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Trivellazioni ad Agnano, indaga la Procura. L’Osservatorio Vesuviano: “La fumarola va chiusa”

La Procura di Napoli apre un’indagine conoscitiva sulle trivellazioni ad Agnano. In via Antiniana si sta scavando un pozzo geotermico nell’ambito del progetto Geogrid per lo sviluppo dell’energia geotermica a bassa e media entalpia. Dal pozzo è nata una fumarola simile a quelle della zona di via Pisciarelli e della Solfatara, con getti di vapore acqueo e gas che arrivano fino a 50 metri d’altezza e con temperature di emissione di 100 gradi centigradi e temperature d’equilibrio fino a 270 gradi.
A cura di Pierluigi Frattasi
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La Procura di Napoli apre un'indagine conoscitiva sulle trivellazioni ad Agnano. In via Antiniana si sta scavando un pozzo geotermico nell'ambito del progetto Geogrid per lo sviluppo dell'energia geotermica a bassa e media entalpia. Dal pozzo è nata una fumarola simile a quelle della zona di via Pisciarelli e della Solfatara, con getti di vapore acqueo e gas che arrivano fino a 50 metri d'altezza e con temperature di emissione di 100 gradi centigradi e temperature d'equilibrio fino a 270 gradi. Il progetto condotto dalla società Graded, si avvale della collaborazione di molte università della Campania e dell'Ingvi, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ma non ha coinvolto l'Osservatorio Vesuviano (che fa parte dell'Ingvi). L'Osservatorio, nel bollettino del 7 luglio sui Campi Flegrei, ha “fortemente suggerito, in osservanza al principio di precauzione, un rapido intervento per la chiusura mineraria del pozzo”.

Fumarola di Agnano, c'è l'indagine della Procura

Le nuove perforazioni ad Agnano hanno suscitato negli scorsi giorni molte polemiche da parte di cittadini e comitati. Il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, il mese scorso ha firmato un'ordinanza che intima alla società di fermare i lavori. Il pm aggiunto Sergio Amato, della sezione Reati Ambientali della Procura di Napoli, ha incaricato un team di tecnici dell'Arpac, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente, e dell'Osservatorio Vesuviano, di verificare se sono state seguite tutte le procedure per aprire il pozzo e quali possono essere le conseguenze. Al momento non ci sono indagati. Il tema è anche sul tavolo della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile Nazionale, al quale Francesca Bianco, direttrice dell'Osservatorio Vesuviano, ha inviato un dossier di 118 pagine. La Graded, società che sta eseguendo i lavori, dell'imprenditore Vito Grassi, vicepresidente nazionale di Confindustria e presidente degli industriali della Campania, ha già assicurato che tutto è in regola e che non ci sono rischi per la salute. Mentre i benefici dello studio sarebbero invece di grande utilità sociale. Il progetto è stato autorizzato dall'Assessorato alle Attività Produttive della Campania, e gode della partnership di Università degli Studi di Napoli Federico II, Parthenope, Vanvitelli, Università del Sannio, Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e Ingvi (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

L'Osservatorio Vesuviano: “Il pozzo va chiuso”

Nel bollettino sull'attività vulcanica nei Campi Flegrei dell'Osservatorio Vesuviano emerge che “la composizione chimica dei fluidi fumarolici campionati nell’emissione generatasi dalla perforazione del pozzo nel cantiere del Progetto GEOGRID in via Antiniana (Comune di Pozzuoli) si conferma essere simile a quella delle principali emissioni fumaroliche dell’area flegrea. I fluidi emessi si confermano essere una miscela di due componenti: fluidi idrotermali più fase liquida ad elevata salinità, ricca in gas atmosferici. I flussi emessi, seppur elevati, risultano comunque ordini di grandezza inferiori di quelli delle principali manifestazioni fumaroliche nell’area flegrea. Il flusso di CO2 diffuso dal suolo è nel range di valori già noti per l’area”.

“In considerazione o della ben nota alterazione idrotermale dei suoli su cui insiste la perforazione o del perdurare dell’emissione incontrollata che non si può escludere possa portare all’estensione dell’area interessata; o della risalita del livello dell’acqua nel pozzo con la rapida oscillazione del livello piezometrico nell’ordine di metri; o della manifesta emissione periodica a “pioggia” della fase liquida dal pozzo; o dell’incremento della Temperatura di equilibrio, allo stato attuale delle conoscenze non è possibile escludere ulteriori risalite della fase liquida nel foro e un incremento della sua emissione. È pertanto fortemente suggerito, in osservanza al principio di precauzione, un rapido intervento per la chiusura mineraria del pozzo”.

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