Se solo l'area Nord di Napoli avesse tra tanti i rapper che la urlano come una Gomorra, un Edoardo Bennato, questa storia si potrebbe chiamare ‘Vendo caserma' come la ‘Vendo Bagnoli‘ del menestrello dei Campi Flegrei. Già, perché l'ex caserma Boscariello di via Miano, perimetro grigio affacciato su un ricambi auto e ravvivato solo da una fermata dell'autobus, ha una storia travagliata e decennale: ci sarebbe bene una canzone.
Che poi, le caserme sarebbero tre. La Boscariello e la più piccola, la Caretto e la Bighelli. Tutte citate, stracitate, da ogni politico che ha messo piede a Palazzo San Giacomo, ogni volta che si è parlato (perché se n'è solo parlato) di sviluppo della periferia settentrionale di Napoli. Sono in un punto strategico, come potrebbero esserlo solo le caserme in un luogo di guerra. Affacciano su Scampia, Secondigliano e Miano, la presenza dell'Esercito per decenni ha preservato la grande area di centinaia di migliaia di metri quadrati da speculazioni, abusivismo, discariche abusive. Ci sono dei manufatti edilizi: i casermoni dei soldati, la piazza d'armi, l'area sportiva, l'armeria. Sono aree che – inserite in una zona seppur di scarso pregio ma di altissimo valore edilizio – che fanno gola agli appetiti di molti. Sono dismesse e il Demanio non le vuole. Avanti, chi offre di più.
In un paese normale, in una città normale, realizzare nuove strutture lì sarebbe stato ovvio. Quale miglior modo per seminare nuovo sviluppo economico, nuova vita, nuove sfide in una zona martoriata da guerre di camorra, devastata da edilizia residenziale cupa e cadente, abbandonata da trasporti e servizi pubblici, segnata da un altissimo tasso di abbandono scolastico e disoccupazione giovanile?
Nel 2007 fu la volta dello stadio di calcio. «Serve un nuovo stadio, il San Paolo va smantellato». Apriti cielo: giorni e giorni di polemiche a mezzo stampa, perfino i sopralluoghi dei consiglieri comunali. Dieci anni dopo lo stadio di Napoli è sempre il vecchio catino di Fuorigrotta.
Poi la Cittadella dell'artigianato. Poi l'ipotesi di nuovi alloggi di edilizia residenziale popolare – vista la fame di case a buon mercato a Napoli -. E ancora gli impianti sportivi: ogni qual volta l'Italia è stata candidata ad ospitare qualsiasi evento sportivo, Mondiali ed Europei calcio, Olimpiadi, Universiadi qualcuno ha tirato in ballo le caserme di Miano. Progetti, rendering, video, consulenti. Tutto un trucco, una illusione, come la giraffa nella "Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino. Le caserme sono rimaste lì dov'erano e com'erano con al centro un grande punto interrogativo, come se coi progetti buoni non si sapesse che fare.
Prima che Scampia diventasse il set permanente di Camorrraland, quando lungo le strade purtroppo si sparava per davvero, nacque l'idea di una Cittadella della Sicurezza. E indovinate dove? Ma ovviamente nel sito Boscariello-Caretto-Bighelli. La parola cittadella – è ormai chiaro – piace tantissimo alla politica napoletana, quella che ha sempre un fascio di progetti sotto al braccio. Tramontata quella della sicurezza, si pensò ovviamente di nuovo al tempo libero. E vai con la Cittadella dello sport del Coni: palestre, tribune, sale, campetti. Perfino il carcere, un nuovo carcere in zona dopo quello di Secondigliano, fu ipotizzato.
La situazione di oggi è quella di un'attesa «Coi rom alla Boscariello non andremo oltre Natale» dice Luigi de Magistris in Consiglio comunale, confermando l'intenzione di attrezzare parte dell'area (lato Scampia) per ospitare i nomadi ‘sfrattati' dal campo abusivo in via Cupa Perillo, bruciato due settimane fa.
L'orologio delle attese napoletane è gramsciano: il ciclo delle stagioni legato ai solstizi e agli equinozi è più lento. Ma non si sa se questa rosa di periferia fiorirà o se caserma Boscariello, Miano, Napoli, Italia, continuerà ad essere lo stradone degli scooteroni che sfrecciano veloci e si perdono tra i palazzoni popolari, con l'idea che chissà quale terribile cosa potrebbe mai accadere di lì a breve.