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Delitto di Giugliano, il fioraio resta in carcere: gip convalida l’arresto

Antonio Riano, il fioraio 27enne fermato per il duplice omicidio dei coniugi Luigi Simeone e Immacolata Assisi, trovati morti domenica scorsa a Giugliano, resta in carcere: lo ha deciso il gip nell’udienza di convalida. Proseguono intanto le ricerche del complice del presunto assassino.
A cura di Francesco Loiacono
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Resta in carcere Antonio Riano, 27 anni, il fioraio indiziato per il duplice omicidio dei coniugi Luigi Simeone e Immacolata Assisi, i cui corpi sono stati trovati domenica scorsa in una scarpata di Giugliano. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Nord, che nel corso dell'udienza di convalida ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere sulla base di quanto emerso finora dall'indagine. Negli scorsi giorni a cercare di alleggerire la posizione di Riano era stato il padre, con cui il 27enne gestisce un negozio di fiori davanti al cimitero di Soccavo, nell'area flegrea: "Mio figlio e Luigi Simeone si sono incontrati venerdì, la sera precedente a quella del delitto", aveva spiegato l'uomo, cercando di giustificare in questa maniera la presenza di impronte dell'indiziato all'interno del taxi di proprietà di Simeone, ritrovato abbandonato sul luogo del delitto.

Continuano le ricerche di un complice

Sul fronte delle indagini, intanto, continuano le ricerche degli uomini del commissariato di Giugliano, coordinati dal dirigente Pasquale Trocino, per individuare il complice che avrebbe aiutato il presunto assassino a compiere il duplice omicidio. Un'ipotesi avvalorata dalle immagini di alcune telecamere di sicurezza, che mostrano il taxi sul quale viaggiavano le due vittime percorrere la strada verso il luogo del delitto preceduto da un'altra auto. Sul fronte del movente, resta in piedi che il duplice delitto sia maturato nell'ambito della transazione in atto tra le vittime e il 27enne Riano: quest'ultimo, come testimoniato da un sms mostrato da Immacolata Assisi a un'amica, stava comprando un appartamento a Melito di proprietà delle vittime e aveva chiesto loro un incontro.

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