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Noemi ferita dalla camorra a Napoli

Killer pieni di cocaina e col grilletto facile, la camorra non guarda in faccia a nessuno

I killer che hanno ucciso Luigi Mignano, sparando in presenza del nipotino, e quello che ha ridotto in fin di vita Salvatore Nurcaro, ferendo gravemente la piccola Noemi, svelano la vera natura dei sicari di camorra: non esiste nessun codice d’onore, quando si tratta di “azzeccare a terra” il rivale non guardano in faccia nessuno.
A cura di Nico Falco
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Gli abitanti di San Giovanni a Teduccio non avrebbero dovuto preoccuparsi di nulla: loro non avevano ucciso un bravo ragazzo, quindi se i rivali avessero voluto vendicarsi avrebbero ucciso a loro volta un criminale e non una persona a caso. Si dicevano questo gli indagati per l'omicidio di Luigi Mignano, intercettati dalle forze dell'ordine mentre parlavano tra loro della paura della gente e del quartiere deserto dopo la sparatoria. Logiche di camorra, tra quelli che "tanto si uccidono tra loro", come spesso si dice. Eppure, nella realtà, questo fantomatico codice d'onore non esiste. Se ne favoleggia anche quando qualcuno viene arrestato per un reato particolarmente ripugnante contro i bambini ("Tanto i carcerati gliela faranno pagare, queste cose non le permettono"), ma a conti fatti rimane soltanto una bugia, buona solamente per dipingere la figura del camorrista come un uomo d'onore, che tutto sommato ha fatto una scelta sbagliata ma che non nuoce a chi non fa parte della malavita. La prova, se ce ne fosse ancora bisogno, è arrivata ancora una volta con l'agguato in piazza Nazionale: reale obiettivo in fin di vita, una nonna ferita di striscio, una bambina con entrambi i polmoni trapassati da una pallottola che ora è in condizioni gravissime in Terapia Intensiva.

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Ed eccoli qui, i killer di camorra. Che sparano tra la gente, imbottiti di cocaina, la mano tremolante e il grilletto facile. Che non si fanno problemi ad aprire il fuoco in una piazza piena di persone, dove ci sono anche quegli stessi bambini che, si ripete come un mantra, la camorra non toccherebbe mai e che punisce chi li tocca. Eccoli qui, i sicari della malavita organizzata, delle decine e decine di stese, che a gennaio 2018 hanno colpito un bambino nelle gambe durante una stesa, ad aprile hanno ucciso un uomo e sparato sull'automobile dove era nascosto il nipotino di 3 anni, e che a gennaio 2017, in un'altra stesa, hanno ferito una bambina di 6 anni alla Duchesca. Eccoli qui, ancora, che si svestono di quell'aura romantica da uomini d'onore che qualcuno gli attribuisce e si svelano come criminali sanguinari e senza regole, che quando si tratta di "azzeccare a terra" il rivale non guardano in faccia nessuno.

Se vieni ucciso sei un camorrista fino a prova contraria

Immagine di repertorio
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E poi c'è l'altra faccia della medaglia, quella della conseguenza logica. Se il camorrista uccide solo e soltanto il camorrista, significa che chiunque viene ucciso in un agguato di camorra è camorrista almeno fino a prova contraria. Come si era pensato, nei primi momenti, che lo fosse Ciro Colonna, ucciso il 7 giugno 2016 in un circolo ricreativo di Ponticelli insieme al boss dei Barbudos Raffaele Cepparulo. Forse era un guardaspalle, si disse: era stato anche ucciso volontariamente, mica da una pallottola vagante. Invece Ciro Colonna, 19 anni, aveva pagato con la vita l'esitazione nella fuga, si era chinato a raccogliere gli occhiali ma il killer aveva pensato che stesse prendendo una pistola. Come era stato per Lino Romano, che fu vittima di un agguato in piena regola: era il 15 ottobre 2012, la batteria di fuoco lo stava aspettando sotto casa della fidanzata. Lo crivellarono di colpi. Avrebbero dovuto aspettare un sms, ma poi videro quel ragazzo che somigliava vagamente al loro obiettivo e non si fecero troppi problemi. Perché nemmeno Lino Romano c'entrava nulla. In una intercettazione il killer aveva ammesso di avere avuto anche un'attimo di perplessità, ma ormai era tardi: "Io, quando poi inizio a sparare, non mi fermo più".

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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