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Covid 19

“Oggi i test sierologici per il Covid non servono”: parla il capo della task force in Campania

Angelo D’Argenzio, epidemiologo a capo della task force della Regione per il Coronavirus: “I test sierologici di massa per individuare il Coronavirus in questa fase in Campania non servono. Aspettiamo l’esito della sperimentazione nazionale. Questi test, peraltro, non fanno la diagnosi del Covid-19, ma servono solo come screening ai fini di studio epidemiologico. La Lombardia sta per partire con i kit rapidi? Io non l’avrei fatto. I test nei laboratori privati in Campania? Un errore. C’è il rischio pericolosissimo di falsi positivi e falsi negativi”.
Intervista al Dott. Angelo D'Argenzio
Epidemiologo e direttore di Prevenzione e Igiene sanitaria della task-force della Regione Campania per il Coronavirus
A cura di Pierluigi Frattasi
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"I test sierologici di massa per individuare il Coronavirus? In questa fase in Campania non servono. Dobbiamo aspettare. La sperimentazione di questi test che misurano gli anticorpi nel sangue, in corso a Padova (gruppo Crisanti), non è ancora conclusa. L’affidabilità di questi test ad oggi non è stata ancora scientificamente provata, né per definire con certezza una persona immune né tantomeno per individuare precocemente le persone in cui alberga il coronavirus. Si parla di kit rapido, ma in realtà di rapido c’è soltanto la lettura. Difatti il tempo che intercorre tra la comparsa dei sintomi e la risposta anticorpale, nelle persone affette da Covid 19, è di circa 10 giorni: pertanto il test sierologico non ha alcuna capacità di diagnosi precoce di Covid 19, mentre, di contro, la negatività al test può essere pericolosamente registrata anche in persone che hanno il Covid 19 dando la falsa patente, se male interpretato, di persona non portatrice del virus". Non ha dubbi Angelo D'Argenzio, epidemiologo e direttore di Prevenzione e Igiene sanitaria della task-force della Regione Campania per il Coronavirus: "Molte persone – spiega a Fanpage.it – anche con lievi sintomi, quindi, se non sottoposte contemporaneamente al tampone potrebbero risultate negative solo perché non hanno ancora sviluppato gli anticorpi, mentre potrebbero essere portatori di virus. Noi epidemiologi siamo compatti. Non è questo il momento di fare un'indagine epidemiologica di massa. L'indagine di siero-prevalenza serve in tempo di pace. Adesso siamo in tempo di guerra".

Direttore, da oggi si potranno fare i test-sierologici per il Coronavirus nei laboratori privati in Campania?

No. L'Unità di Crisi della Regione Campania ha dato indicazioni di usare il kit, e ne ha fornito una specifica tipologia, ad uso esclusivo delle strutture pubbliche ed indirizzato allo screening del personale sanitario ed in alcuni casi specifici alle persone da indagare, sempre in associazione al tampone naso-faringeo. Il kit rapido quindi può essere usato soltanto nell’ambito di un protocollo standardizzato. Quindi gli operatori sanitari dei presidi ospedalieri coinvolti nella gestione dei pazienti Covid 19, del 118, dei servizi territoriali sono progressivamente sottoposti al test. Il personale autorizzato alla somministrazione ed interpretazione è registrato su una piattaforma informatica per tracciare il risultato di ogni test praticato, monitorando i risultati nel tempo. La registrazione dell’esecuzione del test e del suo risultato, avviene tramite un app realizzata ad hoc, dalla Regione Campania.

La Regione Lombardia, però, ha annunciato l'avvio dei test rapidi per operatori sanitari e anche lavoratori da reinserire nei settori produttivi dal 21 aprile. Si parla di 20mila test sierologici al giorno. Che ne pensa?

“Io non l'avrei fatto in questo momento. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, nelle sue ultime dichiarazioni ha detto: ‘aspettiamo altre 2-3 settimane, per completare la sperimentazione dei test sierologici e capire se servono e come debbano essere utilizzati'. Ma comunque ha parlato di un'analisi di siero-prevalenza per vedere se la popolazione ha sviluppato gli anticorpi, per valutare cioè l’entità della circolazione virale; non si parla di uso del kit per la diagnosi di infezione da Coronavirus. È chiaro, poi, che la decisione delle Regioni dipende anche dall'obiettivo che ci si pone. È questo il momento di fare un'indagine siero-epidemiologica di popolazione in Campania? Secondo me no, perché impegna strutture e personale che devono fare altro ed essenzialmente due cose: l'isolamento e l'assistenza, da un lato, dei contagiati e il contact tracing con isolamento dei contatti stretti, dall'altro”.

