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Zagaria contro la fiction Rai, il boss tenta il suicidio in aula. Procura valuta “rilevanza penale”

Il boss dei casalesi, al regime di 41 bis nel carcere milanese di Opera, durante il processo che lo vede imputato per duplice omicidio ha preso la parola, attaccando la fiction Rai “Sotto copertuta”, ispirata alla sua cattura, tentando poi di strangolarsi con il filo del telefono con il quale era in collegamento con Napoli.
A cura di Valerio Papadia
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Si è di nuovo scagliato contro la fiction Rai "Sotto copertura", ispirata alla vicenda della sua cattura dopo anni di latitanza, poi ha tentato addirittura il suicidio in aula: è il boss Michele Zagaria, a lungo tempo reggente dell'omonimo e spietato clan dei casalesi, adesso detenuto al regime di 41 bis nel carcere milanese di Opera. Durante un processo che lo vede imputato per duplice omicidio, davanti alla IV Sezione della Corte d'Assise di Napoli, Zagaria ha preso la parola e ha attaccato duramente la fiction televisiva ispirata alla sua vita, come racconta Il Mattino.

Zagaria tenta di strangolarsi con il filo del telefono

Già nei giorni scorsi, il boss aveva chiesto alla Rai un risarcimento da 100mila euro per delle avances ad una minorenne mostrate nella finzione che nella realtà non sarebbero, a detta di Zagaria, mai avvenute. Il vero show, però, l'ha messo in piedi, in aula, proprio il boss: dopo la filippica contro la fiction, interrotta dal presidente della Corte, Zagaria ha tentato il suicidio strangolandosi con il filo del telefono tramite il quale era in collegamento con Napoli. Il tentativo è stato impedito dal tempestivo intervento degli agenti della Polizia Penitenziaria: il boss è caduto al suolo e il processo è stato sospeso.

La procura valuta la rilevanza penale

Sul gesto del boss dei Casalesi la procura di Napoli, come reso noto dal procuratore Giovanni Melillo, ha reso noto di star valutando la "rilevanza penale" della condotta. Detenuto nel carcere di Opera al regime di 41 bis, Zagaria oggi si trovava alla sbarra per rispondere degli omicidi di Antonio Bamundo e Michele Iovine.

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