Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il bilancio, col rischio di un aumento del disavanzo di oltre un miliardo di euro, il Comune di Napoli corre ai ripari: bloccati in via prudenziale “tutti gli atti che comportano aumenti di spesa”. Tra i primi a farne le spese gli Lsu recentemente assunti da Palazzo San Giacomo, per i quali è stata sospesa la delibera che prevedeva l'aumento delle ore settimanali da 30 a 36, coperto dall'integrazione del Comune. Intanto, il sindaco Luigi de Magistris e il direttore generale Attilio Auricchio stanno lavorando per un'interlocuzione con il Parlamento per risolvere la situazione, dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge nazionale sulle anticipazioni di liquidità introdotta nel 2015. Il Salva-Napoli bis potrebbe arrivare attraverso un decreto per gli Enti Locali. L'alternativa, in caso di esito negativo, potrebbe essere un dissesto guidato.
Cosa succede adesso? "Disavanzo aumenta di un miliardo"
Il Comune, hanno spiegato i tecnici in commissione Bilancio, dovrà riscrivere separatamente all'interno dei bilanci, probabilmente a partire dal rendiconto 2019, circa 1 miliardo e 140 milioni di euro relativi al Fondo Anticipazione Liquidità, finora accantonati nel Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE), un fondo che nel 2018 ammonta a circa 1,9 miliardi di euro, pari al 90% dei residui attivi, cioè dei crediti del Comune non riscossi, relativi al Titolo I e III, oggetto di svalutazione. “L'effetto – concludono – è che ci sarà un peggioramento del risultato di amministrazione”. In pratica, il disavanzo del Comune aumenterà di oltre un miliardo di euro. Contemporaneamente, bisognerà aspettare la decisione delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, che l'anno scorso aveva sospeso la propria delibera proprio nell'attesa del parere della Consulta sulla norma.
L'assessore Panini: “Stiamo lavorando con il Parlamento”
“Il Parlamento deve intervenire – commenta il vicesindaco e assessore al Bilancio Enrico Panini – La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima una interpretazione autentica. Significa che c'è un conflitto interpretativo sull'applicazione di una norma varata dallo Stato nel 2015. Si è prodotto un vuoto di carattere legislativo. Il Comune sta lavorando perché ci sia una norma del Parlamento che sostituisca la norma e dia indicazioni su come considerare il FAL. Sono tanti i Comuni in difficoltà. Chiederemo la riammissione in giudizio perché occorre che la Corte dei Conti Sezioni Riunite si pronunci sul contenzioso tra il Comune e la Sezione della Campania della Corte dei Conti”.
Il Comune: “Nel 2012 la Corte dei Conti dispose il dissesto”
Panini poi sottolinea l'origine del disavanzo ereditato. “Quando ci siamo insediati – dice il vicesindaco – la Corte dei Conti, sul bilancio 2010, in un'altra situazione politica, dichiarò il Comune di Napoli fallito e invitò la Prefettura a nominare il commissario. Era il 2012. Nell'agosto di quell'anno prese piede quello che è stato chiamato erroneamente il Salva Napoli, che poi è diventato il pre-dissesto. Nel 2015 è stato modificato radicalmente il regime di contabilità pubblica e sono stati definiti dei fondi per vincolare la spesa degli Enti Locali".
Per Matteo Brambilla, consigliere comunale M5S, “Come recupererà il Comune un ulteriore miliardo di disavanzo? Il M5S sta conducendo una battaglia di solidarietà tra i Comuni per dare le risorse a tutela dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), ma il caso Napoli è diverso, il piano di rientro è stato censurato più volte dalla Corte dei Conti, e si rischia il dissesto guidato”. Per Roberta Giova (La Città), “Sulle riscossioni si è fatto poco. Spesso il Comune non impugna gli avvisi perché il credito è prescritto o l'ufficio non è in grado di fornire la prova dell'emissione degli atti interruttivi o perché non si costituisce in giudizio. Cosa farete?”.
Nodo riscossioni, Panini: “Non siamo inefficienti”
“Infine – prosegue Panini – non bisogna dimenticare che il reddito medio di un napoletano è un terzo di un cittadino milanese. È evidente che a Napoli è nel Mezzogiorno ci sono percentuali di non riscossione particolarmente elevate. Ma noi non siamo inefficienti. Emettiamo gli avvisi di pagamento, l'anno scorso, entro l'anno. Tra i peggiori pagatori di grandi importi a Napoli ci sono soprattutto le aziende. I cittadini hanno una percentuale di pagamento delle tasse locali superiore al 65%, le aziende inferiore al 50%. In passato, si giocava sulla mancata emissione dell'avviso di pagamento nell'anno di riferimento. Alcune aziende cambiavano ragione sociale ed erano difficili da trovare. Ma l'abbiamo corretto”. C'è poi il problema dei contenziosi, che in molti casi il Comune perdeva perché non si costituiva. “Siamo intervenuti anche su questo – conclude Panini – oggi ci costituiamo nell'80% dei casi. In due mesi avviamo fatto oltre 1200 contenziosi”.
Il blocco degli aumenti della spesa da febbraio
Dall'inizio di febbraio, intanto, il Comune ha sospeso l'aumento della spesa. Il direttore generale ha chiarito che a seguito della sentenza, e in mancanza di un bilancio di previsione già approvato, sono stati sospesi in via prudenziale tutti gli atti che comportano un aumento della spesa. Un’operazione che ha carattere transitorio e che attende una decisione del Governo centrale che consenta di rimodulare gli effetti della sentenza. Un provvedimento assolutamente necessario, che riguarda non solo il Comune di Napoli ma molti altri comuni, tra i quali figurano enti del nord come del sud Italia e amministrazioni finanziariamente sane.