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Strage Capaci, Sandro Ruotolo: “La mafia è cambiata. Oggi fa business al Nord”

Il senatore Sandro Ruotolo (Gruppo Misto): “La strage di Capaci del 23 maggio 1992 è una ferita ancora aperta. Ma la mafia da allora è cambiata. Oggi non spara, ma fa business al Nord, dove c’è una grande sottovalutazione del pericolo. Insieme ai soldi per l’emergenza Covid, è arrivata la paura che la criminalità possa metterci sopra le mani”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Oggi al Nord c'è una grande sottovalutazione della mafia, perché lì non spara. Solo che poi ai processi scopri che incendiano i mezzi meccanici e che volevano uccidere una collega di Venezia. La vera emergenza è al Nord, perché lì la mafia è entrata nelle imprese e si sciolgono consigli comunali anche in Valle D'Aosta. È una mafia diversa, con la ‘ndrangheta che muove 40 miliardi all'anno con il traffico di stupefacenti in tutta Europa e pulisce i soldi nell'agroalimentare e nel turismo. E oggi insieme ai soldi per l'emergenza Covid, è arrivata la paura che la criminalità possa metterci sopra le mani, per questo è giusto sburocratizzare ma senza perdere il controllo”. A lanciare l'allarme è il senatore Sandro Ruotolo, del Gruppo Misto, che interviene nel giorno del ricordo della Strage di Capaci, che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992. Ruotolo, per oltre trent'anni giornalista impegnato sul fronte della legalità e della denuncia del potere mafioso, in un'intervista pubblicata dal sito ‘Immagina'.

Strage Capaci, Ruotolo: “Ferita ancora aperta”

“È proprio perché la ferita della strage di Capaci è ancora aperta – aggiunge Ruotolo – che l'emozione per quella strage è ancora così forte. E poi c'è un problema di memoria. Ricordiamoci che un Paese senza verità non ha futuro, ed è per questo che sentiamo tutto ancora in maniera così viva, perché la verità non c'è ancora. C'è una verità giudiziaria, che però non è tutto, perché manca la verità storica”.

“La mafia è cambiata, oggi fa business al Nord”

“Oggi – spiega il senatore Sandro Ruotolo – la mafia ha messo radici, non è più la mafia delle stragi, ma non perché l'abbiamo sconfitta. I soldati che compirono quegli atti orrendi sono in galera, ma non è vinta. Il problema – aggiunge – è che la mafia si relaziona con il potere, e questo purtroppo accade ancora. Se fosse solo una partita a chi spara di più lo Stato vincerebbe, ma il fatto è che i mafiosi sono più avanti di noi nel capire il business. Non si tratta solo della politica, oggi la mafia entra negli affari senza dover neanche minacciare”.

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