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Rione Sanità, un’associazione alla memoria di Genny Cesarano vittima innocente di camorra

Un’associazione in memoria di Genny Cesarano, giovane vittima innocente di camorra, ucciso per errore nel settembre 2005. L’iniziativa nel Rione Sanità. Per la sua morte, quattro persone sono state condannate all’ergastolo in primo grado. Sedici anni al boss considerato il mandante del commando, che sbagliò bersagli sparando verso un gruppo di ragazzi innocenti.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Un'iniziativa per ricordare Genny Cesarano, giovane vittima innocente di camorra. E' quella organizzata per venerdì 3 maggio, alle 10.30, presso la chiesa di San Severo alla Sanità, alla presenza del padre del giovane, Tonino Cesarano, dei familiari di altre vittime innocenti di camorra e di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Un evento al quale seguirà alle 13 il ricordo di Genny Cesarano davanti alla statua da lui dedicata e la costituzione di un'associazione a lui dedicata. "Un momento di incontro e di memoria collettiva", fa sapere Libera Campania in una nota, "dedicato a Genny Cesarano e a tutte le vittime innocenti di camorra, per costruire percorsi di consapevolezza e impegno comune nei nostri territori, insieme a parrocchie e scuole".

La morte di Genny Cesarano avvenne il 5 settembre del 2015, dopo un'ennesima stesa da parte di un gruppo di persone legate al boss Pierino Esposito della Sanità nel quartiere di Lo Russo. Decisiva, per la ricostruzione dei fatti, la testimonianza dell'ex-boss di Miano: il giorno dopo la stesa avvenne la vendetta, con otto persone che su quattro scooter partirono pistola in pugno alla volta della Sanità. Furono sparati ventiquattro colpi verso un gruppo di persone: l'obiettivo è proprio Pierino Esposito, il boss della Sanità, ma il commando spara invece alle persone sbagliate. A cadere è così il solo diciassettenne Genny Cesarano, che si trovava in piazza con gli amici, salvi per miracolo. Per il commando i giudici hanno chiesto l'ergastolo: sono Luigi Cutarelli, Antonio Buono, Mariano La Torre e Ciro Perfetto. Una quinta persona, Vincenzo Di Napoli, non è stato coinvolto nel processo solo perché ucciso in un altro agguato il 9 dicembre 2015, tre mesi dopo la morte di Genny. In primo grado, furono tutti condannati all'ergastolo, mentre il boss Carlo Lo Russo, considerato il mandante, fu condannato a sedici anni.

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