I rendering, le immagini progettuali tanto piacciono ai giornalisti, c'erano già da qualche mese. Così come c'erano i progetti e pure gli accordi per i finanziamenti. Obiettivo: realizzare quello che per il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, anti inceneritorista convinto, è l'unico impianto possibile per i rifiuti, ovvero il compostaggio. Trasformare il pattume organico umido in compost, terreno. Al momento Napoli quel poco di differenziata che produce deve spedirla agli impianti di compostaggio fuori regione. Dunque, cosa ci sarebbe di meglio che una struttura del genere? Il problema è, appunto, che siamo a Napoli. Dove gli interessi si intrecciano i veleni si accumulano e i calcoli politici sono sempre messi avanti a tutto, manco fossimo in una puntata di House of cards.
Compostaggio: l'idea è di Gesco, Sodano fa il cecchino
Il bando comunale per l'impianto di compostaggio è andato deserto un paio di volte. A Napoli è difficile pensare di realizzare strutture nell'ambito dei rifiuti, visti gli sfaceli del passato. Serve l'appoggio politico, servono i soldi (dei privati) servono spalle larghe per sopportare polemiche, inchieste, accuse. Serve la mano del padreterno per scongiurare e arginare le proteste sulla qualunque. Sergio D'Angelo è il capo di Gesco, il consorzio di coop sociali di Napoli che da sempre fa la parte del leone nel settore; è stato prima grande elettore e poi assessore alle Politiche Sociali nella giunta di Luigi de Magistris, è stato più volte candidato alle Politiche e alle Regionali mai eletto (Sel, Rivoluzione civile). D'Angelo mette nero su bianco un progetto per il compostaggio. Costituisce un'ati (associazione temporanea d'impresa) con Ceif e Tecton (edilizia e impiantistica), trova i soldi nelle casse di Banca Prossima, istituto del Gruppo Intesa San Paolo specializzato in economia sociale. Già, sociale: perché il compostaggio andrebbe avanti anche con una sorta di ‘azionariato popolare'. Che bella storia da raccontare: dal disastro rifiuti la città si rialza, si responsabilizza e contribuisce tutta a creare il compostaggio per rilanciare la raccolta differenziata. Ma siamo sempre a Napoli.
L'impianto dovrebbe sorgere a Scampìa. È un quartiere simbolo. Ma anche un problema (di questo parleremo in seguito).
Il capo di Gesco presenta il pacchetto a Luigi de Magistris che accetta contento: ci sono i denari, il vero cruccio dell'Amministrazione più isolata politicamente d'Italia. Contestualizziamo: quando D'Angelo presenta il piano al sindaco, la maggioranza comunale è appesa a un filo: il gruppo in Consiglio che fa riferimento all'ex assessore, guidato da Vittorio Vasquez e Pietro Rinaldi scalpita: vuole affossare la giunta. Viene ricondotto a più miti consigli quando de Magistris promette «uno slancio» nell'azione di governo. Per quel che concerne la struttura di smaltimento e trasformazione del rifiuto umido, anche ieri il sindaco ha ribadito in ogni modo che non ci sarà corsia preferenziale: il progetto dovrà passare per la gara pubblica. Ma del resto, se fino a ora nessuno ha voluto mettere il naso nel compost, perché dovrebbe farlo adesso? Il progetto di Gesco ha – sulla carta – la strada spianata. Passa nelle mani del vicesindaco con delega ai rifiuti, Tommaso Sodano. Siamo a Napoli. Qui si apre un'altra storia.
The Sodano situation
Tommaso Sodano non è certo fra coloro che guardano con simpatia il gruppo di Sergio D'Angelo in Consiglio comunale né tanto meno il consorzio di cooperative che guida. Non è un mistero che per un periodo il capo di Gesco è stato papabile vicesindaco al posto dell'ex senatore di Pomigliano D'Arco. Il redde rationem ha luogo martedì, quando dal Comune di Napoli arriva notizia di una conferenza stampa convocata l'indomani. Argomento: il progetto dell'impianto di compostaggio. Apriti cielo: com'è possibile che le aziende proponenti – Gesco, Ceif e Tecton – non sapessero niente di niente? Si rincorrono telefonate, il centralino del Comune è rovente. Le ditte non vengono invitate, la conferenza si tiene con sindaco e vice (e funzionario della banca finanziatrice seduto al tavolo).
