Domani l’interrogatorio di Marco Di Lauro: ecco le accuse che gli contestano i magistrati
Appena arrivato in Questura, a via Medina a Napoli, nelle mani di Marco Di Lauro è finito un pacchetto di fogli, leggeri nella forma ma in realtà pesanti come macigni. Erano gli ordini di carcerazioni accumulati in 14 anni di latitanza. Lunga, la serie di reati contestati: associazione di stampo mafioso e droga, accuse che gli sono valse una condanna definitiva a 11 anni e 2 mesi di reclusione, poi, altre due ordinanze di custodia cautelare in carcere, entrambe per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata traffico di sostanze stupefacenti.
Martedì 5 marzo, di mattina, davanti al gip di Napoli Pietro Carola, inizierà l'interrogatorio di Marco Di Lauro, arrestato sabato scorso. L'uomo, figlio di Paolo, alias Ciruzzo ‘o Milionario, attualmente secondo gli investigatori era a capo dell'ala militare dell'omonimo clan di Secondigliano. Marco, alias F4, era arrestato sabato scorso poco dopo l'ora di pranzo in via Emilio Scaglione, nel quartiere Chiaiano di Napoli, poco distante Secondigliano. Ad assisterlo saranno gli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro.
Nel giugno 2015, la Cassazione ha disposto il rinvio degli atti a Napoli, ad un collegio della Corte di Appello diverso da quello che aveva decretato l'ergastolo, rispetto all'accusa di essere stato il mandante dell'agguato in cui venne ucciso Attilio Romanò, un imprenditore di 29 anni, vittima innocente della faida. La Suprema corte rilevò discordanze nei racconti dei pentiti che accusavano il rampollo della famiglia Di Lauro di avere ordinato l'agguato che, in realtà, aveva come obiettivo Salvatore Luise, nipote del boss degli scissionisti Rosario Pariante.
Tra le vicende giudiziarie che riguardano Di Lauro jr. c'è da annotare anche l'assoluzione dall'accusa di essere il mandante dell'agguato al parco acquatico di Licola, il Magic World, risalente al 10 agosto del 2007, che costò la vita a Nunzio Cangiano, ucciso sotto gli occhi della moglie e del figlio piccolo, raid ordinato per punire il gruppo dei "girati"