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Covid 19

Fase 2 Covid-19, la cosa di cui non abbiamo bisogno è uno scontro Campania-Lombardia

Dalla Lombardia alla Campania battute polemiche e punzecchiature tra i presidenti di Regione sulla gestione dell’emergenza Coronavirus. Non abbiamo bisogno di queste sceneggiate: a tempo debito saranno tracciati meriti (improbabili) e responsabilità su una situazione che è ancora in corso. Ci sono ancora ospedali con malati che lottano e molti casi muoiono, ci sono medici e infermieri che lavorano senza soluzione di continuità e c’è un p Paese intero ancora chiuso in casa. Non sentiamo la necessità di queste diatribe Nord – Sud da italietta.
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È talmente ridicolo che sembra ancor più ridicolo doverlo scrivere, ma tant'è. Dopo una giornata passata a leggere le dichiarazioni di Attilio Fontana, di Giulio Gallera, dell'immancabile Matteo Salvini ma anche di Vincenzo De Luca e di Luigi De Magistris, un solo, sommesso, pensiero: smettetela. Di tutto abbiamo bisogno fuorché nella battaglia campanilista sulla pandemia da Coronavirus. Solo la peggiore italietta della politica e del tifo da stadio può partorire atteggiamenti di chiusura, di esultanza per minor contagi e soprattutto di attribuzione di meriti. Non c'è un solo esponente politico italiano che può permettersi di dichiararsi vincitore. Ma vincitore di cosa? E perché? La campagna elettorale permanente da nord a sud ha completamente sconvolto il senso logico di una vicenda che conta centinaia di migliaia di morti, un sistema sanitario italiano ora mostrato per quello che e cioè una vergogna, un sistema economico che a fine di questo lockdown sarà al collasso.

Non abbiamo bisogno del tifo da stadio e delle curve: non abbiamo bisogno che gli amministratori locali di Lombardia e Campania si rincorrano a suon di battutine. Non abbiamo bisogno della speculazione sulla salute della gente. Se qualche esponente politico regionale o nazionale ritiene di aver fatto un buon lavoro nella gestione della pandemia, ha semplicemente fatto metà del suo dovere. Non c'è nulla di cui sorridere o di cui essere contenti: nelle rianimazioni di molti ospedali c'è ancora gente intubata o che muore, centinaia e centinaia di famiglie piangono i loro cari strappati alla vita cui non hanno neanche potuto dire addio.

Ci vorrebbe un po' di rispetto. Un po' di rispetto per medici, infermieri, operatori socio sanitari, conducente di ambulanza, per tutta quella gente che pur non andando ogni giorno in TV fa il proprio lavoro e come tanti lo fa anche a rischio dell'incolumità, visti i contagi e le grandi carenze di dispositivi di protezione individuale.

Il continuo punzecchiarsi e ciarlare nasconde la necessità di fuga da tante responsabilità: in Lombardia la sottovalutazione iniziale dell'emergenza e l'inadeguatezza dei sistemi a protezione degli anziani nelle residenze assistenziali. In Campania un mostruoso piano per la realizzazione di sale  intensive che alla fine di questa pandemia non potenzieranno come era necessario il sistema sanitario disastrato di questa regione. La campagna elettorale in Lombardia e in Campania, per cortesia, fatela quando sarà il momento. Non certo oggi, non certo sulla pelle, sulla memoria e sul  lavoro chi ha affrontato questa tragedia.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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