Sardine, fravagli, piscitielli di cannuccia: la politica partenopea si diverte coi nomi e guarda al neocostituito movimento giovanile delle Sardine con simpatia. In realtà si tratta di un malcelato interesse: ci sono in Campania le elezioni Regionali nel 2020 e le elezioni Comunali a Napoli nel 2021; l'attività dei politici partenopei (ma non solo) è riassumibile con un'azione che in dialetto napoletano è tutto un programma: «Mettere ‘o cappiello». Mettere il cappello su qualsivoglia idea, slancio, in piazza o programmatico. Il motivo è semplice: a Napoli non ci sono più idee politiche fresche, quelle poche che c'erano, condensate nella stagione post-tangentopoli dei sindaci e nei centri sociali degli anni Novanta, si sono sciolte come sale nell'acqua calda con il decennio di Luigi De Magistris che ha normalizzato l'ultima fase del movimento.
Oggi ci sono le sardine: a Napoli già si vedono svariati tentativi di avvicinamento e infiltrazione: nella mobilitazione contro Matteo Salvini prevista per sabato 30 novembre in piazza del Gesù ci saranno i soliti noti ad affiancare gli studenti, ovvero a mettere ‘o cappiello sulla mobilitazione?
«Il movimento delle sardine condivide esattamente quello che sollecito anch'io, parliamo dei fatti» dice Vincenzo De Luca, l'uomo che i ‘fravagli' li preferisce sì, ma in ben altre fritture di pesce. «Quando c'è partecipazione, vitalità e democrazia, in questo caso anche anti-salvinismo, non posso che essere contento. Poi dobbiamo anche canalizzare degli obiettivi politici, perché c'è il rischio di riempire le piazze ma poi alle urne veder vincere Salvini» dice Luigi De Magistris, che invece i centri sociali li ha messi (non certo costringendoli, eh) sulle poltroncine della politica napoletana. Dunque che augurare a questi ragazzi? Di restare fedeli al nome che si sono scelti e muoversi in banchi, silenziosi ma compatti verso un'unica direzione.