«Che i sogni siano sintomi, che i sogni siano segni» cantava un ispirato Giovanni Lindo Ferretti ma nulla sapeva dei sogni, dei sintomi e dei segni che al secondo piano di Palazzo San Giacomo, piazza Municipio, Napoli, stanza in fondo a destra, si accumulano da ormai sette anni. È nata sul web una discussione (così i giornalisti scrivono per non ammettere di dover inseguire le discussioni su Facebook su cose che ritenevano di scarsa rilevanza) sulla scrivania del sindaco Luigi De Magistris. Il collega Massimo Calenda del Tg3 Campania, intervistando il primo cittadino, ha mostrato anche il suo luogo di lavoro all'interno del palazzo comunale.
Foto, libri, una quantità di ninnoli degna della vetrina di casa della nonna, foto, lettere, disegni. Il sindaco di Napoli contiene moltitudini, diremmo citando Walt Whitman se non fosse eccessivo. Fatto sta che la scrivania del rappresentante politico e amministrativo della terza città d'Italia è diventata una specie di cameretta di un adolescente che affida a segni e simboli il rafforzamento della sua identità politica. Tutti gli oggetti sono rivolti verso l'interlocutore. Sta a significare – e non c'è bisogno dello psicologo – che De Magistris usa questi oggetti per informare chi gli è davanti delle sue idee, dei suoi orientamenti (anche dei pregiudizi), del lavoro svolto e del consenso che ha (avrebbe).
Una disamina degli oggetti deve tener conto di una cosa: la scrivania non è ‘statica'. Nel corso degli anni – lo sa bene chi ha frequentato Palazzo San Giacomo per lavoro – gli oggetti si sono accumulati o hanno cambiato disposizione, non c'è una ritualità ma solo una necessità di mostrare e creare appunto una opinione (debole) del politico che si ha davanti. Le due foto di Ernesto Che Guevara, il rivoluzionario argentino che liberò Cuba con Fidel Castro e Camilo Cienfuegos, l'agenda rossa del giudice Paolo Borsellino ammazzato dalla mafia corleonese con una autobomba; il pupazzetto del gufo, presumibilmente in chiave anti-Matteo Renzi (che definì gufi i suoi avversari). E ancora: foto con Papa Francesco, lettere di bambini, corni portafortuna d'ogni tipo, la miniatura della chitarra di Pino Daniele, le mimose per la festa della Donna, un modellino di cassonetto della monnezza.
Un tempo c'era anche la brocca d'acqua della fontana, a testimoniare la battaglia referendaria sull'acqua libera. Ma il trend è cambiato. E così, come una bacheca di Facebook – l'altra bacheca è la facciata di Palazzo, usata per gli striscioni con slogan – si cambia quotidianamente (anche a seconda dell'interlocutore? Sarebbe carino saperlo) cambiano anche gli oggettini. Del resto, chi di voi da adolescente non ha strappato un poster dalla cameretta quando è cresciuto? Dobbiamo solo attendere che cresca anche De Magistris.