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La camorra scaccia i fujenti: al Rione Villa coprifuoco ‘per rispetto’ dell’uomo ammazzato

Dopo l’omicidio di Luigi Mignano è calato il coprifuoco a San Giovanni a Teduccio: sono stati minacciati anche i fedeli in processione per la Madonna dell’Arco, sono stati avvicinati da alcune donne che hanno imposto di girare al largo dal rione Villa. Nella partita tra i Rinaldi e i Mazzarella sarebbe in gioco ora anche il clan D’Amico.
A cura di Nico Falco
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Nessun rumore deve provenire dalla strada, nessuna musica, nessun canto. Niente, ci deve essere il silenzio. E lo devono rispettare tutti, perché l'intero rione deve osservare il lutto: nessuno può sottrarsi al segno di rispetto. L'ordine di scuderia è partito dai vertici del clan ed è stato diramato a tutti i gregari, che l'hanno rapidamente diffuso nel quartiere. Ed è arrivato anche ai Fujenti della Madonna dell'Arco, che di certo non sono noti per la discrezione quando attraversano le strade: questa volta no, dovranno girare alla larga dal Rione Villa di San Giovanni a Teduccio. Il motivo del coprifuoco è la morte di Luigi Mignano, raggiunto dai sicari il 9 aprile scorso tra via Ravello e via Sorrento. Alle spalle della chiesa, dove c'era il parroco che è uscito fuori sentendo gli spari. E a trecento metri dalla scuola, dove a quell'ora, erano le 9 del mattino, stavano arrivando i bambini accompagnati dai genitori. Anche la vittima, che stava raggiungendo la sua automobile, parcheggiata nei pressi di casa, era con un bambino: stava accompagnando il nipotino e con lui c'era il figlio, rimasto ferito alle gambe. Contro l'uomo i killer hanno esploso almeno 12 proiettili, quanti i bossoli poi rinvenuti a terra dalla Polizia di Stato. Mentre gli assassini scappavano, dopo la missione di morte, qualcuno ha anche applaudito: un battito di mani partito da un'automobile a pochi passi, in segno di scherno, forse da parte di chi in quell'assassinio aveva un ruolo. Dopo il clamore suscitato dall'agguato la camorra aveva cercato di mantenere il polso della situazione, tentando di tenere a bada chiunque cercasse di far emergere la capillarità del controllo malavitoso e soffocando anche i minimi tentativi di reazione: i riferimenti alla ribellione contro la malavita organizzata dovevano sparire anche dai profili Facebook.

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Ma torniamo ai fujenti, che in questi giorni si stanno preparando per la processione del lunedì in Albis verso il santuario della Madonna dell'Arco di Sant'Anastasia, in provincia di Napoli. Il messaggio sarebbe stato recapitato di persona, con un niet deciso. Non è chiaro se a chiederlo siano stati i parenti della vittima o qualcuno che, con questa imposizione, vuole dimostrare il controllo della camorra sul quartiere, ma l'immagine che si deve dare quella di un rione in lutto e non si accettano manifestazioni di nessun tipo. E qui c'è un altro particolare. L'omicidio è avvenuto in quello che viene considerato il feudo del clan Rinaldi, e l'uomo ucciso è ritenuto dagli investigatori vicino proprio a questo gruppo criminale. Il messaggio, invece, sarebbe stato diffuso da donne legate da vincoli di parentela a personaggi che gravitano nell'orbita del clan D'Amico, della fazione insediata al Rione Villa. E questo potrebbe aprire ad altri scenari investigativi. Lo scontro era finora tra il clan Rinaldi, in difficoltà dopo l‘arresto del capoclan Ciro Rinaldi e con una batteria di fuoco ridotta, e i Mazzarella, che fronteggiano il gruppo di "My way" e i loro alleati dei Sibillo anche nel centro di Napoli. Ora in questa partita potrebbero essersi inseriti anche i reduci del clan D'Amico, con un ruolo che resta da definire.

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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