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Covid 19

Lettera anonima all’infermiera: “Ci porti il Covid”. Lei: “Rischio la vita e non mi fermo”

Parla a Fanpage.it l’infermiera 25enne, Teresa, che lavora al reparto Covid19 del Secondo Policlinico di Napoli, vittima di una lettera minatoria dei condomini del palazzo dove vive a Torre del Greco: “Un gesto vigliacco che mi ha molto deluso. Rischio la vita ogni giorno. Quelle parole feriscono non solo me, ma tutti i medici e gli infermieri. Vorrei si scusassero con tutti loro. Io non mi fermo, continuerò a curare tutti”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“È stato un gesto vigliacco, molto grave, quasi abominevole, e mi ha molto deluso. Sto rischiando la vita ogni giorno per curare le persone contagiate dal Coronavirus, lavorando anche la domenica e i festivi. Con quella lettera anonima nella cassetta postale hanno offeso non solo mio padre e me, ma tutti i medici e gli infermieri che stanno lottando in questi giorni contro il Covid19. Purtroppo ho avuto un bruttissimo trattamento dal mio condominio. Nonostante questo, però, se avessero bisogno di me non sarei capace di negare loro il mio aiuto. Vorrei che la persona che ha fatto questo gesto chiedesse scusa a mio padre a me e al resto del personale sanitario, perché dietro di noi ci sono tante persone coinvolte in questa battaglia che si possono sentire offese come mi sono sentita io”. Replica così a Fanpage.it, Teresa, l'infermiera 25enne impegnata nel reparto Covid19 del Secondo Policlinico di Napoli alla lettera minatoria fatta con i ritagli dei giornali da anonimi abitanti del suo condominio a Torre del Greco. Teresa ha trovato la missiva nella buca delle lettere il 30 aprile scorso. Un messaggio intimidatorio indirizzato sia a lei che al padre, anch'egli infermiere presso il reparto Covid19 del Loreto Mare.

Come ha scoperto la lettera?

“Sono tornata dal lavoro e ho trovato questo foglio nella cassetta postale in cui c'è scritto ‘Grazie a te e a tua figlia per aver portato il Covid nel palazzo'. Io sono infermiera al Policlinico, mio padre lavora al Loreto Mare, un ospedale Covid, ma siamo sottoposti continuamente a controlli, se fossimo stati untori o portatori di Covid in condominio, saremmo i primi a stare chiusi in casa senza nemmeno poter lavorare. Quindi io mi chiedo come sia possibile fare un'accusa del genere. È una cosa molta grave, quasi abominevole. Io, come altri professionisti della salute, vado sempre a lavorare, il sabato, la domenica e i festivi e metto sempre a rischio la mia vita soprattutto durante questa emergenza e purtroppo ho avuto un bruttissimo trattamento dal mio condominio”.

Qual è stata la sua prima reazione?

“In un primo momento ho sperato fosse uno scherzo, poi ho realizzato la cosa e mi sono sentita con il cuore congelato. Non è possibile trovare questo messaggio, mi ha fatto provare un forte senso di delusione. Nonostante questo, se avessero bisogno di me, non sarei capace di negare loro il mio aiuto. Se mi chiedessero una mano, sarei qui per loro. Non nego che delle semplici scuse, anche anonime, mi farebbero dimenticare questo brutto episodio”.

Con quale sentimento continuerà ad andare a lavoro dopo la lettera?

“Io continuo a sentire la forza di volontà di andare a lavoro e di aiutare il prossimo. Questa cosa mi ha fatto capire ancora di più con quanto amore e passione svolgo questo lavoro”.

Come si spiega questa reazione dei condomini?

“Mi chiedo perché fare una cosa del genere. Perché non dire personalmente: ‘Senti, io ho paura, puoi evitare di usare l'ascensore?' Anche se io abito al quinto piano, se fosse servito a fare stare più tranquilli tutti, l'avrei fatto senza problemi. Invece, questo per me è stato un gesto di vigliaccheria. Vorrei che la persona che ha fatto questo gesto chiedesse scusa a mio padre a me e al resto del personale sanitario, perché dietro di noi ci sono tante persone coinvolte in questa battaglia che si possono sentire offese come mi sono sentita io”.

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