C’è un nome che collega l’Emilia Romagna alla Campania, l’inchiesta sui falsi abusi subiti dai bambini di Bibbiano, Mirandola, della Val d’Enza e dell’intera Bassa alla provincia di Salerno. E c’è un altro nome, quello dell’associazione Hansel & Gretel, che porta da Torino e Reggio Emilia fino a Napoli. Non figurano negli atti dell’indagine che la scorsa settimana ha portato all’arresto di medici, psicologi, assistenti sociali accusati di aver truccato le carte e depistato i processi, torturato i minori e falsificato le prove per dimostrare violenze sessuali mai avvenute. Ma sono fatti e circostanze che, a spezzoni, compaiono in altri fascicoli, alcuni archiviati, altri ancora in corso. Anche in questo caso, i protagonisti sono bambini di pochi anni, sottratti alle famiglie e dati in adozione, con modalità assai simili a quelle documentate dalla Procura di Reggio Emilia e dai carabinieri. Un link che tiene insieme i processi sui “diavoli della Bassa” – rivisitati dall’inchiesta di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli con il podcast “Veleno”, e dei quali è stata recentemente chiesta la revisione – quello della settimana scorsa e singoli casi giudiziari, sfuggiti alla grande stampa e comunque catalogati come errori giudiziari.
Partiamo da “Hansel & Gretel”, associazione piemontese, una delle poche accreditate per l’assistenza ai bambini abusati. È stata fondata quasi trent’anni fa dallo psicologo Claudio Foti, uno dei nomi che contano nel suo campo, caposcuola di una teoria sull’intelligenza emotiva. È stato arrestato con l’accusa di frode processuale e depistaggio. Avrebbe usato come cavia una bambina, durante un corso di formazione dedicato ad assistenti sociali, convincendola di aver subito abusi sessuali mai avvenuti. L’associazione e Foti hanno curato a Napoli, nel 2015, un master di secondo livello sugli stessi temi. Nel 2017 hanno tenuto un corso di formazione destinato alle assistenti sociali del Comune, un seminario di due giorni “sull’attivazione cognitiva ed emotiva dei soggetti destinatari dell’intervento”.
Da Bibbiano a Salerno: la composizione delle onlus
Della onlus facevano parte l’ex moglie di Foti, Cristina Roccia, e quella attuale, Nadia Bolognini (arrestata). La prima è la protagonista di uno dei video degli incidenti probatori dell’inchiesta sui “diavoli della Bassa”, interrogatori suggestivi nei quali i bambini vengono indotti a confessare la partecipazione a riti satanici. Lorena Morselli, alla quale furono tolti i tre figli che non ha mai più potuto vedere, così li ha commentati su l’Avvenire: “Si vedono i bambini durante le audizioni protette a Modena, mentre devono rispondere alle domande del gip Alberto Ziroldi, che aveva nominato come periti proprio le psicologhe Cristina Roccia, allora moglie di Claudio Foti, Sabrina Farci e Alessandra Pagliuca, tutti di Hansel & Gretel. Uno dei miei figli parla come un automa: “in cimitero squartavamo i bambini e bevevamo il sangue”, a domanda risponde che lui stesso ne ha uccisi cinque, per tre volte a settimana. Dice che papà andava a prendere le vittime col pulmino della parrocchia e io alla fine pulivo da terra il sangue. Possibile che questo bastasse per mandare decine di persone in galera e i nostri figli in affido?”.
Alessandra Pagliuca è una delle tre psicologhe che alla fine degli anni Novanta collaborarono con l’inchiesta. È napoletana, vive a Salerno. È sposata con un altro psicologo, Mauro Reppucci, ex giudice onorario del Tribunale dei minori di Napoli, stessa scuola di pensiero di Foti, di recente approdato alle teorie di Ryke Geerd Hamer, fondatore della Nuova Medicina Germanica, medico tedesco morto due anni fa, radiato dall’ordine professionale. Per intenderci, il teorico della causa psicologica dei tumori e dell’inutilità delle cure farmacologiche. Sandra Pagliuca è stata convocata in audizione, nella veste di esperta, dalla commissione parlamentare sull’Infanzia, appuntamento per giovedì mattina a Roma, a Palazzo San Macuto, sede di molte commissioni parlamentari.
