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Voto di scambio, nuove accuse ai Cesaro. FI: “Giustizia ad orologeria”

Notificato l’atto di conclusione delle indagini preliminari a ventinove persone: oltre al consigliere regionale Flora Beneduce, ci sono anche Armando Cesaro, suo padre Luigi ed i fratelli di quest’ultimo Aniello e Raffaele.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non c'è pace per i Cesaro: questa mattina i carabinieri del Ros di Napoli hanno notificato l'atto di conclusione delle indagini preliminari a ventinove persone, tra le quali, oltre al consigliere regionale Flora Beneduce, spicca la presenza di Armando Cesaro, suo padre Luigi ed i fratelli di quest'ultimo Aniello e Raffaele, già detenuti da alcuni mesi con la pesante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Secondo quanto ipotizzato dal pm, sarebbero stati promessi posti di lavoro in cambio di voti che permettessero l'elezione di Armando Cesaro alle elezioni regionali del 2015. L'inchiesta sul presunto voto di scambio è partita come sviluppo delle indagini sulle presunte infiltrazioni dei clan nel Pip di Marano, che a maggio scorso aveva portato all'arresto di Aniello e Raffaele Cesaro, ma in questo caso non è stata configurata l'aggravante mafiosa ed il fascicolo è in capo alla procura di Napoli Nord

"Oggi ho ricevuto un avviso di garanzia", ha spiegato Armando Cesaro su Facebook, "per vicende relative alle elezioni regionali del 2015. Preferisco darvi io la notizia, perché non ho nulla da temere. Quando si ha la coscienza pulita si affronta tutto con serenità. Io ho fiducia nella verità, che presto o tardi arriva. Per tutti". Dura la reazione del coordinamento regionale di Forza Italia: "Ormai non sorprendono più gli interventi giudiziari alla vigilia di consultazioni elettorali . Puntuale, come in passato, giunge, con l’immancabile clamore mediatico, un avviso di garanzia per esponenti di primo piano del nostro Movimento", si legge in una nota, "all'onorevole Luigi Cesaro ed ai consiglieri regionali Flora Beneduce ed Armando Cesaro viene contestata una ipotesi di voto di scambio in relazione a fatti che, secondo la tesi accusatoria, sarebbero avvenuti tra il maggio ed il giugno del 2015 in occasione cioè delle ultime elezioni regionali".

"Non a caso", prosegue la nota, "l'attività investigativa protrattasi per circa tre anni, giunge puntualmente a conclusione in coincidenza della presentazione delle liste e della imminente campagna elettorale! Gli stessi fatti addebitati per natura, tenuità e, soprattutto, per come vengono descritti, non sono assolutamente idonei a dimostrare l’accusa formulata. Né ci meravigliamo più nemmeno di fronte al doppiopesismo giudiziario che, nel caso di esponenti della sinistra, sorvola su alcune vicende che hanno avuto vastissima eco anche nazionale (incitazione pubblica al voto di scambio) e conclude con celerità encomiabile (qualche settimana!) procedimenti inerenti ipotesi accusatorie analoghe. Forza Italia", conclude la nota, "non si lascerà in alcun modo intimidire da simili iniziative e lotterà per evitare che il libero consenso dei cittadini possa essere condizionato o inquinato da interferenze giustizialiste, a difesa del principio costituzionale della sovranità popolare".

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