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Cantone parla dell’inchiesta di Fanpage.it: “Inquietante sapere che sversamento continua”

Raffaele Cantone, capo dell’Anticorruzione: “Mi inquieta verificare che il meccanismo degli sversamenti abusivi continui imperterrito”. La giornalista Rosaria Capacchione: “I colleghi di Fanpage.it sono stati bravi, hanno rischiato molto e hanno portato a casa la notizia. E sono stati più veloci delle Procure perché non toccava a loro cercare prove processuali ma solo, appunto, raccontare fatti. Le inchieste si fanno così, piaccia o no”.
A cura di Redazione Napoli
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Raffaele Cantone, capo dell'Anac, l'autorità Anticorruzione commenta l'indagine della Procura nata sulla scorta di un lungo lavoro di inchiesta di Fanpage.it: "Mi inquieta – afferma – verificare che il meccanismo degli sversamenti abusivi continui imperterrito. Voglio capire – ha precisato Cantone sul merito dell'inchiesta, siamo in una fase ancora assolutamente preliminare in cui è molto difficile capire cosa è avvenuto. Ma forse ci eravamo illusi che quella fase più calda delle ecomafie si fosse fermata, e invece pare proprio di no. A parte le vicende che riguardano la corruzione, questo dato degli sversamenti abusivi dimostra che purtroppo la nostra terra rischia di essere ancora una volta il ricettacolo di attività illecite di tale pericolosità".

Anche Rosaria Capacchione, giornalista-simbolo e attuale senatrice che per le sue inchieste proprio sui rifiuti e sul clan dei Casalesi è finita sotto scorta, spiega il quadro inquietante che ha poi dato vita all'inchiesta del nostro giornale: " Lo sapevano tutti che il traffico di rifiuti non si era mai interrotto. Che i liquami infetti finiscono dove sono sempre finiti, cioè nel mare e nelle fogne. Che le scorie tossiche sono sempre concime o materiale da bruciare. Lo sapevano tutti che il sistema ecomafie è sempre uguale a se stesso, anche con gli stessi uomini, magari ripuliti e riciclati attraverso strumentali collaborazioni con la giustizia, e con le stesse coperture. Lo sapevano tutti, anche i giornalisti ovviamente. Alcuni, più bravi degli altri, lo hanno documentato nell'unico modo possibile: andando sul posto. E filmando la verità. Arrivando in quel posto attraverso qualcuno che sapeva e conosceva. Come si fa quando si vuole fare. Cercando di non farsi ammazzare. Non tocca ai giornalisti accertare reati e celebrare processi. Hanno il solo obbligo di raccontare i fatti, anche i più scabrosi e pericolosi, e le evoluzioni della società. Per questo i colleghi di Fanpage.it sono stati bravissimi. Perché hanno rischiato molto e hanno portato a casa la notizia, come si dice in gergo. E sono stati più veloci delle Procure perché non toccava a loro cercare prove processuali ma solo, appunto, raccontare fatti. Le inchieste si fanno così, piaccia o no. E non copiando le inchieste di altri quando la cronaca è diventata ormai storia e i veleni hanno avvelenato. I tempi della verità non sono mai, nel bene e nel male, quelli dei processi. Possono essere infiniti ma possono anche essere anticipatori. E meno male che qualcuno ancora ha voglia di anticipare".

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