Ma veramente pensate che lo scontro sugli orari, sul tutto aperto / no tutto chiuso sia soltanto relativo alla situazione contingente, all'emergenza Covid, soltanto un mero esercizio muscolare tra due esponenti politici dall'ego ipertrofico, Luigi De Magistris e Vincenzo De Luca? Ma quale Tar, ma quali ordinanze e ricorsi. Non guardate al qui e ora, fate un passo indietro e analizzate lo scenario complessivo. Non sono due visioni di città, sono due platee elettorali. Non è una diversa percezione di Napoli, non c'entra niente quello che un tempo era il Piano Strategico della città e oggi è un pdf buttato da qualche parte e pubblicato sul web.
De Magistris (che non può candidarsi alle Elezioni Comunali 2021) per esistere politicamente deve poter dire qualcosa sul prossimo sindaco di Napoli. Deve poter contare almeno su una piccola platea. Solo così potrà contrattare alle prossime Elezioni Regionali. Per contare ha bisogno di consenso, logica stringente e banale. E chi ha De Magistris dalla sua se non non i titolari di bar, esercizi d'asporto, i grandi gestori della movida notturna in centro, i signori dei bed and breakfast, coloro che hanno moltiplicato gli incassi con i dehors e i tavolini ovunque? Luigi e Claudio De Magistris (in questo i fratelli sono l'uno il complemento dell'altro) hanno fatto politicamente fortuna sostenendo – legittimamente – le ragioni delle attività ricettive e di quelle della piccola e media ristorazione in centro a Napoli. La prima, ma soprattutto la seconda elezione di De Magistris ha come azionisti di maggioranza questi imprenditori, insieme agli attivisti dei centri sociali (passati all'incasso negli ultimi anni con assessorati, staff e municipalità) e alle cooperative sociali di Sergio D'Angelo. Il tavolino ha 3 gambe e si regge solo così.
De Luca per le imminenti Regionali invece ha interesse ad accontentare un altro tipo di platea: anziani, cioè quelli della sua età, preoccupati per il Covid e desiderosi di messaggi netti e rassicuranti di chiusura. E pure quei sinceri democratici con lanciafiamme cui un po' è piaciuto l'ordine del lockdown, pur nella sua drammaticità. Quella platea ben inquadrata dal Censis pochi mesi fa cui piace "l'uomo forte" (operai, persone meno istruite e con redditi bassi).
Poi c'è la questione territoriale. Se a Napoli centro (ma anche ad Avellino…) c'è dare un dispiacere in più alla cittadinanza poco importa: il presidente della Regione Campania, ricandidato, punta all'entroterra delle province, alla Grande Napoli, all'hinterland, insomma più che alla città, alla sua cintura. E così per il Casertano. Punta ai consensi dell'elettorato dei professionisti e punta – come la sua storia insegna – a dare il meglio nell'emergenza, con soluzioni draconiane e dichiarazioni coram populo. De Luca se sarà rieletto metterà una opzione anche sulla scelta del candidato Pd a sindaco di Napoli, checché ne dicano al Partito Democratico. E fare la voce grossa, piegare alla propria azione politica la città, significa anche lanciare un messaggio chiaro: io vado oltre il sindaco di Napoli. E determino le scelte per la città.