Le primarie del Pd del 2016 a Napoli non saranno ricordate come quelle vinte da Valeria Valente ma come quelle perse da Antonio Bassolino. Il re, dunque, non è più taumaturgo: accreditato di superpoteri dai suoi fedelissimi, bestia nera dell'attuale sindaco Luigi De Magistris, semplicemente l'ex sindaco, ex ministro, ex governatore si è dovuto arrendere davanti alla logica dei signori dei consensi in Campania. Mario Casillo, Andrea Cozzolino, Tonino Amato, Lello Topo (e con loro Ciro Bonajuto, Marco Di Lello, Leonardo Impegno, Teresa Armato) hanno decretato la vittoria della ex bassolinana Valente, che è stata assessore in ‘quota don Antonio' con Rosa Russo Iervolino al Comune.
E non chiamatelo parricidio: è un ‘naturale processo di eliminazione', parafrasando una canzone. Bassolino ha avuto il merito di rompere il ghiaccio di cinque anni di sostanziale latitanza del Partito Democratico di Napoli dalla discussione sul Comune; ha creato nel popolo Pd, avvilito e ridotto al lumicino come non mai, la convinzione che De Magistris si potesse battere. E poi, maratoneta in solitudine all'orizzonte del traguardo, ha semplicemente dovuto accettare una legge di natura: chi è più veloce ti supera. Attenzione: ti supera. Non necessariamente va più lontano, però. Ed è questo, ora, il grande interrogativo del Pd napoletano.
Meno di cinquecento voti di differenza fra i due sfidanti. Sono uno scarto piccolissimo e mostrano un partito lacerato. Sarà capace di ricompattarsi e correre come un sol uomo verso il traguardo, cercando di superare il velocista De Magistris, partito e prima di tutti e senza zavorre? Le divisioni fortissime in un seggio risultato cruciale come quello di Napoli Est, guidato da un ex bassoliniano di ferro come Antonio Borriello (basti pensare che officiò lui il matrimonio fra l'ex sindaco e Anna Maria Carloni) potranno mai essere superate in così poco tempo, fino a giugno, ovvero alle elezioni Amministrative? È chiaro che dovrà scendere in campo Matteo Renzi e non Matteo Orfini o Lorenzo Guerini, malvisti a Napoli da coloro che puntarono su Bassolino. È chiaro che non basterà un Vincenzo De Luca a fare da paciere di fronte all'orgoglio degli sconfitti.
È la storia di Valeria Valente che potrebbe non convincere gli elettori partenopei. La sua esperienza politica è abbastanza lunga; rischia di essere troppo debole quella amministrativa: solo assessore. E soprattutto Valente dal punto di vista comunicativo rischia di essere troppo debole nel confronto diretto con un animale politico come De Magistris e con un Gianni Lettieri che dopo una prima candidatura a sindaco e 5 anni di Consiglio comunale è più scafato e aggressivo del 2011. La situazione è grave ma non è seria, direbbe Ennio Flaiano; ma è confusa ed eccellente, per dirla con le parole di qualcun altro. E l'unico a beneficiarne, a oggi, è solo il sindaco ricandidato.