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La Napoli che non hanno mostrato a Papa Francesco

Qualcuno voleva per Bergoglio una “gita” partenopea. Ma il Papa è andato oltre le apparenze e col suo carisma ha colpito al cuore la cattiva politica che a Napoli trova le sue massime espressioni. Chissà se stanotte, dopo le parole di Papa Francesco dormiranno tranquilli i tanti esponenti delle istituzioni che hanno contribuito a rovinare questa città.
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La visita pastorale di Papa Francesco a Napoli si è conclusa nel migliore dei modi: tanti i disagi per chi doveva spostarsi ma alla fine l'entità dell'evento ha lasciato il campo ad ogni possibile polemica. Il piano traffico ha funzionato, così come quello sicurezza. L'immagine del Pontefice fra le Vele di Scampia prima, all'ingresso di Poggioreale per stare coi detenuti e poi al Gesù tra gli ammalati ha una profonda valenza politica.

Il degrado delle periferie, le carceri strapiene di umanità dolente, i malati che chiedono cure umane e strutture all'altezza delle cure che necessitano. Le persone che il Papa ha incontrato, hanno urlato il loro dolore. Un suono che dev'essere stato lacerante per le orecchie di chi, presidente della Regione Campania, sindaco di Napoli, prefetto, questore e giù fino alle altre cariche istituzionali, compresa la Chiesa locale, ha (avrebbe) il compito di rendere la città vivibile, sicura, a misura d'uomo e invece poco o nulla fa.

«La vita a Napoli non è mai stata facile, ma non è mai stata triste» ha detto Jorge Bergoglio esordendo il primo dei suoi tanti interventi, a Scampia. L'intensa visita Pastorale organizzata per Sua Santità ha previsto molti incontri e inevitabilmente non ha previsti altri, visto il tempo a disposizione. Sarebbe stato importante vedere il Papa camminare nel disastro della Terra dei Fuochi e chiedere, come fanno da anni coloro che ci vivono, perché non è stato fatto ancora nulla, perché lì la gente continua a morire senza sapere come mai. Sarebbe stato importante vederlo anche a Nisida, al carcere minorile parlare come a Poggioreale di devianza e di malavita come cultura di morte. Altrettanto sarebbe stato importante fargli contemplare la vista mozzafiato da Posillipo che s'affaccia su Bagnoli, eterna speranza calpestata, eterna incompiuta d'una politica colpevole.

Qualcuno ha preferito far vedere al Pontefice strade rattoppate alla buona che presto si riapriranno peggio di prima, pulizia urbana che presto tornerà a essere degrado quotidiano, sicurezza e vigilanza che presto tornerà a essere assenza e desolazione. Ma nelle parole di Papa Francesco si individua un qualcosa che raccoglie questo malcontento e lo esprime. Ad esempio quando egli ha parlato di una «buona politica» che «che si esercita in primo luogo a livello locale, dove il peso delle inadempienze, dei ritardi, delle vere e proprie omissioni è più diretto e fa più male»; o ancora quando ha affermato che «L'oggi di Napoli è tempo di riscatto per Napoli». Bergoglio è andato oltre il folklore che qualcuno avrebbe voluto o la "gita" partenopea che a qualcun altro avrebbe voluto far piacere fargli fare. «Le autorità, le istituzioni, le varie realtà sociali e i cittadini, tutti insieme e concordi, possono costruire un futuro migliore. E il futuro di Napoli non è ripiegarsi rassegnata su sé stessa, no, questo non è il vostro futuro, ma il futuro di Napoli è aprirsi con fiducia al mondo» ha detto questo Papa così carismatico, così "social" così intenso nelle sue espressioni. Chissà se stanotte qualcuno dei nostri politici non avrà sogni colpevolmente agitati, ricordando queste parole.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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