È un atto che sicuramente rappresenta una volontà politica, ma che non è in alcun modo vincolante per nessuno, la delibera 609 approvata il 25 settembre 2015 dal Comune di Napoli, quella per intenderci che decreta il porto quale "Area denuclearizzata".
Breve premessa: a molti sarà capitato di vedere il cartello "Zona denuclearizzata" all'ingresso di piccole città. È un retaggio dei tempi in cui in Italia si discuteva della presenza o meno di centrali per la produzione di energia atomica (ci fu un referendum che le chiuse, nel 1987). Quell'avviso rappresentava la volontà di un territorio di non ospitare alcunché di nucleare, non solo le centrali ma nemmeno le eventuali scorie. Arriviamo dunque ai giorni nostri e a Napoli: nel 2015 il sindaco Luigi De Magistris, accogliendo le istanze di numerose associazioni pacifiste a lui politicamente vicine, convocò una conferenza stampa durante la quale annunciò la famosa delibera. Che prevede? Presto detto: dichiara lo scalo portuale area denuclearizzata «affidando al sindaco tutti gli ulteriori passaggi politici-istituzionali con gli organismi competenti anche internazionali, finalizzati affinché nello scalo venga sancito il divieto assolutori accesso, transito e sosta di natanti a propulsione nucleare o che abbiano a bordo armi nucleari».
A fine marzo 2018 il sommergibile Uss John Warner, lo stesso usato nell'attacco in Siria il 14 aprile scorso per lanciare 6 dei 12 missili Tomawhowk di cui è dotato, è stato ‘parcheggiato' per poco meno di 24 ore nello specchio d'acqua antistante Castel dell'Ovo. Alla luce della delibera municipale, potevano gli americani entrare all'ombra del Vesuvio con il sommergibile militare? La risposta è sì. L'atto del Comune non è mai stato (ovviamente) ratificato dal Governo italiano e «l’accesso, il transito o la sosta di natanti a propulsione nucleare o dotati a bordo di armamenti nucleari» continua ad essere regolamentato dai trattati internazionali che il nostro Paese ha con i suoi storici alleati e che prevedono aree di sosta per mezzi militari senza necessità di permessi aggiuntivi ammesso che non siano in dichiarate operazioni di guerra.
Lo conferma, seppur indirettamente, la stessa Capitaneria di Porto di Napoli, cui il sindaco ha scritto chiedendo da ora in poi di vietare accessi simili: «Le decisioni in ordine all'arrivo e/o al transito delle unità navali militari straniere nelle acque territoriali nazionali non competono all'Autorità Marittima, quale organo periferico del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti».
Allo stato attuale a Napoli, precisa la Capitaneria «non è consentito l'ingresso in porto ad unità a propulsione nucleare né tantomeno a navi con carico radioattivo». Dunque cosa fa il compartimento marittimo in questi casi? Semplicemente non autorizza, ma disciplina, per quanto di propria competenza e seguendo le direttive del ministero della Difesa, le attività connesse alla sosta del sommergibile.