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Opinioni

Caso Fortuna al Maurizio Costanzo Show: se la tv irresponsabile si accanisce sulle vittime

Al Maurizio Costanzo Show il caso di Chicca, uccisa e abusata sei anni nel parco Verde di Caivano. Nel salotto domenicale tra comici, attori e conduttori è apparsa evidente tutta l’inadeguatezza di una Tv che tratta con colpevole superficialità casi drammatici e complessi, che li getta nel calderone dell’opinionismo da salotto, senza troppo riguardo per le vittime. Quelle che non possono più parlare e quelle, come la madre di Chicca, la cui parola viene cannibalizzata.
A cura di Angela Marino
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"Chi sa parli, ma chi non sa taccia". Questo il monito che don Maurizio Patriciello lanciò dall'altare della chiesa nel Parco Verde di Caivano all'indomani della morte di Chicca e che vale – e se vale – dopo due anni, quando l'orrendo assassinio della bimba ha scoperchiato una realtà oscura e pericolosa che in pochi sono in grado di districare. Chi non sa taccia, non faccia domande se non quelle lecite, rispettose, che la morte di due bambini sotto i sei anni sollevano nella società in cui questi due tragici episodi sono maturati. Taccia soprattutto la tv, quando non è in grado di trattare un caso delicatissimo per la presenza di altri minori coinvolti – minori che hanno subito i medesimi abusi sessuali e di cui, purtroppo, sono ben noti i nomi.

A pochi giorni dall'incidente probatorio nell'indagine per omicidio e abuso sessuale per la morte di Fortuna Loffredo i genitori e la nonna sono stati ospiti al Maurizio Costanzo Show nella puntata del 15 maggio. Giovanissimi, come lo sono molti genitori del rione, segnati dal lutto e dalla atrocità delle sue circostanze, si sono confrontati con un parterre di ospiti per una mezzora. Dopo una brevissima ricostruzione del caso, Angelo Pisani parla del profondo disagio dei bimbi di quel quartiere ostaggio del traffico di droga e dell'illegalità, sottolinea che tutti o quasi necessitano dell'insegnante di sostegno per ritardi nell'apprendimento causati dai traumi, traumi in cui nessun medico, guarda caso, ha riconosciuto indicatori di abusi sessuali. Padre Maurizio interviene denunciando l'abbandono in cui quel labirinto di palazzoni popolari è stato lasciato. Gli ospiti, tra cui Gigi D'Alessio, i comici Gigi e Ros, la conduttrice Fatima Trotta, hanno un'espressione contrita, poi Costanzo chiede: "Ma a questo punto mi pare di capire che ci sono altri casi, altri bambini a rischio".

Una domanda retorica a cui le investigazioni hanno dato una risposta con l'arresto di altre quattro persone per abusi sessuali e che costituisce il fulcro dell'indagine: quante vittime esistono? Quanti casi di abusi si sono consumati in un contesto in cui la brutalità verso donne e bambini è tollerata e acquisita? Una domanda superflua vista la natura del caso, che denota la scarsa attenzione dedicata dalla redazione che ha realizzato il servizio e che del caso Fortuna Loffredo –Antonio Giglio non ha saputo, ne voluto, trattare gli aspetti investigativi, passando sopra a uno degli elementi fondamentali del caso, il contesto quello di una periferia abbandonata a se stessa,  orrendo dritti agli interrogativi più ossessivi. "Come hai fatto a non accorgerti degli abusi sua sua figlia?" chiede Gigi d'Alessio a Mimma Guardato, esortandola a parlare davanti al pubblico a dire tutto. "Se non me ne sono accorta è perché…immaginate la bambina dove è stata toccata", risponde Mimma.

Il crudo e doloroso riferimento è a un particolare della violenza sessuale subita dalla bimba citato diverse volte nell'ordinanza che ha portato all'arresto del suo presunto assassino e aguzzino. Un particolare che questa giovane mamma – messa sotto accusa, lei, che pure è una vittima dello stesso scenario in cui è morta sua figlia – si sente costretta a sottolineare per scagionarsi da un'accusa che in quel momento quell'arena di commentatori casuali le ha puntato contro. A quel punto cala il silenzio, Mimma non continua, per pudore. Partono i saluti e i ringraziamenti con l'augurio di "sentirsi in circostanze diverse". Quei pochi secondi svelano tutta l'inadeguatezza di una Tv che tratta con colpevole superficialità, con irresponsabile pressapochismo, casi drammatici e complessi, che li getta nel calderone dell'opinionismo da salotto, senza troppo riguardo per le vittime. Quelle che non possono più parlare e quelle la cui parola viene cannibalizzata.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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