Raffaele Ambrosino è un politico di lungo corso: per anni consigliere comunale di opposizione (centrodestra) a Napoli, oggi ancora attento osservatore della società partenopea, animatore di varie iniziative nel suo quartiere, Secondigliano e riferimento nell'ambito del suo lavoro, quello dei laboratori di analisi. Ci ha inviato una riflessione sulla vicenda di Gino Sorbillo e della sua decisione di «chiudere 4 pizzerie» tra Napoli e Milano causa crisi Covid-19. Una lettera aperta a Gino Sorbillo.
Caro Sorbillo, ho letto della sua decisione di chiudere ben 4 delle sue pizzerie per la crisi dovuta alle forzate chiusure per l’emergenza Covid-19. La notizia è su quasi tutti i quotidiani, cartacei e on-line. Ovviamente la chiusura di quattro dei suoi esercizi commerciali dispiace, significherà in primo luogo perdita di posti di lavoro di cui, specialmente la nostra città, ha estremo bisogno.
Premesso che sono convinto che bisogna fare in modo di consentire al più presto possibile l’apertura delle pizzerie, di ristoranti e affini almeno per le sole consegne a domicilio, avrei da fare qualche osservazione alla sua drastica decisione.
È più che nota la popolarità delle sue pizzerie a Napoli, in Italia e in tanti paesi stranieri, e sono note anche le folle e le file che tante volte abbiamo atteso per gustare l’ottima pizza che preparate e servite ormai da decenni. Ciò fa presupporre, a giusta ragione, una floridezza di incassi e di utili, forieri di nuovi investimenti e posti di lavoro, un circuito virtuoso che non può far altro che piacere a chi, come il sottoscritto, crede nell’imprenditoria privata e nella sua capacità di produrre benessere, per i lavoratori diretti, per l’indotto, per l’azienda stessa e i suoi proprietari.
Ma come è possibile, mi chiedo, credere al suo annuncio di chiusura di ben 4 pizzerie del suo gruppo solo per qualche settimana di chiusura? Come è possibile che le sue aziende non riescano a “sopravvivere” nonostante le misure messe in campo dal governo in aiuto a chi ha dovuto sospendere le proprie attività?
Eppure lei non dovrà, almeno per nove settimane, pagare lo stipendio ai suoi dipendenti vista la possibilità di ricorrere alla Cassa Integrazione e/o al Fis, fondo di integrazione salariale, eppure lei detrarrà dalle prossime tasse il 60% dell’importo dei fitti come credito d’imposta, un fitto che fosse di diecimila euro al mese, le costerebbe quattromila, eppure lei potrà contare su prestiti bancari di importi fino al 25% del fatturato 2019.
A queste misure, mi permetto di osservare che, nel suo caso, si dovrebbe aggiungere anche una certa solidità economica di base che, mi corregga se sbaglio, dovrebbe riguardare l’”azienda Sorbillo” nella sua interezza, o no? Magari mi sbaglio e chiedo scusa fin d’ora…
Il suo annuncio comunque, quello della chiusura di quattro pizzerie si sua proprietà, fa ovviamente presupporre la chiusura delle maggior parte delle pizzerie tra qualche settimana. Se chiude Sorbillo…
Credo sarebbe stato più realistico invece, che lei, con la sua autorevolezza di pizzaiolo tra i più importanti di Napoli, avesse lanciato l’allarme per i suoi colleghi più piccoli, quelli a gestione familiare che non hanno nessuno da mettere in cassa integrazione, che pagano così poco di fitto che il 60% di credito di imposta è ben poca cosa, un allarme per la pizzeria di paese e quella di rione, questi sì che magari hanno bisogno assoluto di riprendere.
Sarebbe stato bello se lei avesse detto: “la mia azienda è fortunatamente florida, con gli aiuti di Stato, di cui sto usufruendo riuscirò sicuramente a superare questa crisi ma tanti esercizi sono e saranno ancor più in difficoltà se non si interviene al più presto”. Perché lei sta usufruendo degli aiuti di Stato, giusto?
Cordialità