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L’Asl non fa i tamponi ai malati, i test vanno a farli sindaco e vice sindaco nel Beneventano

Accade a Cusano Mutri, in provincia di Benevento, con l’ASL che impiega 13 giorni per comunicare i risultati di un tampone e non procede a testare neanche i familiari stretti dei contagiati. E così, il Sindaco e il vice Sindaco (entrambi medici) decidono di fare in proprio e utilizzare kit per i test sierologici.
A cura di Redazione Napoli
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Una raccolta fondi per l'acquisto dei test sierologici ed esami effettuati direttamente dal Sindaco e dal vice Sindaco, entrambi medici, per ovviare ai ritardi dell'ASL e capire quale sia la dimensione del contagio nel proprio Comune. È quello che accade a Cusano Mutri, in provincia di Benevento, comune che al momento presenta otto casi accertati di Covid-19. L'amministrazione comunale, dopo aver già adottato un'ordinanza che impone l'obbligatorietà dell'utilizzo delle mascherine protettive per uscire di casa, ha deciso di procedere all'acquisto dei test sierologici, in modo da testare sia i contatti diretti dei casi accertati, sia titolari e dipendenti delle attività commerciali del Paese. Dei test, che non sono sostitutivi del tampone (che anzi si reputa necessario in caso di positività), si stanno occupando personalmente il primo cittadino e il suo vice, entrambi medici. Nella lettura degli amministratori cusanesi, non sarebbe stato opportuno attendere ancora un intervento delle autorità sanitarie, che avrebbero dimostrato tutta la loro inadeguatezza. “Siamo stati costretti a farli per coprire proprio le mancanze dell’Asl. Li abbiamo somministrati insieme al vice – sindaco, siamo entrambi medici (e lo abbiamo fatto con il supporto dei medici di base). È stato necessario non solo perché il sindaco è autorità sanitaria del territorio, ma perché se avessimo lasciato tutto al caso ci saremmo trovati con un nuovo focolaio”.

Come ha spiegato il sindaco Giuseppe Maria Maturo, sotto accusa vi è la gestione epidemiologica della Asl di Benevento, che non solo non sottopone a tampone i contatti diretti dei contagiati accertati, ma impiega fino a due settimane per fornire i risultati dei test. Spiega Maturo:

"Diverse persone nel nostro paese sono state ricoverate con polmonite da Covid-19; pertanto i loro contatti diretti sono stati posti dal comune in quarantena per quattordici giorni. Allo scadere dei quattordici giorni, abbiamo somministrato a queste persone i cosiddetti test rapidi ed abbiamo verificato la presenza di anticorpi in tanti di questi contatti diretti, alcuni dei quali paucisintomatici. Tale evidenza è stata prontamente comunicata all’Asl al fine di chiedere l’esecuzione del tampone naso – faringeo. L’Asl non ci ha mai risposto. È evidente che non effettuare il tampone naso – faringeo su queste persone significa mandare in giro di persone potenzialmente in grado di diffondere il virus alimentando l’espandersi dell’epidemia per almeno altri venti giorni".

L’ASL, d’altro canto, ha richiamato al rispetto dei protocolli ufficiali, trovando la dura replica del Primo cittadino del comune beneventano, che ha chiesto lumi sulle tante reticenze degli ultimi giorni, in particolare sulla delicata situazione di Villa Margherita, la casa di cura diventata un mini focolaio.

I test sierologici in Campania

Come vi abbiamo raccontato, la Regione Campania ha bloccato la sperimentazione dei test sierologici nei laboratori privati in attesa del via libera dell’ISS. Del resto, Angelo D'Argenzio, epidemiologo e direttore di Prevenzione e Igiene sanitaria della task-force per il Coronavirus, aveva spiegato la posizione ufficiale della Regione Campania proprio a Fanpage.it: “Non è questo il momento di fare un'indagine epidemiologica di massa. L'indagine di siero-prevalenza serve in tempo di pace. Adesso siamo in tempo di guerra. L'Unità di Crisi della Regione Campania ha dato indicazioni di usare il kit, e ne ha fornito una specifica tipologia, ad uso esclusivo delle strutture pubbliche ed indirizzato allo screening del personale sanitario ed in alcuni casi specifici alle persone da indagare, sempre in associazione al tampone naso-faringeo. Il kit rapido quindi può essere usato soltanto nell’ambito di un protocollo standardizzato”.

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