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Opinioni

Da Napoli un nuovo fronte contro l’ondata nera di populismo

“Abbiamo bisogno sia di costruire un fronte in grado di arginare l’onda nera populista e nazionalista che sta facendo danni dappertutto. C’è bisogno di meno egoismo e più senso di comunità e di confronto. A Napoli, forse più che in altri luoghi e città, si può provare a creare un terreno aperto ed inclusivo delle forze e delle tantissime persone che sono contrarie all’onda salvinista”
A cura di Redazione Napoli
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di Luciano Stella e Andrea Morniroli

Avremo la capacità di adattarci al cambiamento epocale in corso e di assorbire l’urto forte dell’attacco diretto alla democrazia che questa destra italiana illiberale sta compiendo con la complicità della paura, della crisi economica, della crisi della sinistra, dell’antieuropeismo? Avremo la capacità di difendere l’essenza della democrazia costituzionale italiana e riprendere a tessere un modello di comunità inclusiva, aperta ed efficace? Avremo la capacità di difendere e ampliare diritti acquisiti: economici e civili, di salute e di convivenza, di sicurezza e istruzione, di welfare e di cura dell’ambiente, di diritto al lavoro e diritto alle differenze di genere? Avremo la capacità di riporre al centro dell’attenzione di tutto il paese la questione del Sud mentre soffiano i venti secessionisti delle Regioni più ricche?

Non sappiamo se saremo capaci di fare tutto questo ma siamo allo stesso tempo certi che nel Paese e nella nostra città ci sono tutte le risorse necessarie per avviare un percorso teso a trovare risposte e a immaginare politiche in grado di rispondere a tale complessità. Un percorso da un lato fondato su argomenti, indirizzi e proposte concrete e connesse con la realtà (e per questo di essere comprese e ritenute utili dalla persone oggi più attratte da chi propone loro rancore e chiusura) d'altro lato capace di riconnettere le forze disperse e confuse della tradizione sociale e democratica.
A Napoli non partiamo da zero perché in città già si esprimono, in modo efficace, molteplici forme di civismo attivo, nei campi dell'arte, dell'impresa profit e sociale, della solidarietà partecipata tesa a tutelare e promuovere diritti e non al fare del bene. Così come in quelli della rigenerazione urbana, della partecipazione e della tutela dell'ambiente. E, ancora, la nostra città si caratterizza come luogo fondato su un orizzonte culturale di apertura e integrazione , figlio di un tessuto urbano e relazionale poroso in grado, di assorbire influenze differenti per trasformarle in humus di crescita culturale per l'intera comunità.

Ed è per tutto questo che a Napoli, forse più che in altri luoghi e città, si può provare a creare un terreno aperto ed inclusivo delle forze e delle tantissime persone che sono contrarie all’onda salvinista e più in generale tentano di costruire un argine e un'alternativa ad una destra cattiva e volgare, che nega le persone e nel contempo restituisce corpi ai più fragili solo quando tale soggettività può essere agita per creare nemici opportuni su cui scaricare rabbia e costruire facile e irresponsabile consenso elettorale.

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La comunità in movimento di #primalepersone, con le sue iniziative e la grande manifestazione in difesa dell’Articolo 3 della Costituzione; le Sardine, che hanno riempito Piazza Dante e che a giorni proporranno un'altra piazza per dire no alla guerra; la bellissima ed enorme mobilitazione giovanile sui temi dell’ambiente; la costante e perseverante azione di decine e decine e decine di operatori e operatrici dell'impresa sociale e delle organizzazioni di cittadinanza attiva; il tardivo ma speriamo sincero  tentativo di rinnovo di alcuni storici partiti della sinistra, sono segnali concreti che dicono che in città vi sono le forze per (ri)costruire un terreno comune di difesa dalla destra illiberale ma anche un terreno comune del “si può fare perché già si sta facendo”. Ma avendo anche la consapevolezza che il solo fare, per quanto innovativo e qualificato sia, non basta se lo si continua a fare in modo separato, non connesso, non in alleanza ma spesso in competizione. Allo stesso modo va trovata la consapevolezza che è urgente passare dalle pratiche alle politiche. Che è necessario investire perché le sperimentazioni diventino azioni di sistema.

Perché le istanze in campo, i cambiamenti epocali in corso,l’emergenza ambientale, democratica e civile che stiamo vivendo ci impongono il bisogno urgente di uscire dalle nostre cornici e dai nostri specifici, superando paure e diffidenze, per incontraci e confrontarci, per costruire insieme alternative possibili. Per condividere contenuti in positivo, insieme a soluzioni contemporanee in grado di impattare davvero sulla realtà, sulla vita delle persone, generando cambiamenti positivi e miglioramenti delle condizioni di vita di tutte e tutti
Insomma, abbiamo bisogno sia di costruire un fronte in grado di arginare l'onda nera populista e nazionalista che sta facendo danni dappertutto e sta preparando scontri nazionalisti e venti di guerra, sia di confrontare contenuti reali in positivo che riequilibrino le disuguaglianze che sono diventate profondissime.

Ripartendo “da tre”, perché sul fronte del No alla destra sovranista, antisemita, razzista, illiberale, si è oramai risvegliato un fronte ampio che ora ha bisogno non solo di continuare a dire dei “no” ma di trovare il coraggio e le disponibilità necessari per costruire in modo unitario proposte e politiche “per”.

C’è bisogno di ricostruire ora un campo ampio sociale e democratico , rispettoso delle differenze, non litigioso, non egoista, non settario!!
Noi sentiamo di dover mettere tutto il nostro impegno per la costruzione di questo percorso. A partire dal chiedere il ritiro dei decreti sicurezza; dal contrastare ogni tentativo di restaurare il monopolio della famiglia tradizionale negando le conquiste realizzate nell'ambito delle relazioni di genere e nel campo dei diritti civili. Dal dire che ogni tentativo di destabilizzare l'Europa fa male al Paese. Dal mettere al centro le priorità di orientare in senso democratico il cambiamento tecnologico e dal rifiuto di ogni forma di impresa che non rispetti le persone, che calpesti i diritti del lavoro, che sia onnivora nei confronti del suolo, dell'ambiente, dei beni comuni. Dal ribadire che il welfare, come le politiche educative, insieme a quelle mirate a contrastare disuguaglianze e povertà non sono esito ma presupposto allo sviluppo e alla sicurezza e al benessere collettivo. Legando tutto questo ad un'idea di città e declinando in tal senso le politiche e gli interventi a livello locale.

Vanno ricercati momenti di dibattito non divisivi per condividere elementi di contenuti in positivo capaci di aprire un orizzonte di reale risposta non sovranista alla crisi epocale in cui tutti siamo. Nel rispetto delle diverse idee e posizioni ma con sincera capacità di ascolto e consapevolezza della forza anche delle differenze . Coordinamento e non omologazione, squadra e non un solo leader. È un momento storico assai critico e problematico. Un momento che non perdonerà settarismi e visioni autoreferenziali. C’è bisogno di meno egoismo e più senso di comunità e di confronto. Non per una astratta esigenza pacifista e buonista ma perché questo passaggio difficile se non vede nascere una nuova spinta politica aperta, inclusiva e comunitaria, rischia di condannare alla marginalità e alla sottomissione, per un periodo assai lungo, l’immenso patrimonio democratico e civile della nostra nazione e della nostra città.

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