei bilanci 2017-2018.

Regione Campania, il retroscena

La Corte Costituzionale, il 19 giugno scorso, ha accolto il ricorso della Sezione di Controllo della Corte dei Conti della Campania, oggi presieduta da Fulvio Maria Longavita, dichiarando illegittimi alcuni articoli delle leggi regionali del 2002 e del 2003 che avevano istituito il salario accessorio: un bonus aggiuntivo allo stipendio, fino a 12.500 euro all'anno a testa, per una spesa di circa 6 milioni l'anno per circa 300 tra dipendenti, distaccati e comandati. La contrattazione sul salario accessorio, secondo la Consulta, non era di competenza di Palazzo Santa Lucia, ma dello Stato.

Le due leggi regionali incostituzionali

Nella sentenza 146 del 19 giugno scorso, la Corte Costituzionale – Giorgio Lattanzi, presidente, Silvana Sciarra, relatore– ha giudicato illegittima la legge approvata dalla Regione Campania successivamente all’approvazione del Titolo V della Costituzione che istituiva fondi per finanziare le indennità da versare al personale comandato o distaccato in servizio presso le strutture politiche, in ragione della necessità di far fronte ai processi di riforma richiesti dalla modifica costituzionale.

Si tratta nello specifico, degli articoli 2 della legge regionale 20 del 2002 e dell'articolo 1 comma 1 della legge regionale 25 del 2003. Con la prima, veniva istituito un fondo (Fondo “Legge 20”) per finanziare le indennità da versare al personale comandato o distaccato, in servizio presso le strutture politiche (uffici a diretta collaborazione e supporto dei Presidenti di Commissioni, dei membri dell’Ufficio di Presidenza e dei gruppi consiliari).

Con la seconda, un ulteriore fondo (Fondo “Legge 25”) per il personale in servizio presso le strutture organizzative del Consiglio regionale, una sorta di indennità di importo fisso e predeterminato per ciascuna categoria di personale, al fine di «assegnare risorse per l’assistenza agli organi istituzionali per l’incremento dell’attività anche legata ai processi di riforma in atto consequenziali alle modifiche del titolo V della Costituzione – parte II che hanno attribuito alle Regioni nuove potestà amministrative e legislative».

Entrambe le leggi erano finite nel mirino della Sezione di Controllo della Corte dei Conti della Campania, impegnata nell'analisi dei rendiconti di bilancio 2015 e 2016, che l'8 ottobre scorso, ha deciso di sollevare, appunto, l'eccezione di costituzionalità.

Nel 2013 la Corte dei Conti si occupò delle indennità

La questione era stata affrontata dalla Corte dei Conti già con la parifica del bilancio 2013. Nella relazione allegata, ci si interrogava sulla “compatibilità dei fondi “Legge 20” e “Legge 25” con il vigente sistema delle fonti del trattamento economico dei dipendenti pubblici” e si affermava "l’urgenza di immediati provvedimenti correttivi, di carattere legislativo, volti ad eliminare, anche a fini recuperatori, le indennità erogate ai sensi delle richiamate leggi".

Critica anche la Procura della Corte dei Conti

In occasione al giudizio di parificazione dei rendiconti regionali 2015 e 2016, anche il Procuratore regionale della Corte dei Conti, Michele Oricchio, aveva espresso “forti perplessità sulla competenza del legislatore regionale a dettare una simile disciplina. Slegata da ogni riferimento concreto a parametri oggettivamente verificabili di attività e di risultato, essa avrebbe finito per configurarsi come un’irragionevole forma di aumento retributivo per tutti i dipendenti assegnati alle strutture politiche del Consiglio regionale”.

Pertanto, la Procura regionale aveva demandato alla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti la valutazione circa l’opportunità di sollevare, d’ufficio, in via incidentale, la questione di legittimità della normativa regionale. Secondo la Sezione di controllo il finanziamento dei due fondi è “tale da causare un inutile dispendio di risorse attraverso una loro distribuzione «a pioggia».

La Regione ha cercato di risolvere il problema

La Regione aveva cercato di risolvere la situazione, prima con un accordo sindacale siglato il 12 febbraio 2015, poi con un successivo del 16 marzo 2016, ma senza incidere sui difetti delle due leggi del 2002 e 2003 che sono in contrasto con la norma statale. Quest'ultima, infatti, prevede che “il parametro principale da assumere per la ripartizione degli incentivi non deve essere quello della semplice presenza in servizio, ma il valore aggiunto connesso al lavoro svolto o la presenza di un elemento di innovazione rispetto agli standard ordinari”. Poi ha abrogato le due leggi lo scorso maggio.

Ma secondo la Corte dei Conti, “l’istituzione e l’assegnazione di fondi aggiuntivi da parte della Regione in tale materia, costituiti e alimentati fuori dalle fonti normative costituzionalmente prescritte (legge statale, che demanda ai contratti collettivi nazionali di comparto), avrebbe riflessi negativi sugli equilibri complessivi della finanza pubblica e sulla sostenibilità del debito, di cui lo Stato è garante e custode”.

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Giornalista professionista dal 2016, per Fanpage.it segue la cronaca di Napoli, con particolare riferimento ai settori politica, istituzioni, trasporti, Sanità, economia. Ha collaborato in passato con i quotidiani “Il Mattino”, “Roma”, “Il Fatto quotidiano.it” e con l'agenzia di stampa Italpress. Nel 2014 ha vinto il Primo Premio al Premio di Giornalismo “Francesco Landolfo”. Per l'attività giornalistica svolta è stato ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche (tra le quali Agorà, RaiRadio2, TgCom24, Radio Kiss Kiss Napoli, Radio Marte, Radio Amore Napoli, Canale 8). Moderatore di convegni e dibattiti pubblici per Provveditorato per le Opere Pubbliche della Campania e Molise, Banca Fideuram – Intesa Sanpaolo, Eurispes. Ha svolto attività di ricerca scientifica di carattere storico-economico. È autore dei saggi pubblicati su Meridione, Sud e Nord del Mondo: "La ristrutturazione industriale negli anni ’70 del Novecento. I salvataggi Gepi di imprese campane" (Esi, 2013), "Espansione e sviluppo dell’industria aerospaziale campana negli anni ’70 del Novecento" (Esi, 2013), e "Pensiero meridiano e politiche europee per il Mediterraneo" (Esi, 2010).
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