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Opinioni

Costretti a pagare il pizzo a due clan. Come nel film Così parlò Bellavista

La drammatica storia di due fratelli, titolari di un chiosco di bibite nella zona della Maddalena, a due passi dalla stazione di piazza Garibaldi: prima il sodalizio criminale Brunetti-Giuliano-Amirante e poi il clan Mazzarella pretendono il pizzo. I negozianti, terrorizzati, pagano prima ad un clan e poi all’altro oltre 10mila euro. Poi, stufi delle continue violenze e dei ricatti scelgono l’unica cosa giusta: denunciare.
A cura di Cir. Pel.
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Una scena del film Cosi parlò Bellavista
Una scena del film Cosi parlò Bellavista

No, nel caso di cui parliamo non arrivava ‘Core ngrato‘, il buffo esattore (interpretato dall'indimenticato Antonio Allocca) che in ‘Così parlò Bellavista‘ di Luciano De Crescenzo suggeriva ai poveri Giorgio e Patrizia, neo commercianti, di pagare il pizzo «prima che inizi l'escalation». La realtà è diversa: più cruda, triste e devastante ma al tempo stesso con un epilogo del tutto diverso.

Al chiosco di bibite ubicato nella Maddalena, sede di un noto mercato popolare a ridosso della Ferrovia in zona piazza Garibaldi veniva imposto di pagare due volte il pizzo. La prima è  una richiesta estorsiva da parte del cartello camorristico Brunetti-Giuliano-Amirante, egemone nel centro storico tra Forcella e la zona del Borgo di Sant'Antonio Abate, quello della cosiddetta ‘paranza dei bambini‘. La pretesa  è charissima: gli uomini del clan dicono ai due fratelli che quella zona della città è sotto la loro influenza e chiedono ben 10mila euro; cifra poi ridotta, dopo una trattativa, a 5mila. Passano pochi mesi e gli uomini dei Brunetti finiscono in galera. Fanno capolino però gli affiliati dello storico clan dei Mazzarella con la loro richiesta di racket: chiedono 3mila euro. Non trascorre moltissimo tempo che tornano nuovamente a bussare gli esponenti del clan Brunetti che allontanano i Mazzarella. "Questa è zona nostra", dicono ai due esercenti e pretendono, famelici, un'altra rata di pizzo. I due commercianti tra una estorsione e l'altra pagano oltre 10mila euro.

Nell'autunno 2016, la svolta: i proprietari del chiosco – che nel frattempo avevano chiuso l'attività – decidono di denunciare alla polizia e il loro racconto porta all'arresto di 8 persone a conclusione di un'indagine condotta dagli agenti della Squadra mobile partenopea e coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia. Pesanti le accuse: estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ad indagare sono stati gli agenti della squadra mobile, coordinati dal dirigente Luigi Rinella, e dal dirigente del commissariato "Vicaria-Mercato", diretto da Francesco Licheri.

L'analogia col film Così parlò Bellavista

In Così Parlò Bellavista, notissimo film di De Crescenzo realizzato oltre trent'anni fa, si narrava proprio di una vicenda analoga peraltro ispirata ad una storia vera degli anni Ottanta. Un negozio (in quel caso di arredi sacri) posto su un confine di via Duomo con due clan a contendersi il pizzo mensile. Una guerra non certo per questione di denaro, ma per «principio», per stabilire lì dove inizia il dominio di un clan e dove finisce quello dell'altro.

Nel film di De Crescenzo i due giovani commercianti, il genero e la figlia del professor Gennaro Bellavista decidono di trasferirsi a Milano.  Nella  vicenda reale è andata diversamente: dopo la denuncia presentata alla polizia i fratelli hanno riaperto ed ora stanno lavorando regolarmente. Della finzione cinematografica  vale però la pena di ricordare il celebre monologo di  Luciano De Crescenzo rivolto al camorrista interpretato da un grande Nunzio Gallo: "Ma vi siete fatto bene i conti? Vi conviene?".

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