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La monnezza fa 90: la Campania davanti alla più grande crisi rifiuti degli ultimi 10 anni

Oltre 100 mila tonnellate di rifiuti dovranno essere smaltite altrove per lo stop di 45 giorni dell’inceneritore di Acerra. La soluzione individuata da Regione Campania e Città Metropolitana di Napoli è l’invio all’estero con costi esorbitanti tra i 18 e i 22 milioni di euro. Intanto è rivolta contro i siti di stoccaggio provvisori individuati a Giugliano e Acerra. I comitati attaccano De Luca, De Magistris e M5S: “Incapaci”. L’ombra della speculazione delle lobbies dei rifiuti può far naufragare il piano delle istituzioni per fronteggiare la crisi.
A cura di Antonio Musella
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Era annunciata da tempo la crisi dei rifiuti in Campania a causa del blocco per 45 giorni dell'inceneritore di Acerra che sarà fermo da settembre per manutenzione, eppure nonostante lo stop era previsto dal contratto firmato 10 anni fa, le istituzioni locali si sono fatte trovare impreparate allo scenario. Dove andranno a finire i rifiuti della Campania da settembre? Un interrogativo che corre come un brivido di terrore nel palazzi istituzionali nelle ultime settimane, da palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, al palazzo di piazza Matteotti sede della Città Metropolitana di Napoli, è un susseguirsi di riunioni, incontri tecnici, con le calcolatrici alla mano per trovare una soluzione. Intanto i comitati prendono posizione e attaccano frontalmente le istituzioni definendole "incapaci".

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Crisi rifiuti Campania: 100mila tonnellate da smaltire

Partiamo innanzitutto dai numeri per capire di cosa stiamo parlando. L'ultima fase di criticità sui rifiuti, vissuta alla città di Napoli e dalla sua provincia, che impropriamente è stata definita "emergenza rifiuti", si è consumata circa un mese fa, quando appena 300 tonnellate di rifiuti sono rimaste in strada non raccolte a causa dei problemi al nastro trasportatore degli impianti STIR di Caivano e Giugliano. Se quest'ultima veniva considerata "un'emergenza" quella che abbiamo davanti allora è l'apocalisse. La sola città di Napoli produce ogni giorno 950 tonnellate di rifiuti che vengono trattate negli impianti STIR, gestiti dalla società di Città Metropolitana SapNa. Da lì finiscono nell'inceneritore di Acerra gestito dalla società privata A2A.

Tra Napoli e provincia la cifra dei rifiuti giornalieri sale a circa 2.000 tonnellate al giorno, con lo stop di Acerra per 45 giorni bisognerà trovare un modo per smaltire circa 90.000 tonnellate di rifiuti. Solo per Napoli e provincia, a cui bisognerà aggiungere i flussi provenienti dalle altre province campane. Numeri che fanno tremare gli amministratori, perché mai dal 2008 ad oggi, la Campania ha dovuto far fronte ad un'emergenza simile. A governare i flussi è la Regione Campania, con il vice presidente e assessore all'ambiente Fulvio Bonavitacola. La prima cosa che balza agli occhi è come sia possibile che la A2A, che gestisce in autonomia l'impianto di Acerra e che per contratto deve garantire lo smaltimento finale dei rifiuti campani non abbia fornito alcun tipo di soluzione alternativa. Per fare un esempio, se un cittadino prende in leasing un'automobile pagandola profumatamente, quando la stessa finisce in manutenzione, l'azienda che garantisce il servizio mette a disposizione un'auto di cortesia. In questo caso A2A se ne è lavata le mani.

La Regione Campania non ha chiamato in causa A2A che  gestisce decine di inceneritori in tutta Italia. Ancora una volta assistiamo all'atteggiamento tipico dei colossi dei rifiuti in Campania: prendi tutto quello che puoi e nei momenti di crisi scappa. Ritorniamo alla mole delle oltre 100 mila tonnellate di rifiuti, dove andranno? In Campania non ci sono discariche (per fortuna), pertanto la sola via possibile è lo smaltimento all'estero. La Città Metropolitana di Napoli, attraverso la SapNa ha bandito le gare per l'esportazione nei paesi del nord Europa di 70-75 mila tonnellate di rifiuti.

