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Bimbo ucciso di botte a Cardito (Napoli)

Ucciso di botte a Cardito, il Miur manda gli ispettori nella scuola di Giuseppe

L’ufficio scolastico regionale, su impulso del ministero dell’Istruzione, ha predisposto la visita degli ispettori nella scuola di Cardito che era frequentata da Giuseppe e dalla sorellina, vittime del tremendo pestaggio da parte del compagno della madre. La decisione dopo i particolari emersi in seguito all’arresto della madre dei bambini.
A cura di Nico Falco
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Adesso c'è l'ufficialità: il Miur vuole vederci chiaro, nei prossimi giorni gli ispettori del ministero dell'Istruzione saranno a Cardito, nella scuola che era frequentata da Giuseppe Dorice e dalla sorellina. La decisione in seguito ai particolari emersi dall'ordinanza che aveva portato all'arresto di Valentina Casa, la madre dei due bambini, che è finita in carcere con l'accusa di omicidio aggravato nei confronti del piccolo Giuseppe, tentato omicidio ai danni della sorellina e maltrattamenti verso i tre figli: per i giudici è responsabile di essere venuta meno ai suoi doveri di madre, non denunciando le continue violenze sui bambini da parte del compagno, Tony Essobti Badre, e cercando di coprirlo quando, il 27 gennaio, durante l'ennesimo pestaggio, picchiò a morte Giuseppe e ferì gravemente la sorellina. Dalla loro abitazione di Cardito, dove erano andati a vivere dal maggio 2018, non era partita nessuna denuncia né richieste di intervento alle forze dell'ordine.

Dalle indagini era emerso che anche a scuola si erano accorti di quegli abusi. In particolare le maestre avevano notato ecchimosi e segni di maltrattamenti ma non avevano mai presentato denunce, limitandosi a riferire alla dirigente scolastica; nemmeno in quel caso, però, erano partite segnalazioni alle forze dell'ordine. In un caso, si legge nell'ordinanza, la bambina era arrivata a scuola con una profonda lacerazione all'orecchio e aveva detto alla maestra che era stata picchiata da Essobti. In un altro passaggio si legge che altre maestre, dopo aver saputo della morte del bambino, si erano telefonate a vicenda, con dialoghi da cui si evinceva che già sapessero, e stavano cercando di mettersi d'accordo per tirarsi fuori dalle indagini.

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