A cosa serve una circolare esplicativa di un testo di legge vecchio di oltre vent’anni? E perché mai si ritiene di dover spiegare ciò che la norma dice in maniera inequivocabile? Se lo stanno chiedendo, preoccupati, sindacati, associazioni di categoria e datoriali, uffici di consulenza del lavoro, la Caritas diocesana, patronati e quanti altri si occupano di assistenza ai lavoratori stranieri che nei giorni scorsi, subito dopo Ferragosto, hanno ricevuto dalla prefettura di Caserta una nota della Direzione centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo, uno dei dipartimenti del ministero dell’Interno. Nove righe in stretto burocratese, datate 13 agosto 2019, con le quali il direttore centrale vicario, Martha Mathscher, precisa che «il datore di lavoro italiano o straniero che intende instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno straniero residente all’estero, deve verificare presso il centro per l’impiego competente l’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale». Nella nota viene richiamato l’articolo 22 del testo unico sull’immigrazione, datato 1998 ma modificato in senso restrittivo dalla legge Bossi-Fini, quattro anni dopo.
La legge prevede esattamente la procedura indicata. Cioè, spiega nel dettaglio cosa fare o non fare in caso di assunzione diretta di un lavoratore straniero e lo fa in maniera così stringente da aver di fatto paralizzato la possibilità di regolare gli ingressi dei lavoratori stagionali. I quali, in ogni caso, possono arrivare in maniera contingentata grazie alle quote fissate di anno in anno dal Viminale. Per il 2019, ad esempio, alla provincia di Caserta spettavano venti persone (30.850 in tutta Italia); quota già coperta da molti mesi.
Dunque, si chiedono allarmati i destinatari della missiva, a che serve la circolare? Nessuna modifica collegata al decreto sicurezza approvato agli inizi di agosto, come pure la tempistica lascerebbe immaginare. Nessuna richiesta extra-quote. Nessuna impennata di contratti. Solo, fanno notare, appare strano che nell’inutile chiarimento la legge venga sintetizzata così tanto da saltare dei passaggi essenziali, inducendo a far credere che l’accertamento sulla saturazione del mercato tocchi direttamente all’aspirante datore di lavoro. Soprattutto, che faccia riferimento al dettato dei commi 2 e 4, quest’ultimo abrogato nel 2013.
Il sospetto è che tra le righe di quella sorta di interpretazione autentica si nasconda un’ulteriore contrazione della possibilità di assumere manodopera straniera. Strada già scarsamente percorsa in tutta Italia perché i tempi per l’espletamento delle procedure è superiore alle necessità dei datori di lavoro. Un esempio: il decreto flussi, con la ripartizione delle quote, è pubblicato tra la fine dell’anno e il bimestre di quello nuovo, cioè febbraio. La verifica della disponibilità di una specifica categoria di lavoratori su tutto il territorio nazionale richiede dai due ai quattro mesi. L’istruttoria della pratica altri due mesi. Si arriva, per gli stagionali da impiegare in agricoltura, per esempio, ben oltre il tempo della raccolta.
Quindi, dicono negli sportelli dei pochi patronati aperti anche in questo scorcio di vacanze estive, questa nota ha il sapore di una beffa che arriva proprio mentre l’associazionismo casertano e campano si appresta a commemorare Jerry Essan Masslo, la sua morte crudele trent’anni fa a Villa Literno, le battaglie per la dignità dei lavoratori stranieri avviate proprio in quei giorni e che saranno ricordate il 6 e 7 ottobre nel corso di una manifestazione organizzata dalla Cgil della Campania. O forse è solo un equivoco della burocrazia, come suggerisce qualcuno più ottimista, che sarà chiarito la prossima settimana al tavolo già convocato al Palazzo di Governo.