1.458 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

Crolli a Napoli, il Comune non firmò il patto con ingegneri e architetti per le perizie gratis

Non è mai partita la convenzione proposta dagli Ordini di ingegneri e architetti al Comune nel 2016. Il presidente Unitel Esposito: “L’atto non è stato mai sancito con una delibera”. Polemiche dopo la morte del commerciante a via Duomo, colpito da calcinacci. Sconosciuto lo stato di salute del patrimonio Unesco. Manca il fascicolo del fabbricato.
A cura di Pierluigi Frattasi
1.458 CONDIVISIONI
Immagine

La tragica vicenda di Rosario Padolino, commerciante 66enne di via Duomo ucciso dal crollo di un cornicione da un palazzo privato del ‘600, per di più già imbrigliato dalle reti di sicurezza, ha riaperto il dibattito in città sulla cura del patrimonio edilizio. Il centro storico di Napoli è tutelato dall'Unesco dal 1995, ma versa in condizioni disastrose. Le facciate dei palazzi sono fatiscenti. Gli interni pericolanti. I dissesti frequenti. Una situazione generale di sfacelo e degrado che il Comune di Napoli ben conosce.

Ma il Municipio può fare qualcosa? L'ultimo bando del progetto Sirena, che prevedeva contributi a fondo perduto fino al 35% degli importi, risale al 2008 e non è stato più rinnovato. Anche se al Comune esiste ancora l’ufficio dell’ex società in liquidazione. Il bando Sirena del 2008 è stato chiuso definitivamente nel 2017, anche se l'elenco degli ammessi al finanziamento risale al 2013. Per il centro storico di Napoli erano previsti contributi per oltre 30 milioni, per circa 700 edifici, tra cui anche diversi palazzi di via Duomo. Il Comune ne ha finanziati per 10 milioni. Un tentativo di riaprire il progetto Sirena nel 2016 è naufragato.

L'accordo del 2016 mai firmato dal Comune

Non solo. Tra i problemi dei mancati interventi sugli edifici del centro storico pesa anche la scarsa conoscenza dei fabbricati. Il Comune non ha un quadro completo dello stato di salute del patrimonio edilizio, perché manca un fascicolo del fabbricato, cioè un documento obbligatorio per ogni palazzo che spieghi in che condizioni si trova un edificio e quando sono stati fatti gli ultimi controlli.

Nel 2016, gli ordini di Ingegneri e Architetti, i Collegi di geometri e periti industriali di Napoli, assieme alle associazioni Aniai Campania (Associazione Ingegneri e Architetti della Campania) e Unitel (Unione Nazionale Italiana Tecnici Enti Locali), proposero al Comune un protocollo d'intesa col quale i tecnici si rendevano disponibili a eseguire perizie gratuite sui palazzi privati del centro storico di Napoli, finalizzate al recupero degli edifici. Una convenzione a costo zero per l'amministrazione della durata di 10 anni. Ma palazzo San Giacomo non ha mai fatto la delibera di sottoscrizione e attualmente il documento resta lettera morta.

Il documento

L'iniziativa nasceva sull'onda del dibattito pubblico che si era innescato negli ultimi anni a seguito di gravi incidenti e dissesti che in alcuni casi avevano portato anche alla morte di persone, come per il piccolo Salvatore Giordano, colpito dal distacco di calcinacci dalla Galleria Umberto I nel 2014. «Negli ultimi anni – era scritto nel protocollo – si sono verificate numerose problematiche o incidenti strettamente correlati a scarsa manutenzione e sicurezza degli edifici».

Le associazioni dei tecnici e il Comune, quindi, attraverso l'accordo, si impegnavano, a fare una serie di iniziative, rivolte alla «salvaguardia della pubblica e privata incolumità, a migliorare l'immagine e il decoro della città e a contribuire ad una possibile ripresa del mercato dell'edilizia e dell'impiantistica». «Una valorizzazione del patrimonio architettonico, storico e moderno», che prevedeva una collaborazione «per la redazione di una mappatura degli edifici anche per valutarne la attuale condizione statica e vulnerabilità».

In concreto, l'accordo prevedeva di «dare vita ad un'urgente campagna di verifiche su richiesta dei privati, semplici cittadini o amministratori di condomini, atta a stabilire quanti e quali edifici (con i relativi impianti), ricadenti nel territorio comunale, devono essere adeguati alle vigenti normative in materia di sicurezza, con particolare riguardo alla stabilità, alla sicurezza degli impianti, alla prevenzione incendi».

