Due casi di colera a Napoli. Sono stati riscontrati nella giornata di oggi, mercoledì 3 ottobre, all'ospedale Cotugno, nosocomio specializzato nella cura delle malattie infettive. I pazienti sono due immigrati, un bambino di 2 anni e sua madre, entrambi residenti a Sant'Arpino, nella provincia di Caserta: secondo quanto ha appreso il personale medico dell'ospedale partenopeo, i due erano da poco rientrati da un viaggio in Bangladesh. Il vibrione è stato isolato nelle feci dei due pazienti. "Immediatamente è stata allertata la Asl competente e sono state attivate tutte le procedure previste dai protocolli" fanno sapere dall'ospedale.
"I contatti familiari del caso indice sono stati già individuati e sono attualmente sotto stretta osservazione sanitaria. Attualmente, entrambi i pazienti sono in condizioni stazionarie. La situazione è del tutto sotto controllo" dichiara Antonio Giordano, commissario straordinario dell'Azienda Ospedaliera dei Colli, che comprende, oltre al Cotugno, anche gli ospedali Monaldi e Cto. Il colera è una malattia infettiva acuta che colpisce l'intestino è che si può contrarre per ingestione di alimenti o acqua contaminati dal batterio. L'incubazione della malattia va da 1 a 5 giorni e si manifesta con forte diarrea e vomito che portano ad una rapida disidratazione.
Le condizioni della madre non hanno mai destato particolare preoccupazione, mentre quelle del bimbo di 2 anni erano ritenute serie dai medici. Nelle ultime ore, fortunatamente, il bimbo è migliorato, tanto che ha lasciato il reparto di Terapia Intensiva. Intanto, al Cotugno è ricoverato anche il fratellino, un bimbo di 4 anni: anche se è risultato negativo ai test per il colera, presenta alcuni sintomi che hanno indotto i medici a tenerlo sotto osservazione.
La storia del colera a Napoli
Il tema della possibile epidemia di colera a Napoli fa paura perché è legato a vicende tragiche avvenute nel passato. Nell'Ottocento la città fu aggredita dal vibrione con migliaia di morti; negli anni Settanta ed esattamente nell'estate del 1973, una serie di morti, fecero sprofondare la città nel caos e nella psicosi. Code chilometriche per le vaccinazioni, proteste lì dove non erano disponibili, notizie e false notizie che si susseguivano su malattie e su sintomi: la città fu talmente segnata da questa storia da diventare simbolo in negativo. È noto peraltro che il coro da stadio «Napoli colera» sia nato proprio in virtù di quel periodo.
Il responsabile dell'infezione venne individuato nelle cozze, nella fattispecie in una partita importata dalla Tunisia, alla fine dell'operazione di profilassi furono vaccinati circa 1 milione di napoletani; su 277 casi accertati di colera, si segnarono 24 morti a Napoli e 9 in Puglia.