Piazza Municipio l'hanno rifatta da poco; ora ci arriva una bella fermata della metropolitana. Ci sono ancora i lavori in corso ed è il paradigma di Napoli: tutto va, nulla è mai compiuto definitivamente, tutto è pronto a trasformarsi, muoversi, cambiare. Io ci passo tutti i giorni al Municipio. E prima ancora, da cronista, ho assistito a centinaia di manifestazioni sotto il palazzo della giunta comunale. Al secondo piano c'erano prima Antonio Bassolino, poi Rosa Russo Iervolino, oggi Luigi de Magistris. Nel 2001 quella stessa piazza è stata teatro del massacro del Global Forum, preludio alla macelleria del G8 di Genova.
Lo scrivo solo per far capire che cos'è, quella piazza.
Annanz ‘o Municipio, davanti al Municipio, Nanni Loy girò una scena bella e feroce del suo "Scugnizzi": «Guaglio', i poveri non possono giocare a nascondersi. Perché? E perché chi cazzo li cerca!» dice il disoccupato cronico e pronto al (finto) suicidio sotto l'auto del sindaco al ragazzino altrettanto povero in canna.
Questa è piazza Municipio. La piazza in cui i poveri e i disperati non spariscono, fanno sentire la loro voce.
Ora è rinnovata, è stata modificata anche nella struttura, c'è una sorta di catino con fontana al centro che la rende inadatta alle grandi manifestazioni, è urbanisticamente "spezzata" e senza un'ombra che salvi dal sole torrido d'estate. I disastri delle archistar. Ma andiamo oltre.
La seconda puntata di "Parallelo Italia", il programma ideato, condotto e retwittato da Gianni Riotta su Raitre era ubicata a Napoli ma l'avrebbero potuta tranquillamente trasmettere da Kathmandu. Fra gli ospiti vi erano persone autorevoli ma l'unico che avrebbe potuto parlare di Napoli era Gennaro Migliore, folgorato sulla via di Matteo Renzi e passato da Sel al Pd; candidato-lampo alle Primarie del centrosinistra per la Regione Campania (il suo Apecar parcheggiò in piazza della Sanità, spinto a mano da qualche renziano partenopeo ma senza benzina sufficiente per continuare contro Vincenzo De Luca e Andrea Cozzolino). Che avrebbe potuto dire per restituire l'immagine di Napoli il buon Gennaro Migliore, lontano da troppo e troppo lontano nella politica e nelle idee dalla città vesuviana e dai suoi drammi?
In un'area fisicamente così centrale per le mobilitazioni d'ogni tipo e ogni colore, è successo semplicemente quello che qualsiasi minimo conoscitore della città (non serviva un giornalista, bastava chiedere al saggio Gennaro, l'edicolante storico di piazza Municipio) avrebbe potuto preconizzare: ‘o burdello. Troppe le vertenze aperte, troppe le porte chiuse: dalla Regione Campania per cinque anni governata dall'Invisibile Stefano Caldoro al Comune di Napoli dove l'ex rivoluzionario Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, è passato dalla bandana arancione all'arancione degli spritz delle inaugurazioni.
Eppure, non è strano? Una trasmissione sulla terza rete Rai, in diretta, sotto la sede del Municipio, a Napoli, e non c'era né il sindaco della città – padrone di casa protempore – né qualcuno della nuova Regione Campania a rappresentare, a tentare di spiegare o perché no, a prendersi fischi e cuppetielli, le istanze di un territorio.
Facile che in un contesto del genere, la gente – quella fisica, vera, in carne e ossa, non i tweet o i punti di share Auditel – decida, in diretta, di chiedere spiegazione. Se questa gente è poi mossa da una rabbia comune è ancora più facile che quella rabbia esploda. E non in bottigliate ad una cantante incolpevole, Malika Ayane (che ha fra l'altro smentito questa versione). La verità è che in un contesto strabordante di tensioni come quello partenopeo non si può pretendere di infilare in una telecamera solo ciò che si vuole in ordine e in scaletta; non si possono oscurare le voci solo abbassando il volume di microfoni, non si può pensare di rappresentare la politica in città col volto di chi, pur avendo Napoli sulla carta d'identità ne è lontano da tempo, troppo tempo.