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Camorra, maxi blitz all’alba a Napoli: arrestati oltre 100 esponenti dell’alleanza di Secondigliano

Maxi blitz all’alba contro la camorra. Arrestate 126 persone appartenenti all’alleanza di Secondigliano (che riunisce i clan Licciardi, Mallardo e Contini), operante nel nord di Napoli. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Napoli, sotto la direzione della Dda. Sequestrato anche l’ingente patrimonio dei clan, quantificato in 130 milioni di euro.
A cura di Francesco Loiacono
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Un duro colpo alla camorra è stato inferto all'alba di oggi, mercoledì 26 giugno, dalle forze dell'ordine a Napoli. Un maxi blitz condotto dai carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) e del comando provinciale di Napoli ha portato a oltre cento arresti in tutta Italia. Nel mirino dei militari dell'Arma sono finiti gli esponenti dell'alleanza di Secondigliano, appartenenti a tre importanti clan della camorra: Contini, Mallardo e Licciardi. A coordinare le indagini è stata la Direzione distrettuale antimafia presso la procura della Repubblica guidata da Giovanni Melillo. In fase investigativa hanno collaborato alle indagini anche la polizia di Stato e la Dia (Direzione investigativa antimafia). Oltre ai provvedimenti cautelari, emessi dal giudice per le indagini di Napoli ed eseguiti dai carabinieri, contestualmente la Guardia di finanza si è occupata dei beni riconducibili alle persone arrestate: un ingente patrimonio accumulato in modo illecito dai clan e quantificato in circa 130 milioni di euro è stato sequestrato.

Arrestati 126 affiliati ai clan

L'operazione è stata chiamata "Cartagena", è partita da Napoli ma si è estesa su tutto il territorio nazionale e anche all'estero, dove i carabinieri si sono avvalsi dell'aiuto delle locali forze di polizia. In totale sono state 126 le persone destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati che vanno a vario titolo dall'associazione di tipo mafioso al traffico di droga, passando per estorsione e usura.

Ospedale S. Giovanni Bosco e affare migranti

L'inchiesta della Procura di Napoli ha fatto luce anche sul controllo pressoché totale del clan Contini sulle attività quotidiane nonché sull'acquisto di beni e servizi dell'ospedale San Giovanni Bosco. Altro elemento importante è quello delle mire della camorra nel Vasto, verso gli alberghi che ospitavano migranti nell'ambito degli accordi per la redistribuzione degli immigrati approdati in Italia richiedenti asilo o rifugio. La malavita voleva chiedere il pizzo a queste strutture ricettive, speculando dunque sul dramma degli immigrati in Italia.

Maria Licciardi sfuggita all'arresto

È sfuggita all'arresto ed è ricercata a livello nazionale Maria Licciardi, soprannominata ‘a piccerella, figura di spicco del clan di Secondigliano che dagli anni Ottanta fu guidato dal fratello Gennaro alias ‘a scigna. Maria Licciardi è considerata un vero e proprio boss del cartello dell'area Nord coi Contini e coi Mallardo.

Maria Licciardi
Maria Licciardi
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Le donne a capo dell'Alleanza di Secondigliano

Dall'inchiesta emerge il ruolo fondamentale apicale delle tre sorelle Aieta, sposate con Edoardo Contini, Francesco Mallardo ed Patrizio Bosti, e di Maria Licciardi . Le donne in Alleanza di Secondigliano non si limitavano solo a tenere i contatti coi boss al 41bis (il cosiddetto ‘carcere duro' che a questo punto tanto duro non è, per alcuni) ma prendevano decisioni importanti per la vita del potente cartello criminale anche attraverso prestanome importanti attività imprenditoriali e commerciali in tutta Italia.

Cos'è l'alleanza di Secondigliano

L'alleanza di Secondigliano è una sorta di "cartello malavitoso" tra più clan, attivo nella zona nord di Napoli: dal quartiere di Secondigliano, da cui prende il nome, ai quartieri di Scampia, Piscinola, Miano e Chiaiano. Venne fondato alla fine degli anni Ottanta dai boss di tre famiglie malavitose: Edoardo Contini, Francesco Mallardo e Gennaro Licciardi. Le indagini della Dda hanno consentito di ricostruire l'attuale assetto gerarchico dell'alleanza e i numerosi reati commessi dai suoi membri, documentando in alcuni casi anche l'ingerenza della malavita all'interno di strutture pubbliche.

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