“Un appuntamento al quale non mancherò – commenta Paolo Siani, capogruppo del Pd in quella commissione. Sono proprio curioso di sapere cosa avrà da raccontarci. Anche perché bisogna studiare con attenzione le cause dell’aumento esponenziale dei casi di abusi e maltrattamenti sui minori. Non abbiamo elementi scientifici, epidemiologici, sul fenomeno. Ed è per questo che ho presentato una mozione, in discussione in aula domani (2 luglio), nella quale propongo l’istituzione di un osservatorio. Non è molto chiaro perché alcuni, tra i quali i parlamentari dei Cinque Stelle, sono contrari”.
Le sette sataniche di Salerno
Ad Alessandra Pagliuca è legata anche la denuncia dell’esistenza di sette sataniche in provincia di Salerno. La più clamorosa ha portato a un’inchiesta, che risale al 2007, che non ha prodotto alcun risultato. Protagonisti tre fratellini, che riferirono di altri tre bambini coinvolti. Nei loro racconti si parlava di adulti incappucciati e travestiti, di pozioni da ingurgitare “sennò non diventi figlio del diavolo” a base di sangue, sperma e droghe, probabilmente anfetamine. Li assisteva, nella veste di psicoterapeuta, proprio la Pagliuca. Che così commentò la vicenda: “Sono battaglie lunghe e dolorose, ma per noi la salvaguardia dei minori è una missione. Purtroppo c’è la tendenza a non dare troppo credito a quanto raccontano i bambini. Ma un esperto del settore riconosce subito un minore abusato. Lo legge perfino nel modo in cui parla o cammina. Negli ultimi tre anni mi è capitato di occuparmi di tre sette sataniche nel Salernitano. I processi sono ancora aperti e generalmente durano anni. Nel frattempo i minori soffrono e questi personaggi se la spassano”. Inchieste finite nel nulla.
Sempre a Salerno, Maria Rita Russo, stessa formazione di Foti, Reppucci, e Pagliuca, neuropsichiatra infantile, dirigente del servizio Not dell’Asl, è stata rinviata a giudizio un anno fa per false dichiarazioni al pm. La professionista salernitana avrebbe forzato l’esito di una consulenza psichiatrica su un bambino di tre anni, avallando nei confronti del padre un processo per pedofilia che si è poi rivelato infondato. Il bambino è stato comunque dato in adozione. La gestione del servizio Not è stata oggetto di contestazioni e polemiche anche in tempi più recenti. A gennaio, nel corso del processo su presunti abusi ai danni dei bambini della scuola d’infanzia di Coperchia, piccola frazione di Pellezzano, il maresciallo dei carabinieri sentito come testimone ha escluso l’esistenza di elementi documentali necessari a confermare l’accusa a carico di sei bidelli e del personale amministrativo dell’asilo.
Il comandante della stazione di Pellezzano ha ripercorso la lunga fase investigativa sostenendo che, dalle indagini, in particolare dalla visione dei filmati delle telecamere nascoste all’interno della scuola, non era emerso alcun elemento d’accusa a carico degli imputati. Gli avvocati Gerardo Di Filippo e Cataldo Intrieri avevano poi chiesto e ottenuto l’acquisizione di alcune sentenze scaturite da inchieste giudiziarie nata su segnalazione del Not e di Maria Rita Russo, consulente della Procura nell’ambito dell’inchiesta sugli abusi alla materna di Coperchia e in altre numerose indagini su abusi ai danni di minori. Un canovaccio sovrapponibile, quasi una fotocopia, a quello dell’inchiesta sui “diavoli della Bassa” a Bibbiano e sugli abusi in Val d’Enza.