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Pensioni a 1000 euro in Campania, 350mila anziani non avranno il bonus

Il contributo integrativo disposto dalla Regione Campania per portare a mille euro le pensioni minime potrebbe lasciare fuori circa la metà dei pensionati che attualmente percepiscono una pensione più bassa. Lo sottolinea Biagio Ciccone, segretario della UIL pensionati Campania: il provvedimento riguarda 250mila persone, ma in Campania in 600mila ne avrebbero i requisiti.
A cura di Nico Falco
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In Campania ci sono 600mila pensionati che percepiscono una pensione inferiore ai 1.000 euro, ma i destinatari del bonus della Regione sono 250mila: ovvero, ci sono 350mila pensionati, più della metà, che potrebbero essere tagliati fuori. A sottolineare la situazione è Biagio Ciccone, segretario della UIL pensionati della Campania. Il contributo disposto dalla Regione è in favore degli anziani titolari di pensioni o assegni sociali e pensioni di vecchiaia ed è integrativo delle mensilità di maggio e giugno per l'acquisto di servizi di assistenza sociosanitaria domiciliare o di altri strumenti e servizi a domicilio per favorire l'autonomia.

"La misura disposta dalla Regione Campania – spiega Ciccone – rappresenta una risposta seria all'emergenza sociale provocata dalla pandemia. Ho solo qualche dubbio sul numero dei beneficiari e mi auguro che la Regione possa fare chiarezza sul punto. Mi spiego meglio: secondo la Regione i destinatari della misura in questione dovrebbero essere circa 250mila, ma i dati ISTAT indicano in 600mila unità circa i campani con pensione inferiore ai mille euro al mese.  Se fosse così, beneficerebbero del contributo previsto dalla Regione meno della metà degli aventi diritto".

Secondo Ciccone, in questo momento di ripartenza dopo il lockdown per il coronavirus, sancito con la Fase 2 iniziata il 4 maggio, le istituzioni regionali dovrebbero concentrarsi sul settore della mobilità e su quello dell'assistenza agli anziani. "Il primo – spiega – perché è quello che, funzionando bene, consentirà un ritorno alla normalità senza rischi di ulteriore contagio. A tal fine, la Regione dovrà sostenere le imprese di trasporto regionali e non, consentendo loro di rinnovarsi e di poter assicurare un servizio essenziale per la ripresa economica, tutelando al contempo l’ambiente, il proprio personale e gli utenti, soprattutto i più anziani". I problemi del settore trasporti erano emersi già il 4 maggio stesso, quando i sindacati avevano mostrato un treno della Circumflegrea affollato e l'assenza di misure volte a garantire il distanziamento tra i passeggeri anche in stazione. Scene simili il giorno dopo nella stazione di Licola della Cumana, dove decine di persone aspettavano ammassate l'arrivo di un convoglio.

"Il problema dell’assistenza agli anziani – continua Biagio Ciccone – si presenta invece più complesso, perché, alla luce dell’esperienza drammatica e vergognosa di questi giorni, dovranno essere ripensate le forme di assistenza e ricovero degli anziani non autosufficienti. Occorrerà coraggio da parte delle istituzioni regionali sia nel recuperare maggiori risorse da destinare all’assistenza, sia nel realizzare un miglior rapporto con le imprese private per coniugare sociale e business in un ambito delicato come quello della residenzialità per gli anziani.

Alla luce della percentuale degli anziani sull’intera popolazione, vi è grande consapevolezza che il fabbisogno assistenziale dei primi non possa più essere considerato solo un costo, ma un’opportunità per favorire la sperimentazione di forme innovative di investimento pubblico-privato, in particolar modo attraverso partnership con investitori istituzionali, quali fondi pensione e casse di previdenza private. In una situazione di crisi dei settori tradizionali dell’economia e di limitate risorse disponibili, lo sviluppo del settore dell’assistenza agli anziani potrebbe dare nuovo slancio all’occupazione, creando nuovi posti di lavoro non delocalizzabili né sostituibili dalla tecnologia".

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