In Campania, però diverse associazioni di categoria dei laboratori di analisi privati hanno annunciato l'avvio dei test-sierologici già da questa settimana. Lei è d'accordo?

"Il test di popolazione in questo momento non è opportuno. Ci sono tanti rischi. Chi lo fa? Come lo fa? Con quali dispositivi di protezione? Quale protocollo segue in caso di positività o di dubbio? A chi si rivolge per fare un eventuale tampone? Deve isolare la persona? A chi comunica i risultati? Nel frattempo, per una errata comunicazioni di offerta diagnostica si favoriscono gli spostamenti delle persone che, in un momento come questo, dopo aver chiesto tanti sacrifici ai cittadini campani, potrebbe rendere vano il lavoro fatto. Alla luce di questi aspetti mi domando come possa fare un singolo laboratorio l'indagine siero-epidemiologica e che valenza possa avere.  Tecnicamente la singola iniziativa la reputo un errore: o si fa un'indagine campionaria, con un protocollo ben definito, o si rischia di fare test all’improvvisata, senza alcuna valenza epidemiologica. Fare questi test in ambito controllato, ospedaliero, su popolazioni “a rischio”, prendendo le opportune precauzioni, è una delle poche strade praticabili. La Campania ha una popolazione di circa 6 milioni di abitanti. I casi positivi ai tamponi al momento sono circa 3.500. Che senso ha fare oggi i test rapidi per valutare la siero-prevalenza delle persone immuni, ammesso che questa condizione la si possa certificare in questo momento? Va da se che il 98-99% della popolazione risulterà negativo al test ma, nel frattempo, abbiamo sprecato risorse umane ed economiche che, invece, vanno indirizzate attualmente alle vere priorità di contenimento del contagio".

Però non c'è un divieto per i laboratori di analisi?

"Ci sono diversi documenti dell'Unità di Crisi che raccomandano di non fare riscorso ai kit rapidi per il fai da te. Per alcuni test sierologici c'è stato addirittura il parere negativo dell'Istituto Superiore di Sanità, per mancanza di autorizzazioni e certificazioni che ne assicurino la qualità attesa. Peraltro, come detto, questi test non hanno valore diagnostico, quindi a che serve farli al singolo? Solo perché una persona vuole sapere se ha sviluppato gli anticorpi? Lo screening si fa per capire se c'è stata un'esposizione al virus, ma non per capire se sei ammalato o no. Se non hai gli anticorpi potresti comunque essere ammalato. Ma il test rapido non è in grado di rilevarlo nei tempi opportuni".

Un risultato negativo al test, insomma, potrebbe non indicare nulla?

"Esatto, perché la positività dei primi anticorpi avviene dopo una decina di giorni dalla comparsa dei sintomi, come febbre o tosse. Solo il tampone ad oggi ci dà una diagnosi certa del Coronavirus. Il resto è fuorviante. Con i test-sierologici poi si corre il rischio di definire molte persone con sintomi classici “falsi negativi".

Come funziona il test-sierologico?

"Di fronte ad un insulto infettivo il nostro organismo produce diversi tipi di anticorpi: le IgM, anticorpi della malattia in fase acuta, i primi anticorpi che affrontano la battaglia con l’ospite infettivo; successivamente, con una latenza variabile, la risposta anticorpale si completa con le IgG, anticorpi della memoria immunitaria, la cui presenza è quasi sempre indicativa di immunità. Il passaggio non è immediato, c'è una fase intermedia, in cui le IgM tendono pian piano a ridursi e le IgG tendono ad incrementare. Cioè gli anticorpi della battaglia lasciano il posto a quelli dell'immunità. Immunità, in genere, significa che si è guariti. Ma ad oggi, sia nella fase intermedia (IgM e IgG) che in quella successiva delle sole IgG, i dati dimostrano che è ancora possibile trovare il virus sulla persona ammalata. Cioè la presenza delle sole IgG non da certezza di assenza della carica virale. Per cui di nuovo, come ci si muove nel caso il kit rapido dia evidenza di sole IgG? Possiamo definire immune il paziente? Il rischio attuale è di dare la patente di immunità a una persona che ha ancora il virus nelle vie respiratorie?".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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