Anno 2014. Matteo Salvini è a Cassana, frazione del comune di Ferrara, in Emilia-Romagna. Ci torna anche due anni dopo, nel frattempo il suo ruolo cresce sia nella Lega Nord che sulla scena politica italiana. Perché Salvini è a Ferrara? Semplice: va all'inceneritore di Cassana, per manifestare contro l'impianto: «Noi questa battaglia la stiamo facendo da vent’anni» dirà ai giornali locali, non senza soddisfazione, facendo capire che contro gli inceneritori lui è schierato da prima del Movimento Cinque stelle.
Nel 2016, stesso scenario: «L'Emilia non è la discarica d'Italia che accoglie spazzatura, rom, immigrati e poi non si occupa di terremotati e alluvionati» dice all'indomani del decreto dell'allora premier Matteo Renzi che consente l'arrivo di rifiuti da bruciare da altri luoghi d'Italia. «Chiediamo al Pd emiliano romagnolo, che magari sul territorio appoggia le battaglie ambientaliste, che cosa ne pensi dei loro compagni di partito, che a Roma hanno votato la fiducia a questa porcata» dichiara Matteo l'ambientalista che anni prima aveva urlato ancora più forte: «Non vogliamo più ricevere un solo sacco di monnezza napoletana. La Regione Lombardia dovrebbe decidere di chiudere i propri inceneritori e le proprie discariche ai rifiuti provenienti dal Sud prima ancora di sedersi al tavolo, altrimenti ci arrabbiamo». Correva l'anno 2010 e in Campania c'era una emergenza rifiuti devastante.
Oggi Matteo non è più ambientalista, è inceneritorista: «Io sono per costruire e non per i no, perché con i no non si va da nessuna parte. Questo vale soprattutto per gli enti locali, penso a tutti quei sindaci e alla stessa Regione Campania che ha sempre detto no, no, no e con i rifiuti cosa facciamo? Li facciamo gestire alla camorra?».