«È innocente ma deve dimettersi» gli consiglia l'amico Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi sul Fatto Quotidiano. Ieri ha disertato l'arena televisiva dell'ex pigmalione Michele Santoro, oggi coloro che furono un tempo "gli amici del Movimento 5 Stelle" lo bastonano dicendogli «Tu avresti suggerito le dimissioni ad altri» e in un Consiglio comunale insolitamente affollato, pure un Marco Nonno (l'ex vicepresidente del Consiglio comunale di Napoli, a suo tempo condannato per gli scontri per la discarica di Pianura) sale in cattedra e gli ricorda che subito dopo la sua condanna ne chiese puntuale le dimissioni.
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris è nella peggior fase politica della sua carriera. Parla in un'Aula consiliare da uno scranno stretto e appare teso, quasi oppresso: è davvero incredibile pensare che questo tipo di tensioni giudiziarie si sarebbero abbattute anche sul politico definitosi "della legalità" e "dalle mani pulite". Proprio mentre è in Consiglio a via Verdi, una nuova batosta: è il presidente del Senato, l'ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, cioè la seconda carica della Repubblica, ad affermare con molta chiarezza che si andrà avanti e la condanna in primo grado per abuso d'ufficio ad un anno e tre mesi (illecite acquisizioni di tabulati dei parlamentari nell'inchiesta Why Not) sarà soggetta alla legge Severino: «Il sindaco valuterà al meglio la situazione e sa benissimo che se non lo dovesse fare ci sarebbe comunque un provvedimento da parte del prefetto non appena si renderà esecutiva oppure si depositerà la motivazione della sentenza». De Magistris, insomma, se non si dimetterà sarà sospeso dall'incarico. Egli non ha l'intenzione di farlo e stamane lo si è capito chiaramente. Il prefetto Francesco Musolino ha già fatto sapere che attenderà la sentenza; tuttavia qualcuno come Beniamino Migliucci, neo presidente dei penalisti italiani, esprime dubbi su alcuni aspetti della legge Severino, in particolare sui tempi della sospensione. E su quest'aspetto lo stesso primo cittadino partenopeo pensa di poter avere gioco: «Se qualcuno si assume la responsabilità di fare una sospensione lampo, laddove in altri casi passano molti mesi…» afferma.
La strategia: farà il sindaco (sospeso) di strada
«Mi chiedono di dimettermi dopo questa condanna ma, guardandosi allo specchio e provando vergogna, dovrebbero dimettersi questi giudici. C'è uno Stato profondamente corrotto. Io sono un uomo delle istituzioni. Le istituzioni però sapranno riparare queste violazioni di legge». E ancora: «Non ci faremo piegare da questa melassa putrida che mette insieme pezzi dello Stato che non hanno il coraggio di dirti in faccia che ti vogliono abbattere ma cercano di fregarti dietro le quinte con procedimenti giuridici»: il Luigi de Magistris dell'intervento in Consiglio rispolvera un grande classico del suo repertorio da "uno contro tutti", quello dello stato corrotto, delle massomafie e della congiura. È indubbiamente a suo agio in questa veste (anche se scatena le ire dell'Anm, Associazione nazionale magistrati e incassa la reprimenda del presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone). Del resto, "Giggino" già l'ha spiegato ieri ai suoi assessori e al suo staff quel che vuole fare nell'immediato futuro. Se sarà, come è ormai quasi certo, sospeso (visto che non ha alcuna volontà di dimettersi) ha intenzione di andare in strada, organizzare incontri,fare il "sindaco di strada". Come nella migliore delle sue performance, quella di 3 anni fa da candidato. Soltanto che stavolta sarebbe non un aspirante sindaco ma un primo cittadino sospeso dall'incarico e al suo posto ci sarebbe il suo vice, Tommaso Sodano, inviso a tutta la minoranza e a buona parte della maggioranza. E che oggi l'atmosfera intorno alla sua figura e al defunto movimento Arancione sia cambiata è palese. Anche il sindaco di Napoli è cambiato: quello che di recente è stato battezzato come "effetto Obama", ovvero il repentino invecchiamento causa responsabilità di governo, vale anche per il sindaco di una città difficile come Napoli.