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Formiche all’ospedale San Giovanni Bosco: sospesi ex direttore e un altro dipendente

Due dipendenti dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli sono stati sospesi dal servizio nell’ambito dell’inchiesta interna sulle formiche rinvenute, in più di una occasione, nel nosocomio partenopeo. L’Asl Napoli 1 ha così deciso per la sospensione dell’ex direttore sanitario e di un altro dipendente della struttura.
A cura di Valerio Papadia
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C'è una svolta nella inchiesta interna sui numerosi avvistamenti di formiche all'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli: l'Asl Napoli 1 ha deciso di sospendere dal servizio il direttore sanitario del nosocomio partenopeo e un altro dipendente, nella fattispecie assistente tecnico della struttura ospedaliera. Il Collegio disciplinare dell'Asl, presieduta dal commissario straordinario Ciro Verdoliva, ha così deciso di sospendere, rispettivamente, per un mese l'ex direttore sanitario, con decorrenza a partire dal 16 luglio e per 4 mesi l'assistente tecnico, con decorrenza a partire dal 4 luglio. Entrambi sconteranno la sospensione dal servizio con privazione della retribuzione: ovvero, non percepiranno lo stipendio. L'indagine interna partita lo scorso febbraio, dunque, ha dato i suoi primi frutti.

Che la presenza di formiche potesse essere frutto di un atto di sabotaggio interno era già stato profilato durante le prime battute dell'indagine. Un'analisi effettuata proprio lo scorso febbraio all'interno del San Giovanni Bosco rivelò che gli insetti erano stati attirati mediante l'utilizzo di "esche" quali alimenti zuccherini lasciati in giro per l'ospedale. Il caso più recente nel gennaio scorso, quando le formiche furono avvistate al terzo piano del nosocomio partenopeo, tra i lettini dei degenti nel reparto di Chirurgia Generale. È ancora da chiarire nel dettaglio il ruolo che hanno avuto i due dipendenti sospesi nella vicenda.

L'ospedale nell'inchiesta sull'Alleanza di Secondigliano

Il San Giovanni Bosco è finito anche nell'inchiesta sull'Alleanza di Secondigliano che ha portato all'arresto di oltre 100 persone affiliate al potente sodalizio camorristico che opera nella periferia settentrionale di Napoli. Dall'indagine della Procura di Napoli è emerso che l'ospedale napoletano era diventato una specie di sede sociale per il clan Contini: i medici del nosocomio curavano di nascosto i feriti del clan.

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