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Terra dei Fuochi e prodotti sani: “Si scusi chi ha detto che era tutto avvelenato”

I prodotti di Caivano, nella Terra dei Fuochi, sono in gran parte sani. E per i terreni e le acque, ancora sequestrati nell’inchiesta per avvelenamento condotta dalla Procura di Napoli, non è dimostrato il pericolo per la salute. Da tempo sostenitore di questa tesi è anche l’avvocato Marco De Scisciolo, che assiste l’agricoltore Vincenzo Capasso, per ora l’unico ricorrente: “Questa sentenza non smonta la Terra dei Fuochi, ma basta allarmi su tutto”.
A cura di Gaia Bozza
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“Non può ritenersi corretto, neppure ai limitati fini dell’apprezzamento del fumus contestato il riferimento a schemi presuntivi che s’attestano su indicazioni di carattere meramente precauzionale”. Per questo, il provvedimento di sequestro contro il quale è stato fatto ricorso “non può che essere annullato con rinvio al Tribunale di Napoli perché proceda a un nuovo esame”. La Cassazione si è pronunciata sui sequestri di Caivano: acque, terreni e pozzi finiti nelle maglie della giustizia con l'ipotesi di avvelenamento. I prodotti di Caivano, nella Terra dei Fuochi, sono sani, e infatti la Procura li aveva dissequestrati. Il resto, però, è rimasto sotto sequestro. E ora la Cassazione è intervenuta per dire che per i terreni e le acque, ancora sequestrati nell'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, non sussiste il pericolo di avvelenamento, poiché la norma utilizzata per i sequestri è stata interpretata male. Questa conclusione vale, per il momento, per l'unico ricorrente, l'agricoltore Vincenzo Capasso che è arrivato fino in Cassazione per sostenere la bontà delle sue ragioni (e delle sue coltivazioni). La sentenza (qui in esclusiva) però, fa giurisprudenza. E dalle motivazioni si comprende chiaramente come il ragionamento sia facilmente estendibile a molti altri finiti nella rete giudiziaria.  Da tempo sostenitore di questa tesi è l'avvocato Marco De Scisciolo, che assiste l'agricoltore: “Il presunto superamento di soglie di contaminazione – dice ai nostri microfoni –  non è sinonimo di avvelenamento, tanto è vero che per la legislazione vigente quei limiti sono ammessi nell'acqua minerale. Qualcuno  finalmente ci ha risposto, ma siamo dovuti arrivare al Riesame e alla Cassazione”.

Terra dei fuochi e veleni: cosa è sotto sequestro?

Di certo c'è che i terreni sono ancora sequestrati (Fanpage.it ha seguito tutta la kafkiana vicenda, qui la notizia della sentenza) e restaranno tali fino al Riesame, che ci sarà il 12 gennaio, nonostante sia ormai un fatto acclarato che una interpretazione sbagliata della legge ha portato a quei sequestri. E i danni – economici, d'immagine – sono enormi. Per la difesa dell'imprenditore agricolo, ci sono delle responsabilità anche nell'opinione pubblica. L'avvocato si riferisce in primis a Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano che da sempre segue le vicende legate all'emergenza rifiuti in Campania e, all'indomani dei sequestri avvenuti a Caivano, aveva messo sull'altare i pomodori di quella zona tacciandoli come maledetti. “E ora quei pomodori sono, per tutti, maledetti, hanno fatto il giro del mondo quelle immagini. Ma anche la Cassazione dice che non è così: chi ripagherà quegli imprenditori agricoli di tutti i danni subiti? Patriciello può rimediare”. Come? “Chieda scusa: lui è uomo di chiesa, non c'è cosa più naturale di riconoscere di aver sbagliato e chiedere scusa”. Ma c'è anche chi non la pensa così: come l'oncologo Antonio Marfella, che su Facebook ha duramente attaccato la sentenza parlando di “rifiuti tombati a 20 metri, per questo sui prodotti non c'è nulla”. L'avvocato risponde colpo su colpo: “Sotto i terreni del mio assistito, è stato dimostrato, non c'è nulla. Se fa delle accuse così gravi, deve portare delle prove, altrimenti si ricomincia da capo. Questa cattiva informazione fa danni incalcolabili”.

