Come una brutta canzone indie o le conclusioni di convegno progressista tenuto un immobile industriale riconvertito, l'incontro tra i "rappresentanti" del movimento delle 6000 sardine con il ministro del Sud Peppe Provenzano produce risultati positivi in parte, in parte agghiaccianti. Di quest'ultimo aspetto occorre occuparsi subito, a costo di farsi urlare "ok boomer": che nessuno dica in futuro «gli avete lasciato fare o dire tutto». La frase del frontman delle Sardine, Mattia Santori, è la seguente, virgolettata, pronunciata sorridente davanti alle telecamere con maglioncino beige e zainetto in spalla: «Tra le nostre proposte, per cambiare il paradigma, perché non ripristinare fin dall'Università una sorta di Erasmus tra regioni del sud e del nord? Perché un napoletano non può farsi sei mesi al Politecnico di Torino e un torinese sei mesi a Napoli o a Palermo per studiare archeologia, arte, cultura o diritto?». Massimo Troisi è morto e ci manca la battuta epigrafica, sarcastica e amara. Dunque parliamo dei vivi: siamo nel 2020 e quest'anno il film Benvenuti al Sud compirà dieci anni. Qualcuno nelle Sardine ha pensato forse di riproporlo al governo Conte? Prendiamo tanti Claudio Bisio di Milano e tanti Alessandro Siani di Napoli e gli scambiamo il posto? Uno studente di Bergamo scriverà la lettera al giornale partenopeo: «Oh, cara Napoli, pensavo fossi piena di mariuoli e camorristi e invece ho scoperto che ci sono anche normali e onesti». E viceversa il partenopeo che vive a Torino tornando all'ombra del Vesuvio dirà alla famiglia gustando finalmente una mulignana a fungetielli: «'O ssapite? ‘E torinesi mica so' tutti juventini…!».
Forse quella che la star delle Sardine definisce «connessione sia tra politica e cittadinanza che tra diverse aree del Paese» (roba che manco i leopoldini di Matteo Renzi…) dovrebbe essere declinata diversamente. Qualcuno dovrebbe spiegare alla Sardina di Bologna che la vera possibilità tra Nord e Sud l'ha creata l'Alta Velocità ferroviaria tra Milano e Napoli ma solo in un verso. Pure perché che scendendo oltre Napoli col cazzo che riesci a viaggiare decentemente. Occorrerebbe, ancora, prendere le tabelle con le differenze tra le retribuzioni medie Nord-Sud: fanno capire chiaramente perché una persona, dopo aver studiato dieci, quindici anni, decide di "salire". Mica per curiosità.
Insomma: l'Italia è uno stivaletto, non siam mica gli Stati Uniti d'America. Gli studenti universitari viaggiano, eccome: il blocco non va superato negli Atenei. Va aggrediro dove nasce: nella povertà, nella mancanza di meritocrazia (a cominciare dai baronati universitari, uguali al Nord come al Sud isole comprese) di concorsi degni di questo nome, di opportunità per i non sponsorizzati da politica e potentati di vario tipo. Si spera che il siciliano Provenzano parlando di «protagonismo della cittadinanza» abbia spiegato ai nostri prodi la necessità di appianare differenze, più che sancirle, tra Nord e Sud. Un biglietto del Frecciarossa non cambia nulla. E non bastano i sorrisi da telecamera né le proposte-spot.