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Covid 19

Ospedale di Pozzuoli, scambiate le salme: cremato defunto al posto di deceduto per Covid-19

All’ospedale Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli (Napoli), per uno scambio di salme, il cadavere di un uomo morto per Covid-19 è stato cremato al posto di quello di un altro defunto. La scoperta solo il giorno successivo, mentre per l’identificazione, e per riavere le ceneri dei propri cari, i familiari hanno dovuto aspettare oltre due settimane.
A cura di Nico Falco
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Un cadavere ritirato al posto di un altro all'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, con lo scambio scoperto soltanto quando ormai era troppo tardi, quando il corpo era stato già cremato. E oltre due settimane per ottenere finalmente una identificazione, passo fondamentale per fare chiarezza sulle due identità e restituire le ceneri alle rispettive famiglie. Una vicenda paradossale, che arriva dall'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, in località La Schiana,  provincia di Napoli, e che avrebbe potuto avere risvolti gravi: la cremazione non viene imposta e per alcune religioni non è consentita.

La storia risale agli inizi di aprile, ma è emersa soltanto in queste ore. È il 3 aprile quando viene contattata una agenzia di onoranze funebri napoletana per un decesso di un paziente Covid-19 avvenuto nel Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, "La Schiana". La salma, come da protocollo per le norme anti contagio, viene "sigillata" in un sacco blu. Il giorno successivo, il 4 aprile, gli addetti vanno a ritirare il corpo e si rivolgono ai vigilanti dell'ospedale, che sono incaricati della gestione della sala obitorio. Non c'è nessuno presente, come impongono le norme anti coronavirus, quindi nessuno che possa occuparsi del riconoscimento. Gli addetti prelevano quindi il corpo e ripartono verso il forno crematorio. Tutto procede come da protocollo: la salma viene cremata e ai familiari viene inviato il video che garantisce che la procedura sia stata eseguita.

Il giorno dopo, però, all'agenzia funebre arriva una telefonata dall'ospedale: "Probabilmente c'è stato un errore, avete preso il corpo sbagliato", la salma per cui era stata contattata era ancora in ospedale. Lo scambio, che successivamente si appurerà esserci stato davvero, è avvenuto nel momento in cui gli addetti sono andati a prelevare il corpo e su questo aspetto ci sono due versioni opposte. L'ospedale sostiene che sia stato un errore dell'agenzia funebre. La ditta, di rimando, fornisce una spiegazione contraria: afferma che i propri dipendenti non hanno accesso alla sala mortuaria in autonomia, che dentro al loro arrivo c'era soltanto un corpo, privo di qualsiasi scritta identificativa, e che è stato indicato loro come quello da prelevare.

Il titolare va così al Santa Maria delle Grazie e chiede di poter fare l'identificazione, ma la richiesta viene respinta. Avvisa il suo legale, che in serata invia una comunicazione all'ospedale, e per conoscenza ai carabinieri di Pozzuoli, ma non arriva nessuna risposta. "Il 6 aprile – spiega l'avvocato Francesco Cinque – l'ospedale comunica al mio cliente che la direzione sanitaria ha verificato che lo scambio c'è stato e afferma che nella sala mortuaria ci fossero due salme. A questo punto ho inviato una ulteriore pec, nella stessa giornata, sottolinenando anche che ci eravamo rivolti ai carabinieri. È stato interessato il pubblico ministero, che però non ha ravvisato reati. L'identificazione è stata fatta soltanto il 18 aprile, dopo una serie di rinvii dipendenti dall'ospedale.

"Anche se non si ravvisano reati – conclude Cinque – e anche se non ci saranno conseguenze in quanto entrambe le famiglie avevano scelto la cremazione, non può lasciare indifferenti la superficialità con cui sia stato trattato un caso così grave, permettendo il riconoscimento, e quindi la consegna delle urne, soltanto dopo oltre due settimane".

L'Asl Napoli 2 Nord, di contro, parla di "indubitabile erroneo prelievo da parte della ditta" e richiama il contenuto della comunicazione che è stata inviata all'avvocato Cinque il 19 aprile, in cui si legge: "Qualora la salma fosse stata ipoteticamente priva di identificativo, la ditta non avrebbe avuto alcun titolo al ritiro della stessa, bensì sarebbe stata obbligata a comunicarlo immediatamente alla Vigilanza per richiedere l'intervento della Direzione Sanitaria. In ogni caso, stante la comprensibile preoccupazione da parte degli operatori di contrarre l'infezione da Covid 19, si ritengono tuttavia spiegabili gli errori commessi".

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