Motivi di opportunità politica? Motivi d'altro tipo? Impossibile far sedere Sodano e D'Angelo allo stesso tavolo? C'è di più. Durante la conferenza stampa dalla platea della sala giunta municipale si alzano alcuni contestatori. Non vogliono che quell'impianto venga realizzato a Scampìa. «Abbiamo già dato troppo» urlano. Imbarazzo, nessuno sa rispondere decentemente. La conferenza improvvisata va malaccio. Soprattutto a discapito degli assenti. D'Angelo in primis, impallinato – è il caso di dirlo – sua insaputa. Nel pomeriggio sulla pagina Facebook del capo di Gesco appare un polemico status sul mancato invito alla conferenza stampa. Sodano fa spallucce e nel giro di poche ore sale la pressione nel calderone sempre rovente del tema rifiuti. Una storia nella storia. Un eterno Nimby che stavolta ha come catalizzatore la campagna elettorale delle Regionali in Campania. Insomma: fate quello che volete, ma non vicino casa mia. E soprattutto non in campagna elettorale.
Scampia? Citofonare Angelo Pisani
Angelo Pisani è un avvocato del quartiere Vomero. Noto ai più per le sue battaglie contro Equitalia e agli sportivi per essere l'avvocato-portavoce di Diego Armando Maradona, nelle elezioni del 2011 riuscì nell'impensabile sfida di diventare presidente della Municipalità 8, quella di Scampia (più Piscinola e Chiaiano). Ora non si muove foglia che Pisani non voglia. Pisani è alla testa dei cortei che chiedono giustizia per il tifoso del Napoli Ciro Esposito ucciso a Roma, Pisani è quello che costringe il sindaco a spostare la stella di Natale in Galleria Umberto per rispetto al piccolo Salvatore Giordano morto nel crollo di alcuni calcinacci. Pisani è l'unico del centrodestra capace di mobilitare persone in piazza. E probabilmente guarda con interesse anche le vicine scadenze elettorali. Per De Magistris e Sodano la sua presenza è una spina nel fianco, ma devono trattare e abbozzare. L'avvocato-politico ovviamente appena sente citare il suo quartiere simbolo nella vicenda dei rifiuti fa fuoco e fiamme: «Qui no. Abbiamo già dato». Niente compost in viale delle Resistenze, dunque? Che si fa?
Chi vuole e chi no. E chi deve convincere chi
Sergio D'Angelo oggi tenta di riprendere in mano il bandolo della matassa e scrive una nota: "Al di là di facili e inutili speculazioni tese solo a gettare fango sul mondo sociale, dobbiamo essere uniti e collaborare alla riuscita del progetto, per il bene della città. Niente però deve prescindere dalla volontà dei cittadini di Scampia, che devono essere interpellati e coinvolti. A tal proposito chiediamo che venga costituito sin da subito un comitato di controllo dell’intero progetto, con il coinvolgimento dei cittadini e della stessa Municipalità, affinché si contrasti il rischio di infiltrazioni della camorra e si garantisca la massima trasparenza delle procedure". Che significa? Significa porte aperte a Angelo Pisani, porte aperte ai comitati (a Scampia ce n'è uno contro ogni cosa e se non c'è contro il compostaggio sicuramente nascerà a breve). Ma soprattutto è un messaggio a sindaco e vice che si sono guardati bene dal caricarsi l'onere dell'interlocuzione col territorio, lasciando al capo di Gesco la pillola amara. Tocca – è quanto dicono voci di dentro a Palazzo San Giacomo – arginare le forze imprenditoriali pro-inceneritore, talune fanno anche riferimento a gruppi editoriali, in fermento sul tema compostaggio. "Per ora hanno fatto passare il progetto come opera del Comune e hanno mandato Gesco in pasto ai giornali": si sfogano consiglieri di centrosinistra in via Verdi, sede del Consiglio comunale. Bruciare il progetto compostaggio per lasciare gattopardescamente tutto com'è? O addirittura finire per rafforzare l'ipotesi del secondo inceneritore in provincia? Ma forse è davvero fantapolitica alla House of cars. E a Palazzo San Giacomo di intelligenze alla Frank Underwood non se ne vedono nemmeno col cannocchiale.