L'annuncio è semi-nascosto sul sito del Comune di Napoli come tutti quelli che riguardano, più o meno, la burocrazia spicciola: «Iscrizione nelle liste di leva dei giovani nati nell'anno 2003». In pratica la comunicazione riguarda tutti i diciassettenni. Soltanto che cade in un periodo in cui i venti di guerra spirano più forti del consueto – parliamo del conflitto tra Iran e Stati Uniti – e dunque è inevitabile il chiacchiericcio a mezzo social. Risultato: l'immagine della comunicazione firmata dal sindaco Luigi de Magistris, ha fatto il classico "giro del web". Ma c'è da preoccuparsi? Che significa «iscrizione nelle liste di leva in corso»? Partiamo da un dato di fatto. C'è una legge – l'articolo 1928 e successivi, del D. Lgs. 15 marzo 2010 n. 66, in materia di "Codice dell'ordinamento militare", a obbligare tutti i giovani di sesso maschile che compiono il 17° anno di età nel corso dell'anno, ad essere inseriti nella lista di leva. Cosa dice la norma?
Ai genitori o tutori dei medesimi è fatto obbligo curarne l'iscrizione nella lista di leva. Saranno inoltre iscritti d'ufficio o su dichiarazione del padre o della madre o del tutore, per età presunta, i giovani domiciliati in questo Comune i quali siano notoriamente reputati di età che li rende soggetti a detta iscrizione e la cui data di nascita non possa accertarsi con documenti autentici
Dunque si torna a mettere la mimetica e gli scarponi? Niente di tutto questo. L'articolo 1929 dello stesso decreto legislativo dice chiaramente che « le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese a decorrere dal 1° gennaio 2005». Sospese, non cancellate. Perché il servizio militare di leva più essere ripristinato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, se si verificano alcuni casi. Ovvero se il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico con personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni.
Ma quando può accadere tutto ciò? Anzitutto, ovviamente se in Italia venisse disgraziatamente deliberato lo stato di guerra ai sensi dell'articolo 78 della nostra Costituzione. E ancora: se una grave crisi internazionale nella quale l'Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale giustifica un aumento della consistenza numerica delle Forze armate. Insomma, soltanto in situazioni gravissime. Che per ora, fortunatamente, non esistono.
A profondersi in rassicurazioni anche il Comune di Napoli: "L'avviso dei servizi demografici apparso in queste ore non è altro che il consueto avviso pubblicato da decenni in tutti i comuni Italiani, ogni 1 gennaio dell'anno. Tale avviso "semplicemente" notifica l'aggiornamento delle liste di leva in tutti i Comuni italiani, soprattutto per coloro che hanno raggiunto il 18esimo anno d'età. Non vi è quindi alcuna ‘chiamata alle armi' o ritorno al servizio di leva; tra l’altro Napoli è città di pace; le liste furono previste in occasione della sospensione del servizio militare obbligatorio di leva e quindi ritenute utili solo qualora si dovessero verificare condizioni particolarmente urgenti ed eccezionali tali da dover richiamare cittadini in età compresa tra i 18 e i 45 anni. Non stiamo in guerra. Ovviamente non c'è alcun nesso tra il consuetudinario avviso del 1 gennaio – che tutti i Comuni emanano – ed i fatti accaduti in questi giorni in Iran" si legge in una nota a firma dell'assessore ai Servizi demografici Rosaria Galiero.