Roberto Fico è il nuovo presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana. L'ultima volta che ci siamo incontrati è stato in metropolitana, stazione Municipio, Napoli, pochi giorni fa. «Allora, giornalista! Ma come, non hai visto le ultime notizie? Facciamo l'accordo con Pd...» e ridacchiava. L'accordo non sarebbe stato era col Pd, ma con la Lega di Matteo Salvini. Si sa, la politica è l'arte del possibile.
Corre l'obbligo di rovistare nei cassetti della memoria per tentare di spiegare chi è la terza carica dello Stato. Non certo un rocket man della politica: Fico non è stato sparato con un razzo dalla Camera allo scranno più alto di Montecitorio; la sua è una parabola dalla curva lunga. Correva l'anno 2005, quando lui e pochi altri fondavano il meetup "Amici di Beppe Grillo" all'ombra del Vesuvio. All'epoca si trattava di un gruppo di persone arrembanti e affascinate dai discorsi del comico genovese. Acqua libera e gratis, i bond che rovinavano i risparmiatori, wi-fi libero nelle città; piste ciclabili, raccolta differenziata e rifiuti zero. E poi farmaci, alimentazione, Telecom. Tutti i pezzi forti di Beppe ridiscussi a Napoli, aspettando di creare qualcosa di più. Fico, studi triestini e Erasmus in Finlandia, era lanciatissimo.
Fino al 2011 Fico è stato l'unica faccia del Movimento Cinque Stelle a Napoli. Era lui al fianco di Grillo nel 2005 quando si parlò di acqua pubblica per la prima volta a Napoli, in piazza Dante, era Fico nel 2010 e nel 2011 il candidato grillino alla presidenza della Regione Campania e a sindaco di Napoli. In entrambi i casi il M5S non superò il 1,3 % dei voti. «Il candidato eterno»; «Un perdente di insuccesso»; «Foglia di Fico» e chi più ne ha, ne metta (ah, i giornali quanto si sono sbizzarriti negli anni con quel cognome). Chi scrive ricorda bene quando il candidato a sindaco di Napoli per il Pd, il prefetto Mario Morcone (che poi dopo una sonora sconfitta elettorale è diventato capo di gabinetto di Marco Minniti) incontrando il suo avversario Fico nel gazebo pentastellato ebbe a dire: «Parli bene! Peccato che tu stai con loro.. e non cu nnuje!».
Quando a Napoli arriva Luigi De Magistris, inizialmente ci dialoga. È proprio Fico il riferimento dell'ex magistrato vomerese (che del resto deve a Grillo l'ingresso in politica, essendo stato candidato dal comico genovese alle Europee). Successivamente il filo non si ‘spezza' del tutto ma i rapporti si sfilacciano. A Fico sul fronte partenopeo viene imputata, se così possiamo dire, una eccessiva morbidezza di toni e di posizioni verso l'attuale sindaco di Napoli. Il motivo è molto semplice: con l'escalation di Luigi Di Maio, il neoeletto presidente di Montecitorio per evitare di perdere il treno nazionale si concentra soprattutto nel coltivare la parte di centrosinistra dell'elettorato pentastellato e degli iscritti. Mai posizioni imbarazzanti sui migranti, toni concilianti nelle interviste, sguardo sempre aperto verso le migliori pratiche europee (sul modello di successo del primissimo Grillo-politico: "In Germania fanno così! E in Italia?"). E poi, un'attenzione fortissima sui meccanismi dei media e da lì nasce l'idea dell'elezione a presidente della Commissione di Vigilanza della Rai. Il suo rapporto coi cronisti non è mai stato conflittuale come per molti altri pentastellati, forse anche per la sua formazione scolastica (Scienze della Comunicazione a Trieste) ha fatto sue molte battaglie dei giornalisti precari nel corso degli anni ed è stato uno dei più critici dell'attuale dirigenza della Rai, affidata ad un altro napoletano, ovvero Mario Orfeo, già direttore del Tg1 e ora dg di viale Mazzini. Che troppo contento di questa elezione sicuramente non sarà.