Rifiuti campani all'estero a costi esorbitanti, l'incubo speculazione

Senza impianti intermedi, con pochissimi siti di stoccaggio provvisori, l'invio dei rifiuti all'estero pare essere la sola soluzione possibile. Ma quanto ci costa? Dieci anni fa le gare per inviare i rifiuti all'estero si assegnavano con una base d'asta che oscillava tra le 120 e le 150 euro a tonnellata. Oggi questa cifra è quasi raddoppiata. Le stime dei tecnici di Città Metropolitana oscillano tra le 240 e le 300 euro a tonnellata. Per intenderci, per smaltire le 75.000 tonnellate di rifiuti messe a gara dalla SapNa la cifra oscillerà tra i 18 e i 22 milioni di euro, solo per Napoli e provincia. Ogni nave può trasportare all'incirca 3.000 tonnellate di rifiuti, sono quindi prevedibili circa 25 navi che da settembre ad ottobre porteranno i rifiuti di Napoli e provincia all'estero. Il terrore degli amministratori è che scatti un meccanismo speculativo da parte delle società private con il rischio che le gare vadano deserte per aumentare il prezzo. Uno scenario questo che rappresenta un cappio al collo per i campani, stritolati dalla speculazione delle lobbies dei rifiuti.

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Ma se tutto andasse per il meglio, se le gare di SapNa per le navi verso l'estero andassero a buon fine, la matematica ci dice che mancano all'appello altre 15-20 mila tonnellate di rifiuti. Per questo Vincenzo De Luca, ovvero colui che gestisce i flussi dei rifiuti campani, ha chiesto ai Comuni di dotarsi di siti di stoccaggio provvisori per conservare i rifiuti in attesa del futuro smaltimento. In buona i rifiuti arriverebbero negli STIR e dopo essere stati trattati, una parte verrebbe spedita all'estero tramite le navi e l'altra verrebbe inviata in siti di stoccaggio provvisori, da dove verrebbero inviati ad Acerra dopo la riaccensione dell'inceneritore. Il Comune di Napoli ha un suo sito di stoccaggio, quello della ex ICM a San Giovanni a Teduccio, che complessivamente può raggiungere la capienza di 7.000 tonnellate, non più di una settimana di produzione di rifiuti. La Città Metropolitana, tra le proteste generali, ha individuato due siti di stoccaggio temporanei a Giugliano ed Acerra, per una capienza complessiva di 40.000 tonnellate.

Coro di no ai siti di stoccaggio, Poziello: "Se fossi in SapNa non andrei avanti"

Unite alle 70-75 mila tonnellate mandate all'estero, i due siti di stoccaggio provvisori garantirebbero di non andare in emergenza. Un'equilibrio davvero molto fragile. A Giugliano, il Sindaco Antonio Poziello, fedelissimo di Vincenzo De Luca, ha inviato la polizia municipale a sequestrare Cava Giuliani, il sito di stoccaggio provvisorio indicato da Città Metropolitana. "Se fossi in SapNa mi guarderei bene dal continuare sull'ipotesi di un sito di stoccaggio temporaneo a Giugliano, lo dico nel doppio ruolo di Sindaco di Giugliano e presidente dell'ATO, ci stiamo attrezzando per contrastarli in tutti i modi" spiega il primo cittadino. "Non permetteremo alla città Metropolitana di portare i rifiuti a Giugliano – dice Poziello – a cava Giuliani c'erano le ecoballe, l'area è stata liberata dalla Regione Campania e restituita a SapNa che deve curare la gestione post mortem delle discariche, ma SapNa appena ha visto una piazzola libera ha deciso di mandarci altre ecoballe che escono dallo STIR".

Proprio il Sindaco Poziello appena pochi mesi fa aveva accettato la realizzazione di un impianto di trattamento delle ecoballe sul proprio territorio proposto dalla Regione Campania. Sullo sfondo insomma sembra esserci ancora una volta lo scontro De Luca – De Magistris. Ad Acerra il sito individuato è nella zona dell'inceneritore ed anche qui i comitati sono sul piede di guerra, perché il sito individuato ha già ospitato rifiuti negli anni scorsi. "De Magistris, De Luca e Lettieri (sindaco di Acerra ndr) anziché pensare di soffocare Acerra di rifiuti pensassero a bonificare il sito" dice a Fanpage.it, Alessandro Cannavacciuolo, storico attivista ambientale del territorio. "Il sito di stoccaggio rifiuti posto in località Pantano va immediatamente sequestrato, in quanto il sito è stato realizzato in contrasto con il piano regolatore generale, ma sopratutto perché la permanenza del rifiuto indifferenziato, stoccato da oltre 10 anni nel sito pantano , configura, ai sensi del D.lgs 36/2003, non più un sito di stoccaggio momentaneo, ma una vera è propria discarica abusiva" spiega Cannavacciuolo.