Parla l'agronomo: "Tanti irresponsabili. Anche don Maurizio Patriciello"

C'è chi, come l'agronomo Silvestro Gallipoli, si scaglia contro tutti i protagonisti della vicenda: “L’irresponsabilità diffusa a tutti i livelli, politico, mediatico, professionale, universitario, giudiziario, inquirente che ha portato, senza alcun supporto scientificamente valido, non solo a danneggiare in modo quasi irreparabile un intero settore economico ma anche ad uno spreco inverosimile di risorse pubbliche”. Dal primo momento ha seguito da molto vicino la tormentata vicenda degli agricoltori, e rincara: “L'imprenditore agricolo i cui pomodori sono stati ‘sacrificati' sull'altare da padre Maurizio Patriciello oggi ha rinunciato all'attività”. Senza aspettare di sapere se c'era davvero una ‘maledizione', su quella cassa di pomodori.
Ma questa sentenza ha un valore più generale oppure no? “Probabilmente avrà un valore più generale per gli altri agricoltori di quella zona, ovviamente però ognuno dovrà dimostrarlo nella sede competente – spiega l'avvocato De Scisciolo – Però non posso dire che questa sentenza smonti il problema della Terra dei Fuochi. A chi deride la sentenza della Cassazione dicendo che ci sono rifiuti tombati a 20 metri rispondo: se si lancia un'accusa bisogna avere le prove, altrimenti è solo disinformazione”.

Resta vero, però, che il problema della Terra dei Fuochi è grande, complesso, tragicamente presente nella vita di tante persone. E ora, fa già capolino lo scandalo delle infiltrazioni mafiose nel ricco business delle bonifiche. Intanto, le certezze sono poche e la confusione alimenta confusione. Fino a considerare tutto come "Terra dei Fuochi", come una massa indistinta prona a ogni deformazione. Tutto in un solo calderone: discariche (autorizzate e abusive) e terreni agricoli, per esempio, agricoltura e rifiuti.
Ma qual è l'effetto che può avere questa sentenza sulla Terra dei Fuochi? “L’effetto di ricordare a chiunque che la Legge è uguale per tutti e va applicata per come è, non per come farebbepiacere a chicchessia, compreso l’art. 240 del Decreto 152, che troppo spesso da un bel po’ in Campania ed in relazione alle CSC vedo richiamato in maniera almeno impropria”. Risponde duramente Aurora Brancia, il perito che ha assistito l'imprenditore  agricolo nel ricorso presentato al Tribunale del Riesame e poi alla Cassazione: “Certo, è mio persistente quanto personale parere che se negli anni la Regione Campania, come quasi tutte le altre Regioni italiane avesse provveduto a “mappare” le caratteristiche idrologiche e geochimiche del suo territorio, anche solo attingendo i dati pubblicati dalle cospicue ricerche svolte dall’Università di Napoli ed altri organismi scientifici internazionali, come è previsto dai propri obblighi istituzionali, o se almeno di recente avesse già mostrato di recepire le indicazioni del Gruppo di Lavoro istituito a tal fine presso il Ministero delle Politiche agricole, non si sarebbe lasciato spazio a questi procedimenti penali basati su ‘supposizioni' prive di validità persino giuridica, come appunto sancito dalla Cassazione”. La stessa Regione Campania che, invece, ha recentemente assegnato alcuni milioni di euro al Calcio Napoli per rilanciare mediaticamente la Terra dei Fuochi e dall'altra parte latita quando si tratta di assegnare risorse alla tutela ambientale o alla videosorveglianza per fermare il fenomeno dei roghi tossici. Insomma, a volte basterebbe fare il proprio dovere.

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