A mettere «a disposizione del Comune di Napoli specifiche "Commissioni di Verifica e Controllo della Sicurezza degli Edifici", formate da tecnici volontari appartenenti agli ordini, per collaborare gratuitamente per una prima verifica richiesta dai cittadini o dai condomini».

A stabilire le linee guida che tengano conto delle metodologie da applicare per la conservazione ed il restauro del patrimonio storico architettonico del Centro Storico Unesco, e per la tutela del patrimonio architettonico di recente edificazione».

E, infine, a «realizzare un sito web dedicato al tema della sicurezza degli edifici, facilmente consultabile da tutti i cittadini, contenente ogni utile informazione, anche normativa, attinente ai diritti e doveri dei proprietari e degli inquilini degli edifici privati».

L'esperto: “Non basta il Certificato di eliminato pericolo. Servono le verifiche”.

«Il protoccollo d'intesa per la convenzione col Comune fu predisposto – racconta l'ingegner Andrea Esposito, presidente dell'Unitel Campania e fino al 2016 direttore centrale Infrastrutture del Comune di Napoli, tra i promotori dell'iniziativa – ma la giunta comunale non ha mai fatto la delibera di sottoscrizione. Dobbiamo prendere atto che il Certificato di Eliminato Pericolo più che l'atto conclusivo, è piuttosto la spia per avviare controlli più accurati».

Esposito è stato negli anni impegnato, in qualità di tecnico del Comune, nella risoluzione di molti dissesti gravi accaduti a Napoli, tra cui il crollo di Palazzo Guevara di Bovino alla Riviera di Chiaia nel 2013, il cedimento della Curva A del San Paolo nel 2014, quello di calcinacci della Galleria Umberto I nel 2014, la voragine di Pianura nel 2015, e il dissesto idrogeologico della Collina Camaldoli.

«Il dibattito sulla sicurezza dei fabbricati – spiega – ormai va avanti da anni. Il problema fu affrontato già all'indomani del terremoto dell'80, quando i tecnici del Comune furono chiamati a dare pareri urgenti sulla staticità degli immobili per consentire alle famiglie di rientrare. All'epoca quasi nessun amministratore fu in grado di presentare le planimetrie e gli schemi di struttura dei fabbricati. Un palazzo, come un'automobile, dovrebbe avere un patentino, un documento in cui si raccoglie almeno il disegno della struttura e la cronistoria dei lavori eseguiti».

«Dopo quasi 40 anni, la situazione non è cambiata. Manca il certificato di idoneità o di verifica statica. Il “libretto del fabbricato” è rimasto chiuso nel cassetto. Solo recentemente la nuova normativa ha ripreso il discorso. Oggi – conclude Esposito – per un atto notarile di compravendita di un immobile basta avere il Certificato Energetico e verificare se il tramezzo è conforme alla situazione catastale. Col paradosso che si possono vendere appartamenti bomboniera in palazzi che sono pericolanti».

1.458 CONDIVISIONI
Immagine
Giornalista professionista dal 2016, per Fanpage.it segue la cronaca di Napoli, con particolare riferimento ai settori politica, istituzioni, trasporti, Sanità, economia. Ha collaborato in passato con i quotidiani “Il Mattino”, “Roma”, “Il Fatto quotidiano.it” e con l'agenzia di stampa Italpress. Nel 2014 ha vinto il Primo Premio al Premio di Giornalismo “Francesco Landolfo”. Per l'attività giornalistica svolta è stato ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche (tra le quali Agorà, RaiRadio2, TgCom24, Radio Kiss Kiss Napoli, Radio Marte, Radio Amore Napoli, Canale 8). Moderatore di convegni e dibattiti pubblici per Provveditorato per le Opere Pubbliche della Campania e Molise, Banca Fideuram – Intesa Sanpaolo, Eurispes. Ha svolto attività di ricerca scientifica di carattere storico-economico. È autore dei saggi pubblicati su Meridione, Sud e Nord del Mondo: "La ristrutturazione industriale negli anni ’70 del Novecento. I salvataggi Gepi di imprese campane" (Esi, 2013), "Espansione e sviluppo dell’industria aerospaziale campana negli anni ’70 del Novecento" (Esi, 2013), e "Pensiero meridiano e politiche europee per il Mediterraneo" (Esi, 2010).
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views