Stop Biocidio sul piede di guerra: "De Luca e De Magistris incapaci"

La rete Stop Biocidio, che da anni raccoglie i più importanti comitati ambientalisti tra la provincia di Napoli e di Caserta ha preso posizione attaccando duramente De Luca e De Magistris: "L'unica emergenza è l'incapacità delle istituzioni – scrivono in un documento pubblico in cui annunciano l'apertura di una lunga fase di mobilitazione – non si può definire emergenza una situazione prevista con anni di anticipo, il piano di gestione approvato da De Luca nel 2016 è stato del tutto fallimentare". "Così come fatto dalla città metropolitana guidata da De Magistris, che ha individuato i siti per lo stoccaggio dei rifiuti a Giugliano ed Acerra, si continua a voler far ricadere i costi ambientali e sociali di questa crisi su territori che hanno pagato un prezzo già troppo alto" si legge nel documento.

I comitati imputano a De Luca di non essere stato in grado di rompere la dipendenza dall'inceneritore di Acerra attraverso un piano rifiuti improntato al riciclo e agli impianti alternativi, mentre a De Magistris imputano di non aver realizzato in 8 anni l'impianto di compostaggio della città di Napoli che avrebbe permesso di aumentare la differenziata. I comitati puntano il dito anche sulla scelta da parte del Sindaco Metropolitano dei siti di Acerra e Giugliano, già interessati da un'enorme pressione del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Ad Acerra c'è l'inceneritore e una miriade di discariche abusive, mentre a Giugliano oltre al sito di interesse nazionale che racchiude le ex discariche della camorra come la Resit, c'è il deposito di Taverna del Re con 6 milioni di ecoballe il cui piano di smaltimento varato da Vincenzo De Luca è riuscito a mandare all'estero appena l'1,9% delle balle. Il timore, quando si parla di siti di stoccaggio provvisori, è proprio questo, che ci si trovi davanti ad una nuova Taverna del Re, con le debite proporzioni.

M5S chiede lo stato d'emergenza. I comitati: "E' follia"

Il Movimento 5 Stelle, già alla prese con la cronica emergenza rifiuti della città di Roma amministrata da Virginia Raggi, ha chiesto attraverso la consigliera regionale Marì Muscarà la dichiarazione di "stato di emergenza". In verità la crisi è solo alle porte e non vi è ancora un collasso del piano posto in essere dalla Regione Campania e dalle ex Province. "Per il bene dei cittadini della Campania, il governatore De Luca e il suo vice e assessore all’Ambiente Bonavitacola dicano una volta per tutte come stanno le cose e ammettano che la loro strategia è fallita – scrive su la consigliera grillina sul suo profilo Facebook – bisogna dichiarare fin da subito lo stato di emergenza rifiuti per la Campania". Un'ipotesi quella della dichiarazione di stato di emergenza che fa sobbalzare i comitati: "Le dichiarazioni della capogruppo al consiglio regionale del 5 stelle sono fuori luogo – dice a Fanpage.it Raniero Madonna di Stop Biocidio – sembra che una volta seduti sulle poltrone abbiano completamente dimenticato la storia della devastazione ambientale in questa regione. Chiedere la dichiarazione dello stato di emergenza rifiuti è un fatto di gravità inaudita. In questa regione emergenza ha significato sottrazione di democrazia e un'autostrada per la speculazione mafioso-imprenditoriale. Ma loro non erano quelli della democrazia diretta? Anche il M5S dimostra la sua incapacità"

Uno scenario quello della crisi dei rifiuti del prossimo mese di settembre che vede tutti contro tutti e c'è da giurarci che non mancheranno colpi bassi e mutazioni di scenario che potrebbero cambiare anche la geografia politica della Campania a meno di un anno dalle elezioni regionali.

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Giornalista napoletano, a Fanpage.it dal 2012, videoreporter mi occupo di cronaca, politica, inchieste ed approfondimenti. Tra gli autori di alcune tra le più importanti inchieste di Fanpage.it, mi sono occupato tra le altre cose del caso Ilaria Alpi, delle navi dei veleni, delle attività oscure dei servizi segreti italiani, del contrabbando internazionale. Sono stato tra i primi giornalisti italiani ad occuparsi della Terra dei fuochi, pubblicando negli anni per Fanpage.it numerose inchieste e approfondimenti. Mi occupo da sempre dei temi legati all'ambiente su tutto il territorio nazionale. Ho fatto parte del team di giornalisti che hanno documentato i brogli alle primarie del Pd di Napoli nel 2016 e alle successive elezioni comunali del capoluogo partenopeo documentando il voto di scambio. Vincitore nel 2019 del "Premio Landolfo" e del "Premio Donelli". HO pubblicato 5 volumi tra cui: "Chi comanda Napoli" (Castelvecchi 2012), "Il paese dei Veleni" (Round Robin 2014), "Nuovi Schiavi" (Round Robin